Il termine hacker ha per lo più un’accezione negativa e fa subito pensare a diverse tipologie di individui, tutti a loro modo legati a un certo modo di utilizzare le tecnologie informatiche digitali.
Osservandone alcuni tra i più popolari nel grande pubblico, certo non fra chi segue gli hack meeting, potremmo tuttavia notare che in effetti c’è una gran confusione sulla figura dell’hacker, perché non fanno proprio tutti lo stesso “mestiere”.
Vediamo un po’:
Julian Assange, giornalista, programmatore e attivista australiano, noto principalmente per la sua collaborazione al sito WikiLeaks è considerato un hacker perché oltre ad essere stato membro di un noto gruppo chiamato “International Subversives”, ha trovato il modo di venire in possesso di informazioni “classificate”, detenute dal governo americano, rilasciandole in rete perché diventassero di dominio pubblico. È un po’ che non ne sento parlare… vai a capire che fine fanno.
Richard Stallman è uno dei padri della cultura hacker. Oltre a girare il mondo scalzo indossando imbarazzanti camiciotti hawaiani è uno dei principali esponenti del movimento del software libero. Creò il progetto GNU nel 1983 con l’obiettivo di sviluppare un sistema operativo simile a Unix, ma libero da brevetti, aperto a tutti. Ad Harvard, dove studiava, prese parte alla comunità degli hacker, dove era conosciuto con la sigla “rms” (nella prima edizione del dizionario dell’Hacker scrisse: Richard Stallman è solo il mio nome mondano; tu puoi chiamarmi “rms”).
Salvatore Aranzulla ha addirittura scritto un libro su come diventare hacker. Si intitola Hacker contro hacker. Manuale pratico e facile di controspionaggio informatico, è edito da Mondadori e ci racconta tutto su come svelare le password nascoste sotto gli asterischi, spiare i PC, le email inviate e le webcam, come inviare email anonime ed email criptate, navigare anonimi su Internet, ricostruire le tracce di utilizzo del computer e scoprire chi ci spia al computer o al cellulare. Insomma, un manuale di sopravvivenza digitale, utile a salvarsi o prevaricare.
Queste sono tre icone pop, ultra conosciute, non certo tecnicamente preparate rispetto a chi davvero si occupa di sicurezza a livelli importanti, mi riferisco ad hacker di cui probabilmente non conoscerai mai il nome.
Ma cos’hanno in comune queste tre persone?
Accidenti, ma parliamo di tre individui completamente diversi tra di loro, eppure tutti e tre vengono considerati hacker, certo non da tutti. Confuso vero? All’inizio lo ero anch’io, poi ho cominciato a chiedermi cos’avessero in comune Julian, Richard e Salvatore, ed ho realizzato che tutti e tre, in modi, tempi e con finalità diverse, hanno trovato il modo di aprire qualcosa che era chiuso.
Questo fanno gli hacker, collaborano per trovare e aprire a tutti strade alternative verso la conoscenza. Strade alternative a quelle esistenti, spesso vincolate da copyright e soggette a forti interessi economici.
Differenza tra hacker e cracker
Il cracker invece, non è solo un salatino da portarsi dietro in caso di emergenza, ma un individuo che molto più semplicemente sviluppa applicazioni che servono ad aggirare i meccanismi di autorizzazione delle licenze relative ai software proprietari. Il cracker è anche colui che ha l’obiettivo di distruggere i sistemi informativi altrui, che produce attacchi DDoS per rendere inaccessibili servizi e/o siti web. Insomma non sono tipi molto raccomandabili, in linea con la filosofia black hat. Gli hacker invece, per il lavoro di ricerca e sviluppo insito nella propria funzione, tendono a pubblicare i bug di sicurezza con relativa patch. Sono individui in linea con l’Open Source e da cui si può imparare molto.
In entrambi i casi, spesso si creano delle vere e proprie organizzazioni come Sucuri (whitehat) e Metasploit (blackhat). Un hacker contribuisce a progettare Open office, mentre un cracker ti fa utilizzare Word ed Excel gratis, illegalmente. Un hacker è un innovatore, un cracker è spesso un ladro.
Certo, a volte il confine tra furto e innovazione è molto sottile, però questa è un’altra storia.
Ok, voglio diventare un hacker
Allora contribuisci a creare conoscenza alternativa, utile a risolvere problemi pratici e soprattutto che sia alla portata di tutti. Se vuoi diventare un hacker, la tua missione è liberare le persone intrappolate dentro le gabbie dei consumi, e per farlo non serve che tu sia necessariamente un informatico, basta supportare e favorire la diffusione di modi alternativi per fare le cose. Ad esempio, se tieni un blog in cui suggerisci alle persone come curare il mal di testa con rimedi naturali fatti in casa, anziché con l’uso di pillole specifiche messe in circolazione dalle case farmaceutiche, non sei proprio come Stallman, però stai certamente abbracciando la sua filosofia.
Il bello del web è che ha già consentito a tanti di mettersi insieme per hackerare il pianeta. A distanza di anni, vediamo fiorire nuove forme di economia digitale che consentono a tanti di vivere serenamente e più liberi di prima. Ecco perché devi diventare un hacker. (caspita, sembra la pubblicità della TIM) 😛
Inutile dirlo, gli hacker non stanno simpaticissimi allo status quo. 🙂