Partita iva o dipendente?

Una domanda semplice e affascinante per la quale ti dico subito che non c’è risposta, o meglio c’è, ma non prescinde dai punti di vista propri di chi difende l’una o l’altra campana.

Per questa trattazione lasceremo fuori la figura dell’imprenditore, che fa proprio un altro mestiere, occupandosi principalmente di come far crescere la propria azienda senza occuparsi direttamente della realizzazione dei prodotti o servizi erogati. Le aziende non sono imprese individuali o società con due o tre soci, ma sono appunto AZIENDE e se mi trovo a puntualizzarlo è unicamente perché Linkedin trabocca di imprenditori la cui “azienda” è un e-book su come guadagnare online pubblicato in self publishing su Amazon. Non di imprenditori dunque parliamo qui, ma ad esempio di persone che operano direttamente all’erogazione di un servizio che può essere la realizzazione di un sito internet.

Tizio e Caio realizzano siti web

Tizio e Caio sono cugini (perché si è sempre cugini di qualcuno) ed entrambi sono particolarmente abili a sviluppare siti web. La loro bravura è a pari livello, ma Tizio e Caio hanno due caratteri molto diversi. Sono ambedue persone miti, ma Tizio mal sopporta l’idea di avere un capo, mentre a Caio interessa solo far bene il suo lavoro e non vuole altre incombenze o distrazioni. Tizio ha scelto di aprire la partita iva, mentre Caio ha scelto di inviare curricula in giro finché non ha trovato un buon posto di lavoro nella web agency dei suoi sogni. Contenti tutti?

Cosa non piace a Tizio e cosa non piace a Caio

Tizio lavora con partita iva e in breve tempo il suo fatturato è cresciuto fino a portarlo in regime ordinario, quindi con quello che paga di tasse ogni anno potrebbe comprarsi una Mercedes o giù di lì e questo non gli fa piacerissimo, soprattutto perché quando arriva il momento fatidico deve fare questi F24 da (parecchie) decine di migliaia di euro. L’evasione non è contemplata, perché Tizio semmai infrange le regole, non la legge. A Tizio non piace l’idea di non avere alcuna forma di tutela in caso si ammali o si infortuni, non gli piace il fatto di portarsi il lavoro in vacanza, non gli piace quando ci sono mesi in cui arrivano poche richieste e deve vedere come tirare su il fatturato inventandosi cose. Non gli piace perdere un sacco di tempo a curare la parte amministrativa, perché nonostante abbia un commercialista, tante cose deve studiarsele lui in prima persona. Cose che non gli interessano proprio. A tizio non piace dover fare e sapere mille altre cose che lo distraggono dall’approfondire la propria materia.

Caio lavora come dipendente e non gli piace l’idea che dalla sera alla mattina l’azienda in cui è impiegato possa buttarlo fuori (succede eccome, soprattutto adesso). Non gli piace l’idea di potersi ritrovare a lavorare fianco a fianco con persone invidiose, meschine e opportuniste. Non gli piacciono l’arrivismo e la prevaricazione da parte dei superiori che spesso sanno dimostrarsi umorali e meno capaci di lui a prendere decisioni. Non gli piace il bonifico sempre uguale che gli arriva ogni mese, indipendentemente dal fatto che l’azienda vada a gonfie vele o subisca una battuta d’arresto. Non gli piace quella sensazione di essere ascoltato solo a metà e solo per certe cose, perché comunque la sua opinione conta, ma non troppo. A Caio non piace dover chiedere un permesso al lavoro per andare in Posta a pagare una multa.

Cosa invece piace a Tizio e Caio

A Tizio, che lavora con partita iva, piace sapere di poter perdere un cliente, anche due o tre, ma di non poter perdere il “lavoro”, perché Tizio non può essere licenziato. Gli piace l’idea di potersi svegliare molto presto o farlo a mezzogiorno e lavorare di notte. Tizio adora l’idea di poter mandare a quel paese un cliente irrispettoso o scorretto. Ne va proprio matto. Gli piace sapere che se le cose vanno bene guadagnerà di più e sarà tutto merito suo, mentre se tutto va male sarà stata colpa sua, anche se sulle prime non capirà il perché. A Tizio piace molto sapere di non avere capi supremi, né persone sopra di lui. Certo, farà ciò che i clienti gli chiederanno di fare, ma avrà con loro un rapporto di collaborazione e mai di subordinazione. L’opinione di Tizio potrà valere più di quella dei dipendenti dell’azienda cliente, altrimenti Tizio non sarebbe stato chiamato in causa. Quando si dice che uno c’ha il potere!

A Caio, che lavora come dipendente, piace un sacco l’idea di potersi concentrare al 100% sul lavoro che ama. Gli piace prendere il caffè con i colleghi in pausa, gli piace non dover spiegare il proprio lavoro a clienti che di mestiere vendono birre e panini, gli piace confrontarsi con il team di sviluppo e questo gli permette di crescere anche molto velocemente. Caio sa che è lavorando a stretto contatto con altri che si raggiungono i risultati più ambiziosi e solo un team interno ti permette di moltiplicare gli sforzi. Gli piacciono le tutele che gli consentono di restare a casa quando si ammala e gli piacciono le ferie pagate. Soprattutto a Caio piace staccare e andarsene in giro con gli amici senza preoccuparsi troppo dei problemi rimasti aperti sulla scrivania, ché tanto se ne riparla domani. E poi tutto sommato sono problemi suoi solo fino a un certo punto.

Conclusioni: chi vince?

Meglio la vita che fa Tizio o quella di Caio? Come vedi è impossibile rispondere una volta per tutte, ma se leggendo questo articolo provi più simpatia per l’una o per l’altra posizione, potrai ricavarne un indirizzo orientativo utile a capire in che direzione andare.

Quale delle due strade risuona con il tuo carattere e con le tue aspettative? La scelta finale è importante, perché ti dice qualcosa su chi sei… ed è per questo che siamo qui.

Oh, se pensi che manchi qualcosa nella mia descrizione dei plus e minus lavorativi di Tizio e Caio, non esitare a scriverlo qui sotto in un commento. Ti aspetto!

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