Chi mi conosce sa che rientro a pieno titolo nella schiera degli “entusiasti” del web, anzi a me più che entusiasmarmi, il web mi incanta proprio. Chiunque abbia accesso all’internet, un minimo di competenze e soprattutto tanta (tantissima) forza di volontà, può emergere indipendentemente dalle proprie condizioni di partenza. Il capitale sociale per come lo studiavamo in sociologia era il prodotto dell’imprinting culturale di provenienza, come dire che il figlio del primario all’ospedale partiva avvantaggiato per certi versi. È certamente ancora così, ma nel momento in cui il web offre a tutti un canale di comunicazione così pervasivo, aumentano anche le possibilità di emergere per chi occupa gli strati sociali meno elevati, a patto di avere una buona storia e qualcuno a cui raccontarla.
Se il web e i social network in particolare rappresentano un acceleratore della mobilità sociale, che a grandi linee significa rendere possibile a molte più persone fare un mestiere più importante di quello dei propri genitori, da un altro punto di vista questo salto in avanti nella modernità ha un prezzo che per alcuni è decisamente poco sostenibile.
Sociologia della tegola in testa
Immagina un ragazzo degli anni ’90. Il rischio più alto che correva guardando la TV era rimanere con le mani incollate seguendo Jucas Casella nei suoi esperimenti di ipnotismo. Le preoccupazioni di quegli erano tutte connesse con l’uscire di casa.
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Se la comunicazione compiutamente orizzontale dei social network aumenta il nostro potere di raggiungere gli altri dal nostro salotto, allo stesso modo rende più facile per chiunque (qualunque intenzione abbia) interferire con le nostre vite. Questo per noi può essere un fatto positivo, ma può rappresentare una tegola dritta in testa… una grossa tegola.
Benefici e rischi
Prendiamoci il bene di essere informati in tempo reale su quello che succede nel mondo esterno e in quello delle nostre cerchie più strette, prendiamoci la possibilità di “toccare a distanza” gli argomenti che ci interessano e interagire con essi, prendiamoci il successo che deriva da una strategia di comunicazione ben architettata, ma prendiamoci pure i rischi di un sistema mondo completamente schiacciato in una compresenza poco vigile e spesso frastornata.
Quello che è successo ad Alfredo Mascheroni può succedere a chiunque, in qualunque momento. Mascheroni è il giovane titolare di un bar a Collecchio, vittima di una montatura clamorosa e completamente gratuita ad opera di persone che hanno diffuso la falsa informazione della sua pedofilia attraverso facebook. La tegola virtuale diventa reale quando gli avventori del bar diminuiscono e arrivano le prime minacce vere (non virtuali) all’indirizzo di un giovane che potrei essere io stesso o il mio amico più caro. Fortunatamente Mascheroni è stato bravissimo a utilizzare gli stessi social per capovolgere questa storia a suo vantaggio, denunciando la cosa alle Iene e attivando contromisure basate su una strategia di comunicazione precisa, ma tanti altri sono rimasti all’ombra dei riflettori consumandosi nell’odio piovutogli addosso da più parti. Senza motivo.
Virus, phishing, ricatti…
Se nel caso sopra riportato non possiamo che pensare a persone il cui unico interesse è vedere il mondo bruciare, sai benissimo che il web è altresì popolato da abilissimi truffatori che ogni giorno (in ogni momento) inviano messaggi contenenti inviti ingannevoli a fornire la password del tuo sito web o i dati del tuo conto bancario, per non parlare delle signorine succinte che ti chiedono l’amicizia su facebook per ricattarti dopo averti adescato. Ma come si stanno muovendo i colossi Google e facebook rispetto a questa nuova generazione di aggressori a volto copertissimo? Soprattutto, il governo italiano si rende conto che questa situazione comprendente i vari fenomeni dal cyberbullismo al blue whale challenge sta diventando più grave dei furti in casa e delle rapine per strada?
È normale che in caso di computer infettato da virus che cripta tutti i dati, si debba aspettare che un ragazzo brillante quanto anonimo trovi per caso una (mezza) soluzione? Lo vedi benissimo che i governi di tutto il mondo non riescono a tenere il passo di queste ondate di crimini digitali. Se i “cattivi” stanno un passo avanti è un conto, ma se i cattivi stanno 10 passi avanti e possono muoversi a loro piacimento su chiunque sfruttando l’effetto sorpresa, allora il web rimane un bel posto, ma siamo davvero tutti seduti sopra una maledetta polveriera.
Ogni mattina
Dobbiamo nascondere la testa sotto il cuscino? Intanto cerchiamo per quanto possibile di tenere gli occhi aperti, godendo serenamente i vantaggi enormi che arrivano dal web, magari senza dimenticare che niente è gratis… anzi, certi vantaggi possono costare cari.
La cosa che mi atterrisce è che questi attacchi non colpiscono bersagli mirati, ma potenzialmente chiunque. Ci sono persone disposte a fare del male gratis ad altre che non conoscono e non conosceranno mai. Aziende fatte chiudere, famiglie a cui viene fatto perdere tutto, ragazzini portati al suicidio… senza che i responsabili ne conoscano i nomi.
Ma perché sta succedendo tutto questo? Dove arriveremo?