Gabriella Bellomo, Communication Manager e Podcaster – Docente di Marketing e Fashion Business ci ha descritto la sua esperienza nel mondo della comunicazione digital del settore sartoriale.
In quest’intervista Gabriella ci descrive orientamenti e canali di comunicazione trattati nel suo libro Professione Sartorialist, edito da Flaccovio.
Ciao Gabriella, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi?
Quello di cui più mi sono resa conto negli ultimi tre anni, ovvero quelli nei quali la mia professione si è più allargata e ha subito un’accelerazione incredibile, rispetto ai precedenti 16 nel settore, è che sia fondamentale agire su tre fronti: crescita, produzione e comunicazione.
Per la mia crescita professionale continuo a formarmi, in questo momento sto approfondendo in particolare il copywriting.
Dal punto di vista produttivo, sto scrivendo il mio secondo libro, questa volta dedicato al podcasting, insegno Marketing e Fashion Marketing e mi occupo di podcast con ASSIPOD e con progetti personali, come sempre nella nicchia del Fashion.
Per quanto riguarda la comunicazione, ovvero la creazione di relazioni e opportunità, sto preparandomi al prossimo evento a cui prenderò parte come speaker: Social Women Talk il 17 settembre (2021) a Roma.
Quali sono i principali attori nel fashion business e come li segui?
Nel mio settore specifico, il bespoke, non sono molti i player di riferimento. Personalmente sono molto affascinata dal lavoro portato avanti da Rubinacci, anche a livello di comunicazione, e da Kiton, per la sua visione di business.
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Allargando l’orizzonte al mondo Fashion, non possiamo non nominare il lavoro che sta portando avanti Gucci, uno dei brand che ha fatto della comunicazione omnichannel uno dei suoi capisaldi, riuscendo a raggiungere nuove fasce di mercato grazie a nuovi media e ai social network più “giovani”, come ad esempio TikTok.
Quali sono i canali di comunicazione più adoperati nel mondo sartoriale?
Ritengo che ci sia moltissimo spazio per fare comunicazione, e farla bene, nel mondo sartoriale. Per loro natura, come quella di qualsiasi settore dove l’estetica giochi un ruolo primario, canali visivi come Instagram o YouTube, o ancora Pinterest -per quanto in Italia abbia un target prevalentemente femminile-, sono sicuramente i più adatti.
In questo contesto, una persona che stimo molto per il modo con cui porta avanti la cultura sartoriale maschile su Ig è Fabio Attanasio, imprenditore e autore anche lui di un libro dedicato a questo settore.
Dietro al mondo sartoriale, però, non dimentichiamoci che c’è un mondo fatto di storie, di tradizione, di passione. Tutti elementi ideali per creare contenuti dove lo storytelling sia al centro.
Quali sono le problematiche più frequenti nella gestione digitale di un business sartoriale?
A prescindere da alcune limitazioni causate da un retaggio della tradizione, un business sartoriale può avvalersi del digitale, come qualsiasi altro settore.
Ad esempio, sto seguendo un progetto di sviluppo di camiceria da uomo su misura che sfrutta moltissimo la tecnologia: tramite uno schermo è possibile selezionare tessuti, dettagli, fit e vedere in diretta sullo stesso la simulazione del capo finito.
In commercio, poi, sono stati già realizzati degli strumenti o delle app che supportano business sartoriali, ad esempio “XYZE”, il metro digitale che permette di rilevare le misure fisiche e trasferirle direttamente al proprio smartphone.
Hai percepito un’accelerazione o comunque sviluppi legati al Covid nel tipo di business che segui?
Dopo un rallentamento iniziale, dovuto al primo lockdown, c’è stato al contrario un nuovo interesse verso il mondo sartoriale e verso la cosiddetta “sartorialist experience”, ovvero l’esperienza di acquisto multisensoriale che vive chi si affida al lavoro di un artigiano o di un sartorialist.
I motivi sono principalmente due, il primo legato al macro trend dello slow fashion, che comporta una visione più etica della moda, la valorizzazione della manifattura e dell’artigianalità, l’investimento in capi di qualità lontani dalle tendenze “mordi e fuggi”. Il secondo motivo riguarda la possibilità di essere seguiti in un servizio 1a1, molto più consono a questa epoca storica.
Quali sono gli orientamenti più importanti che si trovano nel tuo ultimo libro?
Nel mio libro Professione Sartorialist ho voluto fornire 4 asset fondamentali per chi desideri lanciare il proprio business nella moda in generale, con un occhio di riguardo, però, all’ambito del bespoke e del made to measure. Queste quattro aree sono: competenze tecniche e stilistiche, pianificazione del business, strategie di marketing e strategie di comunicazione online.
Sicuramente, oggi come oggi, sono proprio le parti dedicate alle strategie di marketing e di comunicazione ad essere fondamentali per la crescita della propria attività.