Oggi parliamo di comunicazione furba e dei limiti che talvolta si ritiene opportuno oltrepassare in nome dell’opportunismo.
Negli ultimi giorni è proprio la parola “opportunismo” a risuonare nella mia mente in modo quasi fastidioso. Forse la verità è che bisogna essere un po’ spietati per stare a questo mondo. Occorre saper intercettare le paure per catturare l’attenzione di chi ormai fa scrolling sul telefono senza se e senza ma.
Il giornalismo tra SARS e Corona virus
Sono passati quasi 20 anni dall’epidemia di SARS che costò la vita a centinaia, forse migliaia di ristoranti cinesi in tutta Italia. Anche la SARS era un corona virus dello stesso tipo, ma a fare la differenza rispetto ad oggi furono i mezzi di informazione. A quel tempo le notizie rimbalzavano sull’opinione pubblica alimentate da giornalisti più o meno accreditati, dei quali però si poteva almeno inquadrare una linea editoriale e politica. Oggi l’informazione si spezzetta e si frammenta tra mille canali YouTube, ciascuno gestito da persone di cui non conosciamo le intenzioni. Il risultato è un polpettone in cui il giornalista e il fruitore non hanno consapevolezza, né interesse a scoprire la verità, solo a rinforzare il proprio bacino di visitatori da una parte e le proprie convinzioni dall’altra.
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Si dice che la pluralità di canali e la pervasività del nuovo giornalismo siano un bene per la democrazia, ma dopo tutto questo tempo ho imparato che ogni passo avanti si porta dietro (almeno) un mezzo passo indietro. Se da un lato abbiamo un giornalismo partecipativo davvero maturo, dall’altro c’è una pletora sconfinata di siti web e canali tematici disposti a scatenare l’inferno per 1.000 visite in più. Nella città in cui vivevo 20 ani fa, c’erano decine di ristoranti cinesi. Alla fine dei giochi ne erano rimasti aperti solo due, ma perché si erano riconvertiti in ristoranti giapponesi, tanto chi li distingue.
Ora tocca alle mercerie cinesi
Oggi abito in campagna. Non lontano da casa mia ci sono due mercerie cinesi un ferramenta italiano. Ora succede che le persone stanno migrando in massa verso il negozio di ferramenta, che negli anni si era specializzato in articoli idraulici per diversificarsi ed evitare di soccombere rispetto ai prezzi cinesi sui riduttori e le prolunghe elettriche. La scena è che ogni giorno passo davanti ad una merceria cinese deserta e ad un ferramenta stracolmo, in cui (poveri loro) ormai ci si aspetta di trovare anche le mutande e gli articoli di cartoleria. No, questa cosa non può durare. Del pollo al bambu si poteva fare a meno, ma delle risme di carta cinese a due euro proprio no. Ma non voglio dilungarmi su questo punto.
Virus ovunque
Se hai fatto ricerche sul corona virus – ed è sicuramente così – Google ha registrato il tuo interesse in questo topic. Se oltre questo hai fatto anche ricerche sui computer Apple, i poderosi algoritmi associativi ti hanno infilato dentro un cluster tale che la tua rassegna stampa, quella che leggi al mattino sullo smartphone, riporterà molto probabilmente il glorioso articolo di un magazine tech in cui si parla del nuovo virus cinese – lanciato da hacker cinesi – che sta infettando i computer Apple. È pericoloso e subdolo perché per installarlo sul computer basta fare click su link che si trovano addirittura in commenti nei video YouTube o su pagine Wikipedia. Di questi tempi certi Mac users sarebbero capaci di usare una mascherina anche solo per questo.
Il problema tutto di questi tempi, non è dunque solo stabilire se una notizia sulla diffusione del corona virus sia veritiera, sovra o sottostimata, quanto dover fare i conti con le nuove forme di sciacallaggio su argomenti che non c’entrano niente con l’epidemia, ma che sfruttano questa per ingannare gli algoritmi associativi delle rassegne stampa web, dei social network e dei motori di ricerca. Se ad esempio segui le vicende della “corona” inglese, puoi immaginare quanto sia facile per un giornale di gossip mettere fuori notizie ambigue sulla fuoriuscita del principe Harry dalla famiglia reale sotto l’influenza (il virus) di sua moglie. Ti sembra assurdo? Evito di favorire queste persone girandovi il link, ma è là fuori da qualche giorno a collezionare visite su visite.
E sull’ultima disputa amichevole tra birra Ceres e “Corona”? Per fortuna i creativi di queste due aziende sono persone illuminate, ma chi scrive di questi brand per il proprio tornaconto lo è molto meno. A cascata le notizie sullo stato di salute di Fabrizio Corona e su tutti i regnanti europei.
Fin quando ce n’è.
Intanto mentre aspettiamo che Taffo ci faccia conoscere la sua opinione sulla faccenda, il mio amico dentista ha appena pubblicato su facebook uno stato in cui denuncia la difficoltà nel reperire mascherine chirurgiche per gli interventi.
E tu? Sei pronto a cogliere al volo quest’opportunità per rubacchiare qualche visita e fare il fico con gli amici il prossimo weekend? Sul serio, di tutta questa tecnologia, di tante possibilità prima impensabili, cosa vogliamo farcene?