Se la SEO muore, che mestiere farai?

La SEO muore più o meno una volta l’anno, ma ci sono anni che sembra morire un po’ più del solito. In caso tu stia recitando il de profundis della SEO, sappi che non sei solo, perché tira davvero una brutta aria nella comunità di chi lavora con i motori di ricerca, infatti molta gente ha paura che nel 2024 la web search di Google sia ormai completamente fuori controllo. Ma è davvero così?

Questa voce mi è arrivata qualche giorno fa da un’amica che solo per cautela preferisco non menzionare. Di ritorno dall’ultimo WMF mi ha raccontato che molti SEO stanno effettivamente pensando di spostarsi su altro, perché Google starebbe per l’appunto premiando siti web per i quali si limita a percepire un valore legato al brand a prescindere dal fatto che tale valore sia effettivo e soprattutto al di là delle valutazioni sulla qualità dei contenuti. Allo stesso modo Google preferirebbe spesso i blog degli shop online ai progetti editoriali, anche se questi ultimi trattano il tema in modo professionale, mentre i primi lo accennano a malapena. Non sarebbe dunque la SEO a morire, ma per l’appunto i progetti editoriali puri, dunque i blog e i magazine senza un brand già molto affermato e quelli i cui argomenti vengono trattati anche dai blog interni degli shop online. Vengono meno i progetti che fanno affiliazione, ma anche quelli che soltanto “sembra” facciano affiliazione, dunque ad esempio tanti blog che facendo informazione sul gossip, vengono scambiati per siti di recensioni dietro i quali “potrebbe esserci” l’accordo commerciale e pertanto declassati dall’oggi al domani. Una caccia alle streghe.

Se spacchiamo la search in due, barbaramente, possiamo dire che più o meno metà dei progetti imprenditoriali fanno riferimento a realtà editoriali e un altra metà ad aziende o professionisti che rivendono prodotti e servizi. Ora, mentre questi ultimi continuano a stare su Google – nel bene e nel male – i primi, cioè quelli che curano progetti editoriali, si sono visti spesso tagliare le gambe a loro dire, in modo improvviso e del tutto gratuito. Tanti di questi soggetti si stanno appunto chiedendo se sia il caso di riciclarsi ed eventualmente come. Per me basterebbe cambiare mentalità (sempre a patto di avere qualcosa da dire), ma giacché è più facile cambiare fisicamente la testa che cambiare mentalità, posso azzardare la previsione che nel prossimo futuro vedremo aumentare i consulenti, le agenzie e i formatori, cosa che potrà sembrare controintuitiva giacché insomma, la SEO sarebbe morta, ma qualcosa bisognerà pur fare per sbarcare il lunario, quindi se tra un anno ti capita di parlare con un consulente SEO di cui non avevi mai sentito parlare e che ti dice di avere già 10 anni di esperienza, sappi che molto probabilmente, gli ultimi 9 li ha trascorsi a fare il blogger, guadagnando con le pubblicità.

Oh, comunque in genere so’ bravi eh.

Da parte mia, per provare invece a risolvere i problemi di visibilità sui siti editoriali che ne sono stati colpiti, dobbiamo fare quello che i SEO tentano da sempre, vale a dire retro-ingegnerizzare i motori di ricerca, partendo dai risultati per arrivare alle regole che li determinano. Mi sono già espresso su quali sono principalmente le strade da seguire, quindi non andò ora a ripetere cose già dette, però se me lo concedete, vorrei cimentarmi nell’esercizio di “cambiare mestiere”, o provare quantomeno a riflettere su cosa potrei fare al posto di quello che faccio adesso: probabilmente il growth hacker.

Senza voler entrare nella polemica che esiste tra chi pensa che i growth hacker siano fondamentalmente dei consulenti di web marketing che vogliono darsi un tono – e forse hanno ragione – una parte molto importante del mio lavoro è fornire suggerimenti “posizionanti” che prescindono dal dato tecnico più tradizionalmente afferente alla SEO. Potrei farlo – e come me tanti colleghi – perché qualche anno di esperienza e forse il mio carattere, chissà, mi hanno regalato uno sguardo spesso più attento a cose che tendono a sfuggire agli e-commerce manager o in generale a chi cura aspetti tecnici e strategici di un progetto web.

La SEO è del resto una disciplina che tiene dentro una gran quantità di conoscenze trasversali, per cui un professionista con questo tipo di background può fare davvero tante cose, ma qui mi fermo, perché esistono le inclinazioni di ciascuno, per cui in conclusione sono a chiedervi proprio di dirmi la vostra: se vi occupaste di SEO e domani mattina per magia non poteste più farlo causa estinzione della materia – e lo so che resta abbastanza assurda da dire ‘sta cosa – di che vi occupereste? Cosa fareste di bello?

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