Power Speaking, di Silvia Gavarotti

Silvia Gavarotti, vocal coach e formatore in public speaking, ha scritto Power Speaking, un testo su come ascoltare, parlare e più in generale su come comunicare con successo, edito da PIEMME nel 2025. Di seguito le risposte alle domande che le ho posto sui temi del libro e sulla sua attività di formatrice.

1) Ciao Silvia, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi? 

Con piacere, più che focus le chiamerei missioni. Sono convinta che questo mondo può migliorare e questo processo parte da una necessità diffusa, una comunicazione animica, fatta di ascolto emotivo, che coinvolga le emozioni, che dia valore alle storie delle persone, ai numerosi talenti che ogni essere umano ha in dotazione che spesso non riconosce o valorizza. Il mio focus sono le persone , in qualunque ambito e ruolo. Portare le persone a rapportarsi con onestà, senza maschere o strategie, il piacere di “ essere”, semplicemente. Spero di vivere abbastanza, perché c’è parecchio da fare… 

2) Come hai strutturato il tuo Power Speaking e a chi si rivolge? 

Da cantante lirica ho capito che anche la voce parlata può migliorare ed essere uno strumento affascinante da utilizzare nelle relazioni. Partendo dalla timbrica, che può essere faticosa, o nasale, metallica, al colore che si utilizza per parlare agli altri. La stessa frase detta con un colore della voce ed intenzione diversa, cambia le sorti della relazione e l’energia di chi ascolta. Il Power Speaking nasce dal desiderio di far vivere molti esercizi teatrali mirati alla comunicazione, e si rivolge a tutte le persone che non sanno di avere dei veri e propri super poteri. A chi vive il disagio di parlare in pubblico, non solo platee, anche riunioni, o esami da sostenere, anche le riunioni di condominio possono generare ansia. Nelle aziende, dove i dipendenti riscoprono il piacere di collaborare, scegliendo di gestire le emergenze e lo stress, in modo funzionale. 

A chi preferisce stare in disparte rinunciando al proprio carisma, ma sempre pronto a riconoscere quello degli altri. Non dobbiamo diventare attori, lo siamo gia in modo inconsapevole. Avere la conoscenza delle proprie emozioni, giocare a mettersi nei panni di un’altra personalità, fa scoprire mondi di se, spesso inesplorati. Far giocare gli adulti porta la conoscenza di regole ferree che, se non vengono rispettate e applicate, invalidano il risultato. A differenza dello scherzo, il gioco è una cosa seria. Organizzo eventi in teatro, dove per 3 giorni si gioca a dire la verità, quella emotiva, annientando totalmente il giudizio. 30 estranei dopo il primo esercizio, diventano complici, compagni di viaggio. Alla fine dei 3 giorni camminano in un modo diverso, sono aperti, sorridono e sono radicati, perché il corpo è il primo ad essere coinvolto. Diciamo che il palcoscenico diventa il posto piu sicuro dove stare. 

3) Qual è l’errore più sottovalutato che rovina una presentazione prima ancora di aprire bocca e come lo correggi in 60 secondi netti? 

Sicuramente la postura, la mancanza di energia, il corpo parla molto prima delle parole, ma potrei aggiungere le mani in tasca, la mancanza di sorriso, il passeggiare a destra e a manca. L’umano ha bisogno di reiterare, allenarsi e dare memoria al corpo e alle emozioni, ma se avessi solo 60 secondi, gli chiederei di respirare, agganciarsi alle sue radici, da quale viaggio di vita arriva. Gli ricorderei che la comunicazione è un atto di generosità, l’urgenza di condividere qualcosa che potrà essere utile agli altri. 

4) Microfono vs platea: cosa cambia davvero in timbro, ritmo e gestione del fiato tra webinar/podcast, video verticali e sala fisica? 

Se conosciamo l’utilizzo del nostro strumento, la voce, e siamo in un posto acustico, la voce può essere proiettata senza essere amplificata e senza stancarci vocalmente, se siamo amplificati dobbiamo sapere che un microfono direzionale va tenuto in mano in modo funzionale, o se fosse un archetto vale la pena sempre fare un soundcheck, la voce amplificata può dare un timbro piu metallico ma puoi essere allo stesso modo coinvolgente. Alla mancanza del corpo deve sopperire lo sguardo (dedicato alla telecamera e non a se stessi nel proprio riquadro), l’articolazione il sorriso, il ritmo per non annoiare, vale sempre in qualunque situazione. Le pause sono una parte fondamentale, le pause non sono mai vuote, contengono un pensiero . A parte le caratteristiche tecniche, perché dovremmo essere diversi se siamo in una riunione o davanti ad una platea. La fonte è sempre una, chi siamo.

5) Autenticità vs performance: come eviti di diventare un personaggio? 

Un segnale pratico che stiamo esagerando e come rientrare nei binari. L’auto celebrazione, ostentare strumenti, successi personali crea distacco con la platea. Bisogna imparare a sentire il pubblico e percepire di cosa ha bisogno in quel momento. Se prima di noi ha parlato qualcuno con energia bassa, noi dobbiamo entrare e accendere l’interesse, far cambiare stato, e qui l’ironia – l’auto ironia vince sempre. Anche questa è una materia che si studia, i tempi comici, Ispirare istruire intrattenere , i tre pilastri fondamentali degli speech, sempre, vale per qualunque argomento. 

6) In ultimo, ci lasci qualche link per restare aggiornati sull’argomento? 

Ti lascio il link del sito powerspeaking.it Ti segnalo il libro che ho scritto per PM Mondadori PowerSpeaking, per il quale mi sono divertita anche a fare l’audio libro con sorprese annesse. Alla fine ti dico che nella mia pagina instagram ci sono i miei contenuti rubati mentre faccio formazione, sia in teatro che nelle aziende. P.S sono stata invitata a fare 2 Tedx a Legnano e a Gela, che saranno messi online a breve, e anche li, devo dire, che non ho rinunciato a fare danni. Insomma.. con la fatica che ho fatto a ritrovarmi, oggi non rinuncio più a me.

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