Certe cose che trovi sull’internet, proprio come questo articolo, servono proprio a renderti nervoso. Se ciò che stai per leggere ti produrrà una sensazione di fastidio, vuol dire che sei proprio il tipo di persona per cui ho pensato di scrivere questo contenuto.
Oggi parliamo dell’argomento più effimero di tutti, ma che allo stesso tempo sembra essere il chiodo fisso per tantissime persone: il successo. Cosa accidenti è il successo e come si raggiunge? Proviamo a rispondere a queste due domande, come non ha mai fatto nessuno prima d’ora:
Cos’è il successo
Ti sorprenderà prendere atto che il “successo” altro non è che il participio passato di succedere, dunque qualcosa di legato a un’azione compiuta nel passato i cui riverberi possono arrivare fino al presente e ancora proiettarsi in avanti verso il futuro. Una persona di successo è dunque quella che ha fatto succedere qualcosa di “importante” almeno una volta nella vita. Ora se sei J.D. Salinger e hai scritto il giovane Holden, hai quel tipo di successo che ancora “succede” e di certo “succederà”. Quel tipo di riscontro è il massimo che ci si possa aspettare in quanto frutto della propria opera.
Di contro, puoi avere successo mettendo a segno un bel colpo nel tuo mestiere, magari riscuotendo approvazione e profitto per un buon progetto consegnato, con annessi festeggiamenti e vinello del venerdì sera. In quel caso, non avendo scritto il giovane Holden, quello che hai fatto contribuirà a sviluppare un’idea positiva di te tra le persone, ma non avrà un’emanazione sufficiente a durare nel tempo. In questo senso, tutte le volte che hai successo sei nei guai, perché ti tocca tenere alta l’asticella e lavorare per mantenerlo. Ora, visto che la maggior parte delle persone non è come J.D. Salinger, possiamo concludere che il successo è un demone, da cui sarebbe opportuno fuggire prima che ti divori l’anima.
In effetti mi sa che questa cosa l’aveva capita pure Salinger, vabbè.
Come si raggiunge il successo
Ho già risposto prima a questa domanda, ma forse non ancora in modo adeguato. È facile dire che per avere successo occorre fare qualcosa di importante nel proprio ambito, ma il successo non è solo legato al riconoscimento per l’opera svolta. C’è qualcos’altro dietro.
La tua identità viene ricavata fin da bambino, da ciò che gli altri dicono di te. Se la maestra, tua mamma e gli amici ti dicono che sei bravo, ciò concorrerà a farti costruire un’identità positiva, da cui probabilmente verranno fuori cose buone, appunto di successo. Tutto chiaro, salvo che non è tutto qui. Ci sono due caratteristiche dentro l’identità delle persone:
- quanto sono brave;
- come trattano gli altri.
L’identità che ti viene appioppata fin dalla più tenera età, riguarda a grandi linee la tua intelligenza razionale, vale a dire quanto tempo impieghi a capire che se infili le dita nella presa elettrica prendi la corrente. Ma per quanto tu possa essere “bravo” tecnicamente parlando, se tratti gli altri come pezze da piedi, le tue possibilità di replicare un’azione di successo saranno fortemente ridotte, proprio dalla mancanza di opportunità causata dal fatto che il mondo ti vede come lo vedi tu. E tu vedi solo un avversario da superare.
L’Italia è un Paese in cui il successo vero è per pochi, perché la scuola funziona assegnando meriti alla sola intelligenza razionale, per di più su base competitiva, senza tenere in minima considerazione il fatto che la maggior parte del successo dipende dalla tua capacità di avere a che fare con le persone e non da quello che sai fare tecnicamente.
Ho letto uno studio secondo cui il 90% delle persone che vengono da famiglie ricche restano ricche, mentre il 90% di quelle che vengono da famiglie povere restano povere. Questa statistica ci racconta due grandi verità, la prima è che il successo non c’entra col conto in banca, la seconda è che quello delle persone di successo è un club molto (molto) esclusivo.
Ed è fatto di belle persone, per forza di cose.