Inclusive Design, di Enrico Bisenzi

Enrico Bisenzi è docente in area graphic design presso l’accademia delle belle arti di Roma. Come libera professione ha dato supporto SEO e SEM dagli anni ’90 a numerose agenzie digitali ma soprattutto è stato fra i primi in Italia ad occuparmi di INCLUSIVE DESIGN. Ha scritto appunto Inclusive design, edito da Apogeo nel 2024.

Di seguito le risposte alle domande che gli ho posto intorno al libro e alla sua professione.

Ciao Enrico, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi?

I miei ‘focus’ principali sono le centinaia di studenti che seguono i miei corsi di layout, lettering, brand e web design all’Accademia di Belle Arti di Roma e ai quali propongo, trasversalmente, didattica e ricerca in tema #InclusiveDesign.

I miei focus secondari sono una manciata di aziende ed enti pubblici che continuo a seguire come consulente per conto dell’agenzia web NumeriPrimi di Firenze in merito a ottimizzazione della loro visibilità su motori di ricerca e agenti intelligenti vari, accessibilità e usabilità dei loro siti web. Attività quest’ultima che mi consente di rimanere ‘aggiornato’ tecnicamente e quindi continuare a riportare esperienze ‘vive’ e utili ai miei studenti.

Occasionalmente anche altre aziende, enti ed accademie come quella di Firenze o l’ISIA mi coinvolgono, anche di recente, in workshop e corsi di formazione in tema ‘inclusive design’.

Come hai strutturato il tuo /Inclusive design/ e a chi si rivolge?

Ho strutturato il libro INCLUSIVE DESIGN – Guida per siti web, app e prodotti digitali accessibili e a norma – per Apogeo Editore in maniera bizzarra e irrituale, come spesso sono le mie procedure operative, in questo caso non ricalcando pedissequamente lo schema delle Web Content Accessibility Guideliens 2.0 livello doppia A ma bensì cercando di accontentare le diverse esigenze delle persone con disabilità quando si trovano di fronte a un’esperienza utente (digitale).

Si rivolge a webmaster, UI (User Interface) e UX (User eXperience) designer, a semplici appassionati della materia inclusive design, a chi ne vuole sapere di più in quanto si trova in un ruolo decisore oppure operativo nello sviluppo di interfacce digitali.

Quali sono le carenze più frequenti rispetto all’accessibilità dei siti web?

Ci sono carenze tecniche di ogni sorta a cominciare dal mancato utilizzo da tastiera di molti siti web ma soprattutto ci sono delle forti carenze culturali: quando si parla di accessibilità la risposta è… “Ah si per i ciechi… poerini che hanno bisogno di quella cosa lì… sì le ALT…” mentre invece l’accessibilità web è un argomento moooolto più complesso che coinvolge svariate condizioni di disabilità ognuna con le proprie, specifiche, esigenze.

Ci spieghi la differenza tra usabilità e accessibilità dei siti web?

La differenza sta per assottigliarsi e mi dilungo un po’ nel cercare di spiegarmi bene.

L’accessibilità, come spiego sempre ai miei studenti, è trovare la porta aperta per poter entrare in classe; l’usabilità sono le migliori sedute, tavoli, connessioni, pc eccetera che possiamo offrire in classe per garantire la migliore esperienza utente possibile.

L’accessibilità si rivolge alle persone con disabilità.

L’usabilità va pensata-progettata per uno specifico target di riferimento e per uno specifico obbiettivo comunicativo o funzionale (le mie classi sono ben attrezzate per essere utilizzate da ventenni ma non sono adatte per bambini piccoli… per molti motivi… a cominciare dal fatto che potrebbero battere il capo girellando per la classe sugli spigoli dei tavoli).

L’inclusive design si prende carico anche delle persone con formalmente riconducibili a condizioni di disabilità ma che si trovano in una condizione, magari temporanea’ di ‘disabilità’: un bambino o un migrante entrambi incapaci di leggere e scrivere in una lingua per loro sconosciuta, un babbo o una mamma che hanno in braccio un bambino e quindi impossibilitati ad utilizzare entrambe le mani, un(a) giovane che è in discoteca e non è in grado di sentire nient’altro che la musica ‘sparata a palla’ (e pure troppo… che poi fa diventare sordi e/o sordastri per davvero).

Perché la differenza si sta assottigliando tra accessibilità ed usabilità?

Perché nell’era del BRAIN ROT (cervello in pappa a causa di smartphone e social e non lo dico io ma lo dicono ad ‘Oxford’) tutte/i noi (non mi tiro certo fuori) dobbiamo considerarci ‘neuro-divergenti’ ovvero distratti e frettolosi e quindi l’usabilità diventa ancora più importante e se poco contenuto, semplicità eccetera sono requisiti importanti di accessibilità per le persone neuro-divergenti beh… si può tranquillamente affermare che i suddetti requisiti, in questo momento storico, diventano approcci progettuali importanti sotto il profilo dell’usabilità per tutte/i nessun@ esclus@! (non me ne vorranno gli screen-reader che avranno difficoltà a interpretare il suffisso neutrale @…).

Come si sono evolute le linee guida sull’accessibilità negli ultimi decenni?

In maniera non facilmente comprensibile, ed è una delle ragioni per cui ho scritto il libro, ma comunque con un approccio pragmatico: da una parte eliminando alcune richieste irricevibili (come ad esempio rispettare la grammatica formale del linguaggio pubblicato) e dall’altra ampliando la platea delle persone che ne usufruiranno (nell’ultima versione si prendono in considerazione anche le esigenze di persone che soffrono di spasmi e tremori).

In ultimo, ti va di lasciarci qualche link per restare aggiornati sull’argomento?

Aggiornamenti veri e propri li pubblico con scadenza mensile sul blog SCACCO AL WEB – per comodità e risparmio ospitata su https://scaccoalweb.wordpress.com – mentre quasi quotidianamente aggiorno il mio ABBECEDARIO iiiiinfoAccessibile rigorosamente in http ovvero reperibile all’indirizzo http://www.infoaccessibile.com perché non ho mai raccolto nessun dato personale né venduto alcun ché sviluppando miei progetti personali in tema comunicazione digitale. A chi a questo punto mi accuserà di ‘vendere’ il libro oggetto di questa stessa intervista rispondo: “OPAC BIBLIO I LOVE YOU!” …e se avete voglia scoprite da soli a cosa mi sto riferendo (faccina ammiccante).

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