Perché non farei (quasi mai) associazioni nel digital marketing

Ultimamente ho letto del lancio di un’associazione dei social media manager e dalle conversazioni trovate in rete su questo nuovo soggetto, ho maturato alcuni punti di vista personalissimi che vorrei condividervi.

associazioni nel digital italiano? Anche no!

associazioni nel digital italiano? Anche no!

La mia idea di fondo è che l’associazionismo in sé non ha nulla di male, ma occorre capire bene quali debbano esserne le motivazioni alla base. Perché fare un’associazione, ad esempio dei SEO o dei social media manager? La domanda mi pare interessante.

 

Differenza tra associazione e albo professionale

Un albo professionale è un registro pubblico abilitante a una certa professione. Perché il tuo nome ci sia scritto sopra, devi aver fatto un percorso di formazione superiore specifico, devi aver sostenuto un esame di Stato e devi aggiornarti periodicamente seguendo indicazioni che ogni anno vengono direttamente dall’alto del “sacro ordine”.

Gli albi servono perché se ad esempio un medico, un giornalista, un avvocato, un ingegnere non sa fare il suo lavoro, qualcuno passa un brutto guaio o peggio ci rimette la pelle. Per arginare i problemi sociali derivanti dal lasciare persone incompetenti in questi ruoli, lo Stato scende in campo prendendosi la responsabilità di dire chi può e chi non può ricoprirli.

È sempre pieno di incompetenti là fuori, ma almeno c’è questa tutela. Meglio di niente.

Un associazione è un soggetto che mette insieme (associa) più iscritti per portare avanti finalità comuni, come ad esempio attività volte a tutelare gli interessi di un operatore di settore iscritto. Una specie di sindacato, ma (se possibile) meno influente.

 

Associazioni sì o no?

Premettendo che si tratta solo di una mia opinione e che per tanto non vale niente, un’associazione che ha la finalità di favorire attività intorno a un ambito di interesse, come ad esempio l’organizzazione di eventi, convegni, corsi, seminari e via dicendo, può avere certamente senso. Quale? Boh, eventi esclusivi per i soci? Sconti particolari? Ok, è divisivo rispetto al resto del pianeta, ma ci può stare.

Laddove però un’ipotetica associazione dei SEO ponesse dei paletti all’ingresso, ad esempio un esame per entrare a farne parte, chi ad esempio si occupa di SEO finirebbe spesso con l’avere qualche problema. Cos’è che un SEO dovrebbe conoscere assolutamente per fare un buon lavoro di posizionamento? Cosa deve aver studiato? Il problema è che i migliori SEO che conosco, vengono da percorsi di studi che potremmo allegramente definire “vari ed eventuali” e soprattutto, raggiungono spesso ottimi risultati a partire da competenze tecniche diverse quando non proprio diametralmente opposte.

La SEO è molto spesso una questione di prospettive e approccio alle cose, prima ancora che una disciplina che cristallizza conoscenze più o meno universali su come si posiziona un sito web nei motori di ricerca.

Ben inteso, staremmo comunque parlando di un’associazione gestita da privati e non di un “registro pubblico abilitante”, ma l’associazione potrebbe avere al suo vertice un esperto “politicamente” pesante, la cui figura avrebbe un’influenza nello stabilire che chi ne fa parte vale un po’ di più rispetto a chi non è stato ammesso. Per me sono euristiche pericolose!

Personalmente quest’idea mi mette i brividi, principalmente per due motivi:

  1. Nella SEO 2+2 non fa sempre 4, ma un approccio umanistico può risultare vincente su uno scientifico (o viceversa) a determinate condizioni, quindi dire che in assoluto un SEO debba saper fare quella cosa, perché quella FUNZIONA, può avere certamente senso, ma può essere talvolta fuorviante. A volte il miglior SEO è il tuo sistemista, altre volte è il tuo copy.
  2. E se per un motivo o per un altro stessi antipatico al capo dell’associazione? Ragazzi, ma lo sapete, io, a quanta gente sto sulle scatole? 🙂

 

Conclusioni

Per dirla tutta, non mi farebbe nemmeno piacere pagare per esporre sul mio sito web il logo di un’associazione che certifica solo il fatto che io abbia pagato, ma non che io sia davvero capace di seguire bene qualunque tipo di attività sul web. In definitiva, penserò male, sarò prevenuto, ma io questo gran vantaggio lo vedrei semmai solo per chi l’associazione la fondasse e la dirigesse e non tanto per chi vi si associasse.

Oh, io da SEO ho fatto l’esempio di un’associazione dei SEO, ma va da sé che questo stesso ragionamento può essere più o meno valido a seconda della branca del web marketing che prendiamo in considerazione.

E voi altri che ne pensate? Esistono ambiti del digital marketing per i quali trovereste utile l’esistenza di una o più associazioni di categoria?

 

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