Quelle poche persone che mi leggono dai primi anni sanno che ho attraversato momenti difficili, perché ho vissuto a lungo totalmente immerso nel giudizio e nella lamentela. Sotto il profilo professionale è un problema, perché ogni volta che ti lamenti lasci trasparire il fatto di non accettare le cose per come sono.
Mi dirai che le cose in effetti NON vanno bene. In caso fermati un momento ad osservare cos’è che non va bene.
La politica, il tempo atmosferico, gli ospedali, l’economia, gli altri professionisti nel tuo settore… sono davvero loro ad avere problemi? Non saremo piuttosto noi a crogiolarci in quel leggero torpore che deriva dal lamentarci senza se e senza ma?
Intanto vedi gli altri andare avanti e a te sembra di non crescere granché.
Perché ti piace tanto Masterchef?
Ci sono programmi TV che funzionano proprio sul meccanismo giudizio / lamentela. MasterChef piace perché mostra il grande chef prendersela con il classico signor nessuno, quasi perdonandolo di esistere. Ci sentiamo attratti da queste immagini e proviamo un sottile piacere a fruirle, eppure ci rubano energia, ci affaticano senza che spesso ce ne rendiamo conto. Veniamo addestrati a competere fin dalla prima elementare e questo ci predispone a godere del male altrui. Chi scrive masterchef lo sa benissimo: giudizio e lamentela sono catene difficili da spezzare, ma non impossibili.
Ti importa veramente?
Ci sono colleghi che mi hanno bloccato su facebook, ritenendomi una persona sgradevole, sebbene io non abbia mai dato loro fastidio direttamente e non sia mai andato a scocciarli. Sarà andata più o meno così: «Margherita scrive cose troppo assurde, non ce la faccio a vedermele scorrere in bacheca, ora lo blocco!». Tutti noi proviamo antipatie per qualcuno e non dico che vadano represse, piuttosto dovremmo chiederci con grande umiltà, cosa ce ne importa se quella persona fa male il suo lavoro? La scusa più frequente è: «Persone così rovinano il mercato, poi ci tocca faticare il doppio per far capire come stanno veramente le cose». Se rileggi quest’affermazione ti accorgi che è del tutto priva di fondamento alla luce dei dati di crescita del mercato dei servizi web in Italia. Abbiamo interi mercati che si stanno spostando sul digitale, miliardi di euro che si muovono dalla carta al web… però Margherita scrive cose assurde, rovina il mercato!
🙂
Come difendersi dalla lamentela
Mi permetto di dirlo (e nessuno si offenda) perché sono stato dall’altra parte della barricata per molto tempo e so come ci si sente a parlare sempre male degli altri, insomma, sono cintura nera di rancore e invidia, e proprio per questo oggi riesco quasi sempre a riconoscere questi sentimenti quando mi pervadono… sì, succede ancora.
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Vanno semplicemente osservati. C’è un filmato molto bello in cui Pier Giorgio Caselli racconta di come il suo maestro di arti marziali l’avesse costretto a indossare un braccialetto di gomma e gli avesse raccomandato di ricordarsi di averlo al polso ogni volta che si fosse lamentato di qualcosa. La consapevolezza della lamentela, soprattutto dei motivi per cui ci lamentiamo, ci consente di trasmutare il dolore in forza. Su Facebook rischi di avvelenarti con le lamentele e i giudizi delle persone, eppure non c’è luogo più adatto per imparare a trascenderli. Quando ci riesci puoi addirittura usare il web e la televisione per ricaricarti e lo strumento più potente per raggiungere questo stato è il sorriso.
Ridere dei tuoi giudizi
Non è dunque reprimendo il giudizio sugli altri che si vive felici, anzi, se lo fai al limite può venirti un esaurimento nervoso, ma semplicemente e umilmente, riconoscendo il proprio piccolo io giudicante e accettandolo per com’è, sai come? Con una bella risata.
Hai avuto più momenti di serenità o di tristezza? Se non sai rispondere è perché gli stati d’animo non c’entrano con quello che ti succede.
La felicità (scusate se insisto) è una scelta.