Oggi vorrei parlarti di un meccanismo psicologico che prende il nome di “errore fondamentale di attribuzione”. Si tratta di un bias cognitivo frutto dell’ignoranza rispetto a un problema conoscitivo. A partire da questo dato di ignoranza generale, la nostra mente – che deve spiegare ogni cosa sempre e comunque – tende a fare ipotesi varie ed eventuali, talvolta anche fantasiose e fino a scadere nel complottismo più becero, pur di creare un equilibrio tale da spiegare una situazione “scomoda” rispetto alla quale si percepisce di essere in qualche modo vittime di un’ingiustizia.
Ora, l’articolo che stai leggendo parla di temi legati al digital marketing e alla SEO in particolare, ma non ti sarà difficile praticare parallelismi con situazioni legate all’attuale stato di crisi legata alla pandemia, in cui fioriscono teorie su interessi occulti per limitare le libertà individuali. Ma andiamo con ordine.
Il sito web che si posiziona “ingiustamente”
Almeno una volta nella vita è capitato a TUTTI di sentirsi vittime dell’immeritato posizionamento altrui. Solo di Salvatore Aranzulla (poverino) ho sentito dire che è in accordi privati con Google, che è un massone, una spia del nuovo ordine mondiale e perfino che è un rettiliano mandato in avanscoperta prima della grande ondata migratoria degli alieni. Queste valutazioni, di cui immagino Salvatore rida moltissimo, provengono spesso da persone che non hanno gli strumenti tecnici per fare valutazioni sulla SEO di un sito web. Ciò che a me appare cristallino come la qualità dell’infrastruttura sistemistica, la pulizia del codice, la disposizione dei link interni e le buone scelte in termini di architettura dell’informazione, può apparire invisibile ad altri, specie a chi ancora pensa solo ai testi come condizione necessaria e sufficiente della rilevanza di un sito web.
I siti web non si posizionano solo con i testi “giusti”
Per questo motivo mi tocca fare un mea culpa, perché negli anni addietro ho pubblicato studi anche complessi sulla semantica applicata ai motori di ricerca e sulle condizioni alle quali una pagina web può ottenere buoni posizionamenti anche solo in funzione del testo che la compone. In verità e nondimeno, in quegli stessi anni ho sostenuto l’importanza di curare sempre e comunque tutti gli angoli di impatto della SEO, senza limitarsi all’esclusiva cura dei testi, solo che il mio ambito di interesse peculiare, appunto la semantica frasale, se da una lato mi ha fatto (un po’) conoscere nel piccolo mondo SEO, dall’altro ha finito col darmi una connotazione molto netta, come se non avessi mai detto nient’altro in riferimento agli aspetti più tradizionali (non vecchi, tradizionali) legati alla disciplina dell’ottimizzazione per i motori di ricerca.
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Ed è spesso per questo difetto di conoscenza che tante persone ritengono di essere vittime di ingiustizia rispetto ai siti web “massoni” che stanno sempre lì indipendentemente dai chiari di luna e dai governi. Insomma, nove volte su dieci siamo noi a non avere occhi per vedere, soprattutto i “nostri” errori.
Guardare la pagliuzza e non vedere la trave
E io li ho visti i siti web di quelli che si lamentano per questa situazione nei gruppi facebook. Tante volte sarebbe anche bello farci una sessione puntuale per sbattergli in faccia che si guarda la pagliuzza nell’occhio altrui, senza vedere la trave conficcata nel proprio. Insomma, ti lamenti del foodblog “blasonato” che pubblica sempre gli stessi articoli e poi quando guardo il tuo sito web, trovo un blog in wordpress tirato su a livello del tutto amatoriale con un template organizzato in modo da:
- non farmi capire che mi trovo su di un foodblog
- non farmi vedere nemmeno il titolo della ricetta senza scrollare
- farmi passare completamente la voglia di cucinare
La triste verità è che molto spesso non vediamo i problemi sui nostri siti web perché li abbiamo costruiti noi stessi in completa solitudine, senza far mettere mano ad altri per gelosia, egocentrismo o più prosaicamente per mancanza di fondi. Allo stesso tempo vediamo problemi nei siti web che ci sopravanzano perché ci limitiamo ad analisi superficiali. Un testo troppo corto (rispetto a cosa?) o un aspetto troppo datato possono scoraggiarci e farci pensare al “gomblotto”. Ma come è possibile che questo sito web sul Karate si posizioni meglio del mio con il testo così piccolo e senza versione responsive? Il mio blog è molto più chiaro e ricco di informazioni, insomma… uffa…
Certo che è possibile, soprattutto se il tuo blog si apre in 5 secondi mentre dall’altra parte c’è un sito web che pur essendo datato si apre immediatamente e risponde subito alla domanda per la quale la maggior parte degli utenti ha eseguito la particolare ricerca su Google. A certe condizioni, l’avere un sito web “moderno” e una copertura “completa” dei topic correlati, può non essere condizione sufficiente a garantire un primato di posizionamento. E renditi conto che stiamo parlando delle singole pagine, senza sapere nulla dell’architettura in cui sono inserite, né della struttura dei link interni, delle risorse lato server o dei segnali di rilevanza esterni.
Quindi amico mio, meglio volare basso e pensare al proprio progetto, invece di trovare a tutti i costi il marcio dove non c’è… o non conta.