Fulvio Julita si occupa di strategie di marketing digitale e storytelling d’impresa. Lavora come consulente, formatore e in affiancamento operativo per piccole e medie imprese. È autore per Hoepli di “Raccontarsi online”, manuale di storytelling.
Di seguito le risposte alle mie domande, per il vostro approfondimento.
Ciao Fulvio, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi?
Ciao! Attualmente, il mio lavoro si concentra principalmente su due aree: lo sviluppo di strategie di storytelling digitale e l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi creativi. Il mio target di riferimento è costituito da imprese italiane, piccole e medie.
Tengo corsi formativi e svolgo molta attività direttamente all’interno delle aziende, affiancando i team che gestiscono il marketing. A volte si tratta di agenzie di comunicazione che necessitano di un apporto per sviluppare specifici prodotti o servizi.
La mia è una figura professionale che oscilla tra il tutor e l’operativo, un modo di lavorare che trovo particolarmente stimolante perché mi permette di portare nuova conoscenza e allo stesso tempo acquisire esperienze pratiche.
Come hai strutturato il tuo “Raccontarsi online” e a chi si rivolge?
“Raccontarsi online” è un libro che ho scritto con l’intento di fornire metodi, mestiere e ispirazione a chi cerca di migliorare la propria presenza digitale.
Pubblicato da Hoepli, si rivolge a freelance e piccole e medie imprese che spesso non si ritrovano negli esempi dei grandi brand raccontati sui libri dai guru del marketing.
Il libro propone tecniche di storytelling alla portata di realtà con risorse più limitate, ma ricche di storie professionali uniche. Offre strumenti pratici e metodi, guida il lettore nell’organizzazione di una strategia di comunicazione digitale pratica.
Con “Raccontarsi online”, cerco innanzitutto di instillare un mindset di autoconsapevolezza, affinché il lettore riesca a riconoscere e valorizzare la propria identità d’impresa.
In che rapporto sono i fatti e la narrazione dei fatti?
I fatti è ciò che accade, la narrazione è il meccanismo che li rende visibili, rilevanti e memorabili per il pubblico.
Nel contesto digitale, la narrazione non è una semplice descrizione degli episodi, ma un modo per arrivare a quegli obiettivi di percezione del marchio da cui deriva il posizionamento sul mercato.
Si tratta di scegliere e organizzare le storie in modo strategico. Le storie sono un ingrediente magico: rendono semplici i concetti complessi, accorciano le distanze, trasmettono fiducia e fissano il brand nella mente dei consumatori.
Quali sono le tipologie di aziende o professionisti che avrebbero più bisogno di imparare a raccontarsi?
Soprattutto le piccole aziende trarrebbero grande beneficio dall’imparare a raccontarsi meglio. Dispongono di un materiale narrativo straordinario che include sogni, progetti, successi e problemi risolti ai clienti.
Anche i fallimenti sono narrabili. Portano autenticità in un contesto, quello digitale, dove tutti tendono a mostrarsi invulnerabili e, di conseguenza, poco credibili.
Le storie delle imprese sono un patrimonio a costo zero: non costano in quanto sono semplicemente la componente narrabile di qualcosa che accade.
Quali sono invece gli errori plateali di chi si racconta online? (così imparo qualcosa)
Uno su tutti: scadere nell’autoreferenzialità.
Molte imprese concentrano la narrazione sull’esperienza soggettiva del brand senza preoccuparsi del pubblico. Le narrazioni diventano così solo un esercizio di autocelebrazione e non offrono motivi validi per restare impresse.
Ogni storia merita di essere raccontata, ma il segreto del buon narratore è saper vedere l’insegnamento universale dell’episodio vissuto. Lo storytelling funziona quando riesce ad essere emotivamente appagante o ad esaudire il bisogno o il desiderio di sapere dell’interlocutore.
In ultimo, in che rapporto si trovano a convivere le attività di comunicazione con le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale è uno strumento potente che, se guidato correttamente, può migliorare la capacità umana di creare e comunicare. È però importante mantenere un controllo critico e creativo sull’AI, utilizzandola per esaltare e non sostituire l’ingegno umano.
Se creare e diffondere contenuti è il mezzo attraverso cui perseguire un obiettivo di marketing, la personalità del contenuto è il requisito per avere l’attenzione e la stima del pubblico a cui vogliamo arrivare.
Lasciar fare tutto alla macchina può portare a risultati di bassa qualità che non soddisfano le aspettative dei lettori. E di conseguenza non contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di marketing per cui i contenuti vengono prodotti, siano essi articoli per un blog, post per i social o testi di una newsletter.