Arrivano spesso domande sull’opportunità di gestire le tassonomie in un modo o nell’altro su blog e siti e-commerce. Oggi proviamo a fare il punto su cosa sono e come gestire le tassonomie, caso per caso.
La prima cosa da sapere è che per quanto riguarda i siti internet, le tassonomie non sono cocktail o aperitivi a base di Tassoni, ma sono gli archivi che listano contenuti, classificandoli per tipologia, secondo logiche stabilite a monte. A monte significa che devi avere un quadro chiaro delle tassonomie su carta (reale o virtuale) già prima di andare online.
Un primo errore molto frequente è mettere online un sito con gli archivi vuoti. Si verifica spesso quando non si capisce che il quadro organizzativo va stabilito a priori come detto, e che le varie categorie vanno pubblicate solo quando ci sono i contenuti da listarvi, altrimenti Google darà sin da subito un punteggio basso al sito web e sarà difficile recuperare.
Breve parentesi: negli ultimi mesi si moltiplicano i casi di siti nuovi che non entrano proprio in indice. Quasi sempre parliamo di siti che vanno online con 4 pagine, da cui l’esortazione a chi si affaccia sull’internet a fare appena appena meglio di così, insomma, se devi farlo, fallo come si deve.
Dunque fatto salvo l’avere un quadro chiaro su quali saranno le categorie, se vai online con dieci contenuti in tutto, dovrai avere solo il numero di categorie minime per accogliere i 10 items, magari una sola categoria, magari nessuna, non certo le 40 categorie a cui avevi pensato e che “un giorno” renderanno senz’altro il tuo sito un punto di riferimento nel suo settore!
Tassonomie verticali
Le tassonomie verticali, sia per quanto riguarda uno shop online, sia per un blog, sono solitamente le categorie. Queste per loro natura dovrebbero essere verticali ed esclusive, dunque ciò che si trova nella categoria 1, NON dovrebbe potersi trovare ANCHE nella categoria 2. Per capirci, se hai uno shop online di elettrodomestici, non metterai un aspirapolvere nella stessa categoria dei tostapane. Le sottocategorie mantengono lo stesso grado di verticalità creando però un sottogruppo, come ad esempio quello dei televisori con schermo Oled. La categoria madre conterrà tutti i televisori – anche quelli con schermo oled – mentre la sottocategoria terrà insieme tutti e solo i TV con schermo oled. Il principio per il blog è lo stesso, ma ricorda che le sottocategorie non sono obbligatorie. Si creano quando servono e se servono.
Tassonomie orizzontali
Le tassonomie orizzontali sono invece quelle che per loro natura riuniscono ciò che le categorie hanno precedentemente diviso. In questi casi parliamo spesso dei tag. Per uno shop online, restando nell’esempio degli elettrodomestici, potrei decidere che un tag prodotto è quello dei TV da 55 pollici. Questo archivio sarà trasversale a tutti i televisori, indipendentemente dalla tecnologia dello schermo. In alternativa (più frequente), potrei ancora aumentare la trasversalità della tassonomia orizzontale introducendo gli archivi BRAND, quelli che raggruppano proprio tutti gli elettrodomestici di un certo marchio, indipendentemente dal fatto che siano televisori, friggitrici ad aria o tostapane. Non a caso, la maggior parte dei CMS per e-commerce permette proprio di creare questo genere di archivi, che introducono un doppio livello di ricerca, mostrando da un lato i prodotti per tipologia nel menu principale e dall’altro gli stessi prodotti raggruppati per brand. Sono comodi e mettono tutti d’accordo, soprattutto generano comunicazione tra i silos, che sarà più o meno utile in base al tipo di progetto… ma questa è un’altra storia.
Se hai un blog, le tassonomie orizzontali sono spesso i tag, che vanno sviluppati con la stessa logica inquadrata fin qui, per generare un ordine di trasversalità. Soprattutto, i tag, specie su WordPress, vanno creati quando servono e non a caso come succede molto spesso. Esiste infatti ancora l’equivoco figlio dell’ignoranza, di generare un tag nuovo per ogni articolo inserito e pubblicato. Questa condotta è deleteria per la scansione, perché si generano centinaia, quando non migliaia di archivi tag, rigorosamente vuoti, con conseguenze negative sul punteggio di qualità complessivo che Google assegnerà all’intero sito.
Il problema del blog interno
Se gestisci un sito aziendale, magari un e-commerce con blog interno, dovresti fare attenzione a non avere le categorie dello shop e quelle del blog più o meno ottimizzate per la stessa chiave o ambito di ricerca. In linea di massima Google decide cosa mostrare senza problemi, ma perché metterlo in condizione di dover scegliere tra due pagine dello stesso sito? È purtroppo frequente osservare blog interni che in pratica ripropongono il menu principale dei prodotti anche per la parte editoriale. A questa cosa farei attenzione.
Allo stesso modo, il sito di un professionista come ad esempio un odontoiatra, rischia di avere una pagina business che descrive il servizio della pulizia dei denti e la categoria del blog similmente ottimizzata per la stessa cosa. In questo caso puoi mantenere la sola categoria del blog interno, aggiungendo ad essa un testo introduttivo che la faccia diventare nei fatti una pagina business, al fondo della quale troveremo il classico listato degli articoli pertinenti con la pulizia dei denti. In questo modo eviterai sovrapposizioni e farai convergere tutta la rilevanza su una pagina sola che farà entrambi i mestieri.
Sarai più forte. Più solido.
Ma questa è solo un’infarinatura sulle tassonomie. Di volta in volta potrai ragionare sulle possibili variazioni guardando ai casi particolari, agli obiettivi, al segmento di mercato, alla struttura dei silos, insomma, non c’è una cosa sola che va bene sempre… bisogna sapersi guardare intorno.