Viva la retorica, sempre!

Flavia Trupia, insegnante di public speaking, comunicatrice, docente e divulgatrice. Amministratore di PerLaRe-Per La Retorica. Lavora per organizzazioni pubbliche e private. Insegna retorica, scrittura, comunicazione, social media in università, master e centri di formazione. È autrice di Viva la retorica sempre! edito da PIEMME nel 2024 (gennaio).

Di seguito le risposte alle domande che ho pensato di sottoporle. A tutti voi buona lettura.

Ciao Flavia, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi?

Vorrei concentrarmi sull’insegnamento e la divulgazione della retorica, che sono le attività che preferisco. Insegnare a parlare in pubblico mi diverte, perché tutti (tutti!) migliorano. Amo anche diffondere le tecniche della retorica. Tra le attività di divulgazione, organizzo varie iniziative. Tra queste, la Guerra di Parole: una disputa di retorica tra categorie diverse, come studenti contro detenuti e liceali contro avvocati penalisti. Ma anche la lezione-spettacolo “Come parla il perfetto dittatore. Conoscere la retorica per vaccinarsi contro l’autoritarismo”, insieme all’attore e regista Enrico Roccaforte. 

Come hai strutturato il tuo “Viva la retorica sempre” e a chi si rivolge?

Il libro è organizzato in due sezioni simmetriche. La prima è dedicata alla retorica positiva, che dà gambe e respiro ai nostri pensieri. Ad esempio quella del Martin Luther King del discorso I have a dream. La seconda, alla retorica negativa che fomenta e distorce. Ad esempio quella di Mussolini, ma anche quella degli odiatori dei social. Bisogna conoscerla, per vaccinarsi dalla manipolazione in famiglia, al lavoro e nel dibattito pubblico. E bisognerebbe fare un corso di retorica prima di andare a votare. Quindi, per rispondere alla seconda domanda, il libro è rivolto a tutti coloro che comunicano. Ed è impossibile non comunicare. 

In che rapporto sono la retorica e i fatti?

È un rapporto inevitabile. Spesso, ma non sempre, i fatti esistono a condizione che qualcuno li comunichi. E dove c’è comunicazione, c’è retorica. La retorica ha il potere di offuscare o deformare la realtà ma, al contempo, può farne emergere gli aspetti positivi e costruttivi. Un buon comunicatore, dunque un buon retore, può far vedere il lato positivo di una situazione drammatica e indicare la via d’uscita che i più realisti non sono in grado di individuare.

Perché quando penso alla retorica mi viene in mente solo un’arma scorretta per vincere la contesa?

Comunemente la parola “retorica” viene utilizzata in senso negativo, come uno strumento per gonfiare il discorso, renderlo manipolatorio o fare la supercazzola. Si dice: “parlo fuor di retorica” per dire che parlo “pane al pane, vino al vino”. Ma questa è già una figura retorica. 

In sintesi, la retorica è certamente un’arma scorretta per avere l’ultima parola in una disputa, ma è anche uno strumento per esprimere concetti, in altro modo inesprimibili. Faccio un esempio. Giovanni XXIII nel 1962, invece di dire “dovete volere bene ai vostri figli”, dice: “Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa”. Meglio, no? 

Facendo una similitudine, la retorica è come il colesterolo. C’è quello buono e quello cattivo. 

Si può essere retorici senza aprire bocca?

Sì, i silenzi, le pause del discorso, sono potenti strumenti retorici. Lo sa bene la nostra premier Giorgia Meloni, che le usa per evidenziare i concetti che vuole esprimere, e il governatore della Regione Campania Vincenzo De luca. Gli oratori inesperti hanno paura delle pause, invece sono le nostre principali alleate.


In ultimo, puoi lasciarci qualche link per restare aggiornati sull’argomento?

Perlaretorica.it

Sui miei canali social, trovate video brevi sulla retorica dell’attualità. 

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