Nella SEO paga di più il duro lavoro o la furbizia?

La domanda che leggi nel titolo di quest’articolo è stata posta qualche giorno fa da un utente nel gruppo dei Fatti di SEO. Data la quantità e la qualità della discussione che ne è nata, trovo utile esprimere un punto di vista magari un po’ più argomentato di quanto non sia possibile fare sui social.

Partirei intanto col dire che là fuori c’è tanta gente che nemmeno ha idea di cosa voglia dire fare SEO e ciò rende la domanda ancora più insidiosa di quanto non sembri già. Intendo dire che intanto l’espressione “duro lavoro” andrebbe spiegata. In che senso duro lavoro? Editoriale? lato codice? Sistemistico? Di progettazione?

furbizia o lavoro duro

furbizia o lavoro duro?

E di contro, in cosa consiste la “furbizia” a cui si fa riferimento nella domanda? L’utente nel gruppo parla di un sito fatto malissimo, con 30 pagine di contenuto, 500 pagine di forum interno vuote, posizionato primo per una parola chiave importante e altamente strategica per vendere.

Prima di andare avanti, premetto per trasparenza di non conoscere l’utente in questione, né di aver mai visto i siti web riguardanti la domanda posta nel gruppo. Il contenuto che segue è dunque da intendersi come un’insieme di osservazioni generiche, che per tanto non riguardano strettamente persone o siti web in particolare. Insomma, faccio un ragionamento in generale.

 

Google premia davvero i furbi?

E per l’appunto, chi sarebbero questi furbi? Se il segreto per ottenere buoni posizionamenti è avere un sito web con poche pagine di contenuto e un ampio volume di pagine forum  – o di altra natura – vuote, perché i siti web meglio posizionati su chiavi competitive non sono fatti così?

Ma poi, non sarà che quell’utente ha espresso un giudizio unicamente basandosi sui posizionamenti che ha potuto vedere in un certo momento? Proviamo a fare alcune considerazioni ignoranti:

  1. La settimana scorsa un altro utente ha lamentato un crollo verticale di visite a seguito di downgrade del servizio hosting da una soluzione cloud a un normalissimo hosting condiviso. Da cui mi chiedo: vogliamo dare un’occhiata alle caratteristiche del server su cui è hostato il sito web “furbo”? Senza scomodare aspetti per i quali non c’è ufficialità come la localizzazione del server e dell’IP, sai che le performance in apertura incidono direttamente (e tantissimo) sulla visibilità organica?
  2. Non sarà che il sito web “furbo” tra un mese non è più visibile manco col binocolo?
  3. Se quello stesso sito web “furbo” si fosse trovato a competere in un segmento di ricerca diverso, avrebbe ottenuto lo stesso risultato?
  4. Soprattutto, il web master del sito “furbo”, sa veramente di essere furbo o magari ha ottenuto un risultato che non si aspettava?

Perché vedete, è molto facile concludere che Google funziona male o che la fuori è pieno di geni del male, mentre di contro può essere davvero difficile accettare l’idea che:

  1. Google testa continuamente i risultati di ricerca facendoli oscillare, per cui non c’è niente di strano se in un certo momento una pagina web che non sembra meritare tanta visibilità si posiziona meglio di altre.
  2. E chi l’ha detto che quella pagina merita meno rispetto alla tua? Ricordo ancora una live in cui osservai due pagine di altrettanti siti web tematizzati sul karate. A detta del web master il suo sito era migliore, ma l’altro, quello “inguardabile” per me poteva complessivamente essere valutato meglio perché più leggero e diretto nel trasmettere le informazioni.
  3. Collegato all’osservazione precedente, se la pagina è complessivamente migliore, il fatto che il sito web ospiti 500 pagine di forum vuote può essere del tutto ininfluente. Certo, tutto (sempre) dipende.
  4. Leggendo quello che le genti scrivono sull’internet, mi risulta effettivamente difficile credere che dietro ogni sito approssimativo che si posiziona bene ci sia una mente diabolica e priva di scrupoli. Insomma, parliamone…

 

In alternativa c’è il lavoro duro…

… che però in questo mondo di furbastri non paga mai. Ma guarda, la butto lì, non sarà che remi con troppa forza nella direzione sbagliata? Leggiamo di persone che tirano su un’architettura con 100 tra categorie e sottocategorie per ospitare complessivamente meno di 300 articoli, per non parlare dell’uso improprio degli archivi tag che per carità vengono inseriti sempre e in modo copioso, almeno una decina per ogni nuovo articolo pubblicato, perché c’è dietro il lavoro duro.

E dopo tutto questo lavoro duro, magari scopriamo che il piano editoriale nemmeno c’è, quindi gli articoli sono quasi sempre privi di una linea editoriale tale da permettere a Google un incasellamento del sito web per area tematica. Cioè, ogni articolo è lungo quanto i Promessi Sposi (perché c’è il lavoro duro), ma né utenti, né motori di ricerca riescono a farsi un’idea di cosa stanno veramente leggendo e perché. Occhio, sto esagerando, ma solo per farvi vedere che se non sai cosa stai facendo, può essere paradossalmente meglio affacciarsi sul web con un sito povero di contenuti, ma leggero, piuttosto che con un sito pieno di contenuti, ma non “ricco” in quanto farcito di parole prive di accortezza ospitate su architetture ridondanti e mal progettate.

 

E quindi, cosa paga veramente?

Nella SEO paga l’intelligenza e il metodo. L’intelligenza è (in parte) la capacità di collegare le cose a partire dall’osservazione, il metodo è la disciplina con cui ti organizzi dopo averle collegate.

One Response

  1. Sam 28/04/2022

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