Negli ultimi tempi non si parla d’altro che non sia intelligenza artificiale. A partire dalla Chat GPT3 che risponde per iscritto a qualunque domanda, fino alle tecnologie che generano immagini o le trasformano, creano suoni, addirittura voci indistinguibili da quelle umane, o codici di programmazione, non sembrano davvero esserci limiti agli scenari del possibile.
La tecnologia entra dunque a gamba tesa nel lavoro di chi scrive, di chi fa grafica, di chi programma, perfino di chi fa musica o podcast, aumentando a dismisura le possibilità creative e mostrandoci un mondo che a breve riuscirà a liberarci dai lavori più ripetitivi che caratterizzano le vite lavorative di chi opera sul web a tantissimi livelli. Una valanga di persone.
Perderò il lavoro!!!
Avendo la fortuna/onere di gestire la moderazione di tutti i post nel gruppo dei Fatti di SEO – anche di quelli che non vengono pubblicati – negli ultimi giorni mi sono fatto un’idea abbastanza chiara sugli umori di chi lavora nell’internet, circa le nuove applicazioni dell’intelligenza artificiale. Ne ho parlato anche nel corso di un’intervista uscita da poco su Giornalettismo. Esiste una divisione antropologicamente interessante tra:
gli entusiasti, che guardano con grande curiosità a ciò che accade, provando a descrivere l’evolversi degli eventi giorno per giorno e provando a fare inferenza sui possibili utilizzi. Per loro il mondo è un posto migliore, giorno dopo giorno.
I curiosi/confusi, certamente colpiti da quest’ondata di novità, non sanno ancora valutare la portata del fenomeno, per cui esplorano certamente le potenzialità delle AI, ma si mantengono cauti circa il giudizio di valore.
I detrattori, che senza farsi troppi scrupoli, postano a raffica per denigrare le tecnologia basate sull’intelligenza artificiale, perché funzionano male, commettono errori, non sostituiscono l’essere umano, sporcano, inquinano e talvolta bestemmiano, salvo scoprire che il contenuto di bassa qualità era stato generato a partire dalla richiesta “scrivimi un contenuto promozionale per la mia attività che vende cartucce per stampanti“.
I detrattori stanno facendo più rumore degli altri. Tra i loro post, leggo veri e propri anatemi da parte di persone eufemisticamente sfiduciate, che ravvisano la fine del mondo. Verremo buttati per strada dalle AI, che permetteranno alle imprese di tagliare il personale “non necessario”, per mettere l’intera produzione editoriale nelle mani di un solo manager armato di API per richiamare il potere metafisico e apotropaico delle intelligenze artificiali. Amen fratello.
Sì, perderai il lavoro. E sarà la cosa migliore che ti possa capitare
L’essere umano si ferma tendenzialmente dove è comodo. Si accontenta, almeno lì per lì. Finisce col fare i lavori più ripetitivi e (in apparenza) rassicuranti, che col tempo diventano vere e proprie trappole da cui è impossibile fuggire. Là fuori è pieno di gente frustrata, perché si è fatta bastare il mondo che ha trovato sullo scaffale del supermercato.
Via via che queste nuove tecnologie continueranno a evolvere, ci sarà sempre meno spazio per chi si è accontentato. Un copy che scrive articoli generici su come far passare il mal di schiena e che non va al di là di quelle competenze, è un professionista privo di verticalità. È come il classico casellante. Servirà sempre averne uno, perché non si sa mai, ma le postazioni sono tutte automatiche. E quella non è intelligenza artificiale?
La verità è che molti a tantissimi livelli, saranno costretti dalle circostanze a rimettersi in gioco, perché quelle attività che finora gli hanno consentito di tirare avanti, a breve non saranno più servizi che varrà sempre la pena commissionare ad esseri umani.
E ben venga, principalmente per un motivo: questa stessa tecnologia che sta per farti perdere il posto, sarà anche a TUA disposizione, quindi ora sta a te capire cosa farne, come sfruttarla per accelerare la tua creatività e scrollarti finalmente di dosso quella frustrazione derivante dall’inedia di anni passati a scrivere articoli di 500 parole su come si pulisce la dentiera.
Quindi smettila di raccontarci quanto funziona male la chat GPT3.
La corsa all’oro è appena cominciata.