Eleonora Tricarico, freelance copywriter. Laureata in Scienze della Comunicazione e in Gestione delle attività turistiche e culturali presso l’Unisalento, dopo varie esperienze all’estero tra cui Mosca e Londra, si specializza in digital marketing.
Si occupa della comunicazione di eventi e festival ed è l’autrice di “Marketing per eventi culturali”, edito da Flaccovio.
Vi racconto cosa mi ha detto del libro, rispondendo alle mie domande:
Ciao Eleonora, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi?
Ciao Francesco, grazie innanzitutto per lo spazio dedicatomi. Lavoro da sempre nel settore della comunicazione, ambito cui ho dedicato gli studi accademici e non solo. Quello della comunicazione (e del digitale) è un settore molto dinamico e ampio che richiede un aggiornamento continuo, motivo per il quale continuo tuttora a formarmi e a confrontarmi. Nello specifico, lavoro nell’ambito della comunicazione degli eventi culturali: rassegne letterarie, teatro, festival di cinema. Lo trovo un mondo straordinario dove tantissimi professionisti danno quotidianamente un valore aggiunto.
Cosa è successo al mondo degli eventi culturali nel corso della pandemia?
Come sappiamo il 2020 ha segnato un profondo cambiamento in tanti settori e non abbiamo bisogno di dirci il perché. Gli eventi – la cui fruizione era tipicamente fisica – hanno sofferto per via delle restrizioni che la pandemia ha portato: questo ha condotto a degli squilibri importanti specialmente nel mondo degli eventi culturali. Prima di allora specialmente in Italia non si immaginava di poter vivere un festival cinematografico su Facebook o un live streaming di teatro. Ora questa prospettiva non è così esotica come sembrava un tempo, così come le frequenti riunioni online.
Qual è la struttura che hai deciso di dare al tuo ultimo libro? E chi dovrebbe leggerlo?
Il libro, pubblicato nel novembre scorso dalla Flaccovio Editore, è un manuale che accompagna il lettore ad un approccio graduale verso la tematica. È maggiormente pensato per chi intende approfondire il mondo degli eventi dal punto di vista digital e social.
Quali sono i canali digitali più spesso utilizzati per la comunicazione di eventi culturali?
Dipende dal tipo di pubblico e dal tipo di evento: la scelta di un canale non è mai primaria, è sempre successiva all’identificazione di un obiettivo e poi del target. Per esempio, occorre partire da un’analisi delle piattaforme social e capire innanzitutto se la nostra target audience è presente e come si comporta, attitudini e modi di agire. Banalmente, potrei dire che i giovanissimi sono su TikTok, quelli più adulti su Facebook e che Instagram è quello maggiormente usato dai miei coetanei, Questa però è un’approssimazione, occorre sempre uno studio approfondito: c’è chi parte dall’apertura di una pagina Facebook senza avere chiara una strategia. La comunicazione richiede cura e tempo, come tutti i settori. Ora molti investono sui podcast, prima il trend erano i blog. Cambiano tante cose, per questo è importante aggiornarsi quotidianamente.
Quali sono quelli usati peggio e da chi?
Potenzialmente tutti e nessuno. La facilità di approccio alle piattaforme lascio intendere, in modo sterile, che tutti possano saperle usare in modo professionale, ma non è così. Ci sono delle figure specializzate ed è giusto che vengano rispettate. Quello che serve è consapevolezza, ma non può mancare l’amore verso la professione e creatività, questo ci rende unici.
Infine, ci lasci qualche risorsa per approfondire il tema?
Ci sono tanti portali che offrono un aggiornamento continuo sul digital marketing; sul settore degli eventi sono spesso i vari professionisti che puntualmente sui propri canali dispensano aggiornamenti e consigli. Dipende dal focus su cui ci si intende specializzarsi.