Parliamo di backlink per il posizionamento

I backlink hanno avuto nel corso degli anni un grande peso per quanto riguarda il posizionamento nei motori di ricerca, ma a fasi alterne, la loro incidenza è stata variabile a seguito di tutti gli aggiornamenti occorsi al core di Google.

profilo backlink

profilo backlink

Negli ultimi anni vediamo serp sempre meno stabili, proprio in virtù del fatto che Google ha spostato il peso dei fattori di ranking dal valore intrinseco del profilo backlink ai comportamenti degli utenti. Questo passaggio ha fatto sicuramente aumentare il rumore su tante serp, giacché i segnali comportamentali possono variare e lo fanno spesso spesso, ma almeno ora Google ha un modo più genuino per assegnare valore ai siti che meritano un buon posizionamento, mentre tutti sappiamo quanto fossero manipolabili i profili backlink. Con questo ridimensionamento, che qui ho semplificato in modo selvaggio, senza fare alcuna delle mille distinzioni che occorrerebbero, le persone che curano progetti web si pongono finalmente domande diverse e meno banali rispetto al passato.

ad esempio un utente chiede:

«Avete suggerimenti seri (no black hat no a pagamento) per ottenere backlink? (mi) Voglio posizionare sopra un competitor pieno di backlink fasulli, ma che per qualche strana ragione, stanno ancora bene a Mr. G. Suggerimenti? (Vanno bene robe banali – che sicuramente conosco – e robe un po più skillate)»
La mia risposta è stata la seguente:
fai “amicizia” con persone che gestiscono progetti web interessanti per il tuo stesso pubblico, ma che hanno un business diverso. Soprattutto, il loro business non deve essere “venderti un backlink”. Io passo giornate intere a disegnare strategie di posizionamento basate su questo principio e vengo sistematicamente sbeffeggiato dai colleghi che si rifanno alle classiche liste col prezzario dei backlink a seconda del dominio e del punteggio di autorità (e con l’IP diverso, ché non si sa mai). Spesso la differenza tra me e questi professionisti è che io curo aziende, mentre loro seguono progetti che vendono tostapane in affiliazione su Amazon.

Il mito del sito brutto, (ma) primo su Google

Giorni fa, un altro utente si chiedeva come fosse possibile che un sito web evidentemente meno curato sul piano tecnico, sviluppato con tecnologia vecchia e perfino privo della versione mobile, fosse sempre primo per una query da centinaia di migliaia di ricerche al mese, mentre il suo fosse costantemente condannato a una posizione mediana nella stessa prima pagina di Google.

Immancabilmente si sono fatti avanti i sostenitori della teoria “lui ha comprato una tonnellata di backlink. Perché IO certe cose le so”. Ma al netto della tecnologia più o meno attuale, bastava osservare i due siti per accorgersi che il primo, quello meglio posizionato, offriva molte più informazioni senza scrollare, mentre quello dell’utente che aveva fatto il post mostrava intanto un enorme spazio vuoto proprio nella prima videata, per relegare la “ciccia” allo scroll.

Insomma, mentre facciamo le pulci al codice più o meno datato dei concorrenti e mentre ci interroghiamo sul sul peso dei backlink, i progetti che vincono su certe serp sono semplicemente quelli più immediatamente fruibili e quelli che in virtù di alcuni elementi di layout originali, hanno saputo creare nel corso degli anni una riconducibilità tale da generare abitudine, se non proprio affezione.

Nello stesso post un utente ammetteva di avere proprio quel sito “brutto” tra i preferiti del browser da anni, pur sapendo che ne esistono di più moderni. È che quando le persone si abituano, difficilmente cambiano strada. Ora quest’osservazione aprirebbe un’importante riflessione sul fatto che mettiamo online siti web il cui aspetto è basato su temi WordPress con caratteristiche simili, per carità più usabili rispetto alle pagine web “vecchie”, ma che proprio per il fatto di seguire regole valide sempre e per tutti, finiscono con l’apparire meno efficaci rispetto a un layout che invece sa creare una riconducibilità primitiva con l’argomento di cui si tratta.

Finire tra i preferiti del browser. Quella è la link building che funziona.

Altroché.

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