Nel 2008 posizionai il sito della mia prima web agency per la parola chiave “web marketing agency”. Ci riuscii semplicemente inserendo un backlink alla nostra homepage nel footer dei siti web che realizzavamo. Il backlink ad anchor text esatta occupava una posizione di tipo sitewide vale a dire che trovandosi nel footer, veniva per l’appunto replicato su tutte le pagine del sito web.
In questo modo riuscimmo a ottenere in pochi mesi una enorme quantità di backlink ad anchor “web marketing agency” che furono sufficienti per regalarci il posizionamento sulla chiave esatta. Tutto bellissimo.
Alcune osservazioni storiche
Io non so dire con precisione quante pagine web fossero complessivamente online nel 2008, ma ha certamente senso immaginare che ce ne fossero parecchie (parecchie) meno rispetto a quante ce ne sono oggi. Proprio per questo motivo, in termini meramente quantitativi e tutto sommato intuitivi, un backlink spingeva di più rispetto a quanto non lo faccia adesso e lo faceva addirittura (spesso) al di là del fatto che il sito di provenienza del backlink fosse pertinente con quello di destinazione. Poi all’epoca ci raccontavamo che non era così, però la verità è che gli spammer sufficientemente evoluti sotto il profilo tecnico, facevano affari d’oro pompando backlink a chiave esatta dai loro network di siti preconfezionati.
Negli ultimi 15 anni è successo che:
- Le pagine web sono aumentate esponenzialmente di numero
- Google ha smesso di considerare la maggior parte dei backlink
- Google ora prende in pochissima considerazione i link nel footer dei siti web
Parliamoci chiaro, non è che allora Google funzionava male e ora bene, ma a differenza dei primi anni 2000, oggi il motore di ricerca ha sviluppato strategie di sopravvivenza agli spammer che gli hanno permesso di continuare a funzionare decentemente all’interno di un internet sovraffollato e sempre più arduo da scansionare.
Oggi siamo al punto che le risorse di scansione di Google sono (forse) appena sufficienti a coprire la quantità di siti web che esistono. Insomma, chiediti perché le performance sono diventate così “tanto” importanti tra i fattori di ranking. Soprattutto chiediti come mai è tanto più frequente che in passato trovare siti web che una volta messi online non vedono nemmeno avviarsi il processo di scansione, restando invisibili.
Quando scrivo che Google ha smesso di prendere in considerazione la maggior parte dei backlink, mi riferisco semplicemente al fatto che sono stati costretti a prendere contromisure automatiche tali da permettergli di non dover computare TUTTI i segnali caratterizzati appunto da un backlink. In questo modo Google ha drasticamente ridotto – pur non riuscendo a tagliare del tutto – gli effetti nefasti della SEO negativa e della black hat basata sulla costruzione e invio di sciami di backlink verso pagine obiettivo da spingere o da far penalizzare.
Come se non bastasse, Google ha ridotto moltissimo la considerazione che aveva dei link interni e dei backlink presenti nelle parti basse delle pagine web, tra cui appunto il footer. È una decisione che va nella direzione della user experience, certamente (gli utenti non usano spesso questi link), ma è anche un altro modo per risparmiare risorse computazionali.
Come gestire i link nel footer?
Anni dopo il periodo in cui ottenevo risultati linkando la homepage della mia web agency nel footer dei siti web che producevamo, Google si accorse del “trucco” e cominciò a penalizzare chi ricorreva a questo stratagemma per fare posizionamento. Parlo grossomodo del 2013 – 2015. In quegli anni ricordo una soluzione che sentii per la priva volta da Flavio Mazzanti e che trovai molto intelligente: inserire nel footer un link ad una pagina interna dedicata ai credits, da cui far partire un (solo) backlink verso il sito web dell’agenzia. Questa mossa era intelligente, perché consentiva di mantenere il potere di spinta del backlink escludendo il rischio di una penalizzazione.
E oggi? Puoi tranquillamente continuare a utilizzarla, anzi, per me riamane la strada più sensata per “autopremiarsi” con un backlink dal sito web appena messo online, ma in alternativa – che non preferisco – basterebbe tenere il backlink nel footer con l’attributo (rel) nofollow per sterilizzarlo e renderlo innocuo. Ne approfitto per ricordare che l’attributo nofollow è ancora perfettamente funzionante e non è stato deprecato, ma integrato con i rel UGC e sponsored, che sono semplicemente specifici per altri utilizzi.
E in conclusione vi dico la mia, ma siete liberi di fare come vi pare (non mi assumo responsabilità): secondo me oggi si può tranquillamente lasciare il backlink diretto nel footer con àncora esatta e senza nofollow, perché in virtù di ciò che ho scritto sopra – e con poche eccezioni – Google non prenderà in ogni caso in considerazione questi backlink.
È una SEO abbastanza datata.