Il web, quello frequentato da chi compravende servizi di consulenza, formazione, eventi o attività varie, è un luogo in cui capire di chi fidarsi è sempre più un’impresa.
La reputazione è quando le persone dicono un gran bene di te, ma talvolta i giudizi sono superficiali perché espressi solo per sentito dire, cosa che fino a qualche anno fa andava benissimo, ma in tempi come questi sai benissimo che è sufficiente mettere 10 o 15 euro su facebook ads per ottenere una buona carrettata di visualizzazioni.
E quindi tutti a fare video
È un paio d’anni che se ne parla come della panacea per tutti i mali del settore commerciale. Se vuoi vendere di più, “mostrati” competente, magari con un buon video in cui descrivi il modo di fare qualcosa. È la vita al tempo dei video tutorial. Se prima si sgomitava per scrivere sul blog l’articolo più corposo, finalizzato a ottenere il miglior posizionamento su Google, adesso parte dell’attenzione si è spostata sulla produzione di video tutorial in area marketing e comunicazione. Un giorno aprivi Youtube per vedere come sostituire la capsula del rubinetto in bagno e il giorno dopo sei invaso da video in cui i migliori professionisti ti erudiscono a “brandelli di sapere” acquisiti in anni di pratica. Ok niente male, ma cosa manca in tutto questo?
La credibilità del pontefice
Chi ti mostra come si sostituisce un rubinetto, non ha bisogno di essere credibile, deve solo farti vedere come si fa. Il problema semmai ce l’ha chi pretende di mostrarti come funziona la comunicazione o certi aspetti del marketing, o ancora aspetti più tecnici legati al search marketing. Vado dritto al punto: non puoi parlare di comunicazione o dei suoi strumenti come se stessi facendo un tutorial su come sostituire la capsula guasta di un rubinetto. Se vuoi aumentare la tua credibilità e tirare fuori il massimo dal medium video, non limitarti a parlare di comunicazione, falla.
Come? Un buon punto di partenza è parlare di te stesso, di qualcosa che ti è capitato o che ti sta capitando, di un aspetto legato al tuo vissuto personale o a quello di chi hai (o avevi) intorno. Riuscire a legare il racconto di sé alle informazioni pratiche sul come fare qualcosa, è probabilmente il modo migliore per catturare l’attenzione di un pubblico sempre più a caccia di verità.
La comunicazione efficace si fonda sulla capacità di creare una continuità tra ciò che fai e ciò che sei. In questo senso per fare comunicazione devi essere capace di pontificare, vale a dire “costruire ponti” tra vissuto individuale e oggetto della comunicazione. L’espressione di McLuhan “il medium è il messaggio” si ripropone qui in tutta la sua forza. Hai capito dove voglio arrivare, vero?
Il medium sei tu
Non è un caso che Robin Good spieghi come monetizzare vagando tra le pecore. Non è un caso che Marco Montemagno lanci linee guida su come gestire aspetti della comunicazione riallacciandosi a quando giocava a ping pong. Si tratta di capire che se il medium è il messaggio e il messaggio sei tu, allora il medium sei tu. Fare comunicazione significa considerare se stessi come il filtro attraverso cui dare colore a ciò che si intende comunicare. È questo genere di connotato che ti rende credibile ed è su di te che devi lavorare, senza scimmiottare gli altri. Guardati dentro e trova il tuo punto di vista, il tuo modo di fare, ricordati da dove vieni e raccontami questo, perché è l’unica cosa vera che conta, l’unica cosa saggia da fare.
Se poi sei pure bravo, tanto meglio.