Questo articolo piacerà molto a quegli utenti che gestiscono siti web e stanno sempre attenti ai valori di mille metriche tecniche, in particolar modo ai tempi rilevati dal Page speed insights per l’apertura di pagina. Piacerà loro, perché intendo sottolineare che certe metriche non sono universali, ma vanno lette nel contesto in cui si affaccia il sito web.
Qualche tempo fa, un utente del gruppo dei Fatti ha postato un grafico del Page Speed con risultati abbastanza scadenti, quelli che vedi nell’immagine qui sopra. Il post era:
Velocità e posizionamento – Seconda posizione per “partecipazioni matrimonio”
Il cui sotto testo era evidentemente legato all’idea che l’avere buone prestazioni in termini di apertura, accessibilità e velocità di caricamento, non fosse più una prerogativa imprescindibile dei siti web. Insomma, conterebbero altre cose.
Sull’importanza di arrivare prima
Su questo passaggio ho da fare alcune osservazioni, la prima (divertente) è che ho smesso di usare Page Speed Insights diversi anni fa, perché è troppo “cattivo” e non la fa buona a nessuno.
La seconda considerazione – stavolta seria – è che la chiave Partecipazioni matrimonio, che pure ha un volume di ricerca molto elevato di 22.200 ricerche mensili, con una discreta competizione, è una keyword con intento transazionale, quindi la maggior parte dei siti web che si trovano in serp sono siti e-commerce. Questo dettaglio non è cosa da poco, perché seguendo progetti di tipo diverso nel tempo, mi sono accorto che Google tende a dare un peso maggiore alle performance intese come velocità di apertura e risposta del server, per quanto riguarda i siti web di notizie, i blog, i giornali online e tutti i siti web che possono ottenere visibilità sulle piattaforme GNews e Discover. Di contro i siti e-commerce e quelli aziendali più strutturati tendono ad avere punteggi più bassi sui software di rilevazione della velocità, come anche segnali web essenziali peggiori, tuttavia possono ottenere comunque buoni posizionamenti.
Del resto è normale che mediamente uno shop online abbia performance peggiori rispetto a un blog sul gossip televisivo, fosse solo per la presenza di decine di dipendenze JavaScript in più che nei siti e-commerce servono a richiamare tutte le possibili interazioni degli utenti con le pagine di categoria e con le schede prodotto rispetto all’utilizzo dei filtri, all’ordinamento dei prodotti, all’inserimento in wishlist o nel carrello, alle tab nelle schede, alla gestione delle quantità, dei correlati e via e via…
Google dovrebbe fare due pesi e due misure
Una cosa di cui mi lamento sempre – e chi mi conosce lo sa – è appunto il fatto che un punteggio cattivo per uno shop online può contare poco o niente in termini di visibilità organica, mentre lo stesso (identico) punteggio cattivo su di un blog di notizie, può comportare perdite di visibilità e traffico importanti.
Non fraintendetemi, con questo non intendo dire che le performance per i siti e-commerce non contano, ma è un fatto che queste contino di meno rispetto ai siti web di notizie che invece DEVONO aprirsi alla velocità del pensiero.
Il problema è saperlo, ma molti non ne hanno idea, allora servirebbe che Google facesse appunto “due pesi e due misure”, ad esempio adeguando le valutazioni sui web essentials – a patto che rimangano – al tipo di sito web oggetto della valutazione.
Altrimenti, mettendo tutto insieme saremo costretti sempre a dover spiegare ai clienti che certe volte Google ci offre informazioni utili e certe altre no, rischiando anche di perdere credibilità come consulenti.
A meno che il sito non sia un chiodo e la pagina non impieghi 7 minuti per caricarsi, i CWV impattano 0 e lavorarci rappresenta solo una KO tecnico in rapporto effort/beneficio. Se la pagina è troppo lenta, si entra in altri tipi di problematiche (es. time out)
Ma questo qualsiasi SEO la sa, fin dalla nascita di queste (ormai non più) nuove metriche.
Mi è capitato di leggere di “storie che fanno ridere i polli”, di esperti Guru che avrebbero n-milaplicato i ranking organici grazie al lavoro sui CWV. Ao i Guri del web…
Il punto è spiegarlo al cliente.