Scrivi per utenti o per i motori di ricerca?

Oggi vorrei soffermarmi su alcuni aspetti del Helpful content system di Google, il complesso intreccio di algoritmi che caratterizzano il sistema di ranking automatico su Google Web search e Discover.

Content curation e content marketing
Content curation e content marketing

In questo caso non discutiamo delle caratteristiche tecniche, né tantomeno in senso stretto dell’architettura dell’informazione, ma proprio della qualità del contenuto. Google ci pone alcune domande utili a capire se andiamo nella direzione giusta. Si tratta di un’autovalutazione in più punti, rispetto alla quale oggi vorrei soffermarmi su uno soltanto:

Evitare la creazione di contenuti pensati per i motori di ricerca

Ci tocca dire le cose come stanno: passiamo troppo tempo a ragionare di come rendere la pagina 10 centesimi di secondo più veloce e troppo poco a riflettere con la stessa lucidità di cosa abbiamo veramente messo in pagina. C’è un brutto bias che riguarda il valore attribuito ai contenuti in sé, quando ad attribuirlo è la stessa persona che li produce. Insomma, tendiamo a valutarli meglio di come sono in realtà, spesso convinti che un eventuale problema non possa essere lì… tanto Google è stupido, no?

E invece no, perché molti siti web sono stati letteralmente falcidiati dall’helpful content update nel mese di aprile. E parlo di siti web “fatti bene” sia sotto il profilo tecnico che contenutistico. Bene, ma evidentemente non benissimo. E dunque diciamola nella lingua dei SEO: cosa c’è qui che io non vedo?

Per tentare di rispondere a questa domanda così apparentemente oscura, proviamo a porcene altre, non quelle che provengono dai sogni delle nostre filosofie, ma quelle che ci sottopone Google, qui:

  • I contenuti sono pensati principalmente per attirare visite dai motori di ricerca?

Fattelo un esame di coscienza…

  • Stai producendo molti contenuti su argomenti diversi nella speranza che alcuni di questi possano avere un buon rendimento nei risultati di ricerca?

Quante volte mi trovo a guardare siti web che se fossero negozi somiglierebbero a quei magazzini con dentro tutto, gestiti da Cinesi (con rispetto parlando).

  • Utilizzi l’automazione su vasta scala per produrre contenuti su molti argomenti?

Se il testo non è poi così importante, perché non far scrivere tutto a ChatGPT? Almeno rileggili prima di pubblicarli. Almeno.

  • Stai riassumendo principalmente l’opinione di altre persone senza aggiungere valore?

Questo è un punto spinoso, perché l’aggiunta dell’opinione personale può trasformare una notizia in una review, con conseguente estromissione da Discover. Si tratta di capire dunque dove vuoi andare.

  • Stai realizzando contenuti solo perché sembrano di tendenza e non perché li scriveresti in ogni caso per il tuo pubblico esistente?

Qui in effetti non ci sarebbe niente di male a patto di capirne un minimo eh.

  • I tuoi contenuti fanno sì che i lettori sentano di dover eseguire un’altra ricerca per ottenere informazioni migliori da altre fonti?

È un punto importantissimo, perché si parla di esaustività. Se non riesci a dirla tutta – perché a volte è oggettivamente impossibile – almeno cerca di fornire i rimandi giusti ai siti web ufficiali, magari fornendo un link in più rispetto ai concorrenti.

  • Stai realizzando contenuti entro un limite specifico di parole perché hai sentito o letto che Google predilige testi di una data lunghezza? (No, non abbiamo alcuna preferenza in merito).

Mi piace molto come finisce questa domanda. Però fai attenzione, perché se è vero che gli ingegneri di Google non hanno preferenze in merito, in alcuni casi gli utenti potrebbero averne e Google non potrà che prenderne atto, con buona pace di ciò che Mueller trova più o meno appropriato.

  • Hai deciso di addentrarti in un argomento di nicchia senza avere competenze reali, ma principalmente perché pensavi di ricevere traffico di ricerca?

Se proprio ti tocca, fai firmare il contenuto da un esperto. Magari faglielo anche scrivere.

  • I tuoi contenuti promettono di rispondere a una domanda che in realtà non ha risposta, ad esempio suggerendo la data di uscita di un prodotto, film o programma TV quando non è confermata?

Qui mi dispiace dirlo, ma discover propone di continuo contenuti che disattendono le promesse evidenti nel titolo. Non se ne abbiano a male gli ingegneri, ma sì, Google non è ancora così intelligente, o per lo meno ha bisogno di molte segnalazioni prima di realizzare che un progetto fa “troppo” traffico grazie ai titoli clickbait.

Conclusioni

Vale certamente la pena porsi queste domande, ma tante volte va detto che la lunghezza del testo e il fatto che in esso vengano usati certi termini al posto di altri, può fare la differenza anche sul piano algoritmico. Ed è tristemente vero che un contenuto migliore di un altro possa perdere visibilità perché Google ravvisa (in automatico) che mancano alcuni elementi cruciali che invece sono presenti in altre pagine complessivamente meno curate.

E quindi non è questione di lavorare “bene”, ma di farlo “meglio” rispetto a ciò che serve davvero.

Q euindi leggiti tutte le linee guida dell’helpful content system, di cui qui ho trattato solo una parte e valuta le tue pagine alla luce di esse.

Potresti rimanere sorpreso nello scorgere cose che prima non vedevi.

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