Monia Taglienti è una consulente di comunicazione integrata, esperta di social media e studiosa delle dinamiche che li regolano. È autrice di Facebook marketing pro, insieme a Cristiano Carriero, già ospite di questa rubrica. Con Monia discutiamo di approcci multidisciplinari da tenere in considerazione quando si lavora con i social network. Cosa occorre conoscere per lavorare su facebook?
Ciao Monia, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi?
Ciao Francesco, prima di iniziare volevo ringraziarti per le chiacchiere che faremo e lo spazio all’interno di Flamenetworks. In questo periodo mi sto dedicando a un progetto di cooperazione internazionale con la Cina e valorizzazione del territorio italiano che vedrà la luce tra qualche mese e si prefigge l’obiettivo di unire arte, turismo e sport; è un progetto molto interessante, credo fermamente nella circolarità delle persone, dell’economia e dei capitali. Oltre questo sto seguendo il progetto strategico di un grosso Cliente internazionale con la La Content Academy, che ci sta dando importanti soddisfazioni e riscontri. Inoltre seguo piccole e medie imprese nei processi di attuazione strategica digitale, mi occupo di comunicazione integrata e strategie con la ferma convinzione che l’analisi dei dati e la relazione di questi con discipline sociologiche siano la chiave di comprensione delle prassi online.
Un altro libro sul Facebook marketing? Perché dovremmo leggerlo?
Aspettavo con ansia una domanda del genere, quando io e Cristiano Carriero abbiamo iniziato a scrivere Facebook Marketing Pro per Hoepli, siamo partiti proprio da questo, non volevamo assolutamente pubblicare un testo già conosciuto e per questo che abbiamo focalizzato l’attenzione sull’interrelazione di discipline diverse quali: il marketing, la statistica sociale, la sociologia, la psicologia e giurisprudenza. Oltre questo abbiamo inserito nel testo settori applicativi diversi, come quello relativo al Turismo, alla Musica e allo Sport e una sezione dedicata alla gestione della reputazione online dei dipendenti, la contrattualistica relativa alle prestazioni di servizi digitali relative a freelance o agenzie e le normative relative ai contest online. Ovviamente insieme a tutto ciò ci sono approfondimenti sulle Ads, case study e tutti i nuovi strumenti e funzioni di Facebook, Instagram e Messenger per le fare business su Facebook.
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Quali sono le alternative al marketing su Facebook?
Occorre sempre riflettere sul progetto strategico di comunicazione integrata e i relativi obiettivi prefissi. Se partiamo da questo dato è facile comprendere che niente è alternativo ad altro, ma tutto concorre alla messa in opera finale. Le alternative esistono in relazione a pari obiettivi e dal momento che oggi ogni strumento della comunicazione digitale assolve compiti diversi e raggiunge target diversi, direi che bisogna vagliare il progetto che si sta trattando per comprendere anche se ci sono alternative a uno strumento e se i relativi obiettivi che devono essere perseguiti attraverso di esso possano essere raggiunti attraverso altre metodiche e canali.
Si può fare marketing su Facebook senza sponsorizzazioni?
Sarebbe come dire di voler andare a fare la spesa al supermercato senza pagare per ciò che si sta portando a casa. Facebook è un mezzo di comunicazione che oggi conta più di 2 miliardi di utenti iscritti in tutto il mondo, offre contenuti utili ai propri iscritti, entertainment e la possibilità per le Aziende di raggiungere il proprio target di riferimento in un dato contesto territoriale. Dato l’importante numero di fanpage create negli ultimi anni, lo spazio nel feed è diventato sempre più affollato, le sponsorizzazioni permettono alle aziende che intendono perseguire i propri obiettivi business di raggiungere i propri utenti, d’altronde se un’azienda intendesse veicolare un messaggio attraverso un mezzo di comunicazione tradizionale come la stampa, la radio o la tv pagherebbe il passaggio, perché questo non dovrebbe avvenire sul primo mezzo di comunicazione utilizzato al mondo?
Quali aziende non possono trarre beneficio da Facebook?
Il beneficio, detto in altri termini, può definirsi per lo più economico, ma anche considerare il customer journey e analizzarlo per ritrovare dei micro benefici insiti nel processo di acquisizione dei lead o nel processo di convergenza, non derivante sempre dalla soddisfazione economica, come ad esempio tutto il settore no-profit, è fondamentale.
Sicuramente, non troveranno beneficio, le aziende che operano contro la normativa pubblicitaria di Facebook, quindi tutte quelle aziende o progetti che veicolano messaggi in violazione degli standard della community o sostengono prodotti, servizi o ideologie illegali e discriminatorie. Oltre questo, senza dubbio, non possono trarre beneficio le aziende che non hanno chiari i loro obiettivi, la loro unique selling proposition e che non hanno capacità economica di investire budget per una corretta gestione della propria presenza digitale con le figure professionali specifiche e un giusto stanziamento di budget pubblicitario.
Facebook chiuderà o potremo continuare a usarlo per lamentarci?
Chi l’ha detto che chiudera? Come ogni prodotto, esiste un ciclo di vita, di nascita, ascesa, maturazione e termine, ma parlare di cessazione del servizio è davvero prematuro, anche perché gode di ottima salute visto che nel 2018 ha raggiunto il 91% dei territori del pianeta. Mi preoccuperei di più dei 2.4 milioni di utenti che hanno chiesto la rimozione dei propri dati a Google secondo la legge del maggio 2014 della Corte di giustizia europea sul “diritto all’oblio”.
Per quanto riguarda l’utilizzo che se ne fa e secondo il sentire degli utenti, se c’è chi si lamenta è perché Facebook, essendo un vero social che nasce dal sociale offre l’opportunità di ridere, piangere, lamentarsi, confrontarsi e via dicendo. Sta agli utenti comprenderne l’uso che vogliono farne. Gli strumenti sono utilizzati dagli umani, è la loro indole che ne sancisce il risultato finale.
Suggerimenti su chi seguire / cosa studiare?
Non si può utilizzare l’ambiente web senza conoscerlo, sarebbe come fare zapping con il telecomando ma andare incontro a conseguenze anche importanti. Occorre, a mio avviso, iniziare a considerare gli strumenti nella loro composizione analitica, i social, ad esempio, provengono dal sociale ed è per questo che è importante studiare discipline come la psicologia sociale, la sociologia e l’antropologia culturale; oltre ciò la naturale conseguenza è avere concetti di linguistica, sociolinguistica e semiotica, mentre per chiudere il cerchio è fondamentale studiare analisi dei dati, statistica sociale e marketing. Avere la reale certezza di cosa si può fare/dire, non fare/non dire in rete è fondamentale, un lavoro magnifico in questo ambito lo sta portando avanti Federica De Stefani, avvocato che si occupa di diritto della rete, privacy e contrattualistica.