In questo momento, il gruppo facebook dei Fatti di SEO sta attraversando una fase di buona interazione, cosa che a me fa molto piacere anche se da un lato mi obbliga ad essere ancora più presente con la moderazione e dall’altro mi “costringe” a leggere post di ogni tipo, a qualunque livello di preparazione.
Beninteso, non c’è niente di male a capirne poco di SEO, io sono il primo a passarci la vita senza capirne un granché e per altro il gruppo conta 36.000 iscritti, quindi va da sé che non siano tutti pro.
Tra le domande più generiche, una frequente è senza dubbio “cosa mi consigliate per migliorare il posizionamento?“. A tal proposito vorrei riflettere con voi di un post arrivato qualche tempo fa:
«Buongiorno, sto cercando di posizionare questa pagina […] utilizzando la keyword […]. Al momento sono alla 58 esima posizione, ma noto che i siti in prima pagina sono con testi scarsi. Che consigli tecnici mi potreste dare per riuscire a scalare la classifica e raggiungere le prime posizioni per la ricerca organica? Grazie a tutti».
La prima cosa che mi salta in mente è che il fatto di venire superato da altri siti che hanno “testi scarsi”, ti porti a pensare che il problema sia tecnico. Questa sola attribuzione sta escludendo un’universo di possibilità che semplicemente hai scelto di non vedere. La SEO si basa su ipotesi e tu ne hai certamente fatta una. Ricorda di mantenere sempre uno spazietto anche per TUTTE le altre.
E cosa ti possiamo dire?
In realtà tanta roba. Sono proprio contento della quantità e della qualità dei commenti arrivati sotto quel post. Qualcuno ha fatto notare che su certi browser c’erano problemi di visualizzazione, qualcun altro ha puntato il dito sulle intestazioni dicendo che c’erano troppi tag H1. Il solito (ottimo) Federico Armand ha lanciato la filippica sull’importanza di guardare alla SEO tenendo insieme una pluralità di fattori tra cui alcuni nel merito del testo, altri più ampi sulla necessità di diventare autorevoli e sull’osservazione attenta del proprio pubblico.
Sono contento, perché quando vedo questi post, sento di avere un po’ contribuito a costruire un internet migliore, perché ho messo in piedi una piazza che permette ad altri di farlo con me e allo stesso tempo di farsi indirettamente pubblicità. I Fatti servono a prestare servizio a titolo gratuito, poi ogni tanto ci scappa l’acquisizione del cliente ed è giusto così.
Io non spingo il mio brand personale con azioni di comunicazione di tipo push. Non vado in giro a lanciare – o a sponsorizzare – post su quanto sono bravo e su quanti bei risultati raggiungono i miei clienti, intanto perché non è vero che i miei clienti raggiungono sempre buoni risultati, poi soprattutto perché non sono costretto a farlo, non essendomi condannato a crescere come “capo” d’azienda. Io non ho stipendi da pagare, quindi me ne resto lì a curare quelle poche aziende che riesco a seguire, dedicandovi tutto il mio tempo.
E tra una cosa e l’altra lancio riflessioni, contenuti, faccio LIVE sui miei canali o su quelli di chi mi ospita. Produco valore, gratis. Mi porta vantaggio? All’inizio no, neanche per idea, ma se hai la faccia tosta di continuare a testa bassa, ponendoti semplicemente per quello che sei, senza far finta di macinare i sassi a mani nude e se hai la faccia tosta di mostrarti anche in volto (o comunque di mostrarne uno), allora il tempo saprà ricompensarti come non immagini… e Google non potrà fare altro che prenderne atto.
E se pensi che abbia apparecchiato questo contenuto per incensarmi, sappi che magari un po’ è vero, ma sappi anche che dietro questo piccolo racconto si nasconde una strategia efficace per fare posizionamento nei motori di ricerca.
Volevi un consiglio “tecnico” per migliorare il tuo posizionamento su Google? Parti da qui.