In effetti domande secche come questa necessitano di un’enorme serie di distinguo e specificazioni, perché sarebbe assurdo potervi rispondere su due piedi.
Questo articolo nasce come riflessione su di un post di Fabio Sutto che ho letto l’altro ieri e che riporto qui:
«Le PMI saranno arretrate, disorganizzate e tutto quello che volete ma… almeno dentro c’è gente che lavora e le cose si fanno.
Tranne rarissime eccezioni più grande è l’azienda e più si muove al rallenty e con inefficienza, poi ho l’impressione che in certi ambienti (vedi Milano) vada di moda farsi vedere sempre indaffarati e di corsa, ma che in realtà le aziende siano piene di “incrostazioni” (persone e procedure) che con la loro inadeguatezza ostacolano il lavoro e dilatano i tempi in modo intollerabile…».
Ok, parliamone
Inizierei la mia riflessione partendo dal fatto che le PMI sono aziende fino a 150 dipendenti, quindi nei casi limite anche una di queste può annaspare nella disorganizzazione. Senza mettere in campo i grossi numeri però, conosco agenzie minuscole e comunque decisamente disorganizzate. No, non credo la questione sia legata alle dimensioni di un’azienda, non in senso stretto almeno, ma a chi ci lavora e soprattutto a chi la guida, fermo restando che trovo comunque corrette e logiche le affermazioni di Sutto al riguardo.
Non ho certo le competenze per dire come si guida un’azienda (invito chi ne ha una a raccontarmi come si fa), ma ne ho viste tante e dall’esterno è certo più facile cogliere le disattenzioni in termini organizzativi che conducono alla dispersività, all’immobilismo.
Come si fanno le cose
Il problema principale delle aziende è nel saper fare. In troppi casi le aziende italiane non si avvalgono di buoni recruiter, ma scelgono questo o quel candidato in base a bellezza e simpatia, ché tanto i curriculum sono tutti uguali. Il settore privato pare essere un tantino meglio del pubblico, dove invece vieni selezionato per come metti le crocette sul foglio del concorso. Nel privato almeno ti guardano in faccia. Meno male vah. Le grandi aziende che assumono in questo modo rallentano il processo produttivo e ne minano la stabilità, le piccole aziende che non sanno reclutare l’organico in pratica si suicidano. Non è sempre per la crisi che si chiudono i battenti.
Chi fa cosa
Uno dei problemi di natura organizzativa che più si accusano nelle aziende di dimensioni medio grandi è la difficoltà nello stabilire ruoli precisi rispetto ai task da sviluppare di volta in volta. Nelle aziende private si finisce col fare male le cose e perdere tempo, in quelle pubbliche con l’avvalersi di consulenti esterni costosi (tanto paga pantalone). Sì, ci sono enti pubblici con al loro interno una quantità enorme di esperti di settore, laureatissimi, specializzatissimi e “pagatissimi”, che tuttavia esternalizzano funzioni verso aziende esterne per cifre molto elevate. Se stai pensando che i concorsi pubblici li organizza Topo Gigio, hai quasi ragione.
Efficacia ed efficienza
Tutti sanno che mentre il settore privato funziona sul principio di efficacia ed efficienza, cioè deve portare a termine i task nel modo più economico possibile, il pubblico funziona solo in base al principio di efficacia, vale a dire che si preoccupa unicamente di portare a temine i task, a qualunque costo. Le aziende private, sono quindi molto più motivate a ottimizzare i costi e massimizzare il profitto rispetto agli enti pubblici, tuttavia come fa notre Sutto, in molti casi sono il regno della dispersione e del pressappochismo.
Conclusioni
Dalle mie parti si dice che “il pesce puzza dalla testa”, cioè che la responsabilità è nei vertici. Non tutti sono Steve Jobs… A volte penso che per come sono fatto io sarei un pessimo capitano d’azienda. Farei vivere tutti nel terrore. E voi, come sono le vostre esperienze in merito?