Perché gli e-commerce falliscono sempre

Quella che stai per leggere è una riflessione a margine delle statistiche sul ciclo di vita medio di un sito e-commerce. Unioncamere ha registrato un aumento di 10.000 siti e-commerce negli ultimi 5 anni a testimonianza del fatto che il numero degli shop online è in continuo aumento, ma quello che non dicono è che la maggior parte dei nuovi siti e-commerce, abbassa definitivamente la saracinesca virtuale entro la fase di startup, che come sai si sviluppa nei primi 5 anni. Non “cielo” dicono, perché deve sembrare tutto bello e tutto facile, a patto di trovare il “giusto” partner tecnologico. Bello vero? Bello sì, però NO, non è vero.

E sarei anche un po’ stufo di questi studi che tradiscono diversi “non detti” clamorosi, lasciandoti intendere che se non sviluppi la tua attività sotto forma di shop online, stai perdendo l’occasione della vita.

No, se hai una piccola gioielleria in un paese di campagna, con la tua utenza locale, probabilmente non è il caso di aprire un sito e-commerce, perché non avresti il budget per competere con le gioiellerie che investono diecimila euro al mese in ADS. Certo potresti studiare il mercato e trovare una nicchia in cui infilarti con solo alcuni prodotti molto specifici, ma appena i concorrenti con più capacità di spesa se ne accorgeranno, ti butteranno fuori, quindi bene che vada sarai andato bene per qualche anno. In certi casi la buona vecchia saracinesca in lamiera resta l’unico modo per andar avanti. Detto così sembra paradossale, ma tant’è.

Davvero vuoi aprire un sito e-commerce per vendere anche online abbigliamento casual di fascia media? Ma sul serio? Ogni tanto mi capita qualche piccolo imprenditore a cui i soliti noti hanno fatto il discorsetto: non ti preoccupare, dacci 99 euro al mese e ti facciamo la vetrina per darti visibilità con il “link building”, così sarai primo su Google e il fatturato crescerà del 30% in 6 mesi. Chissà perché dicono sempre “30% in 6 mesi”, forse avrà un bel suono. Prova a dirlo ad alta voce: “30% in 6 mesi”. Sì, in effetti suona bene, peccato che siano numeri campati per aria, utilizzati da realtà piccole e grandi a caccia di polli da spennare.

Il vero mercato sul web

Perché la verità è che il grosso mercato da saccheggiare è proprio quello delle microimprese da convincere in tutti i modi a farsi fare il sito web. Ma non c’è niente di etico nel persuadere chi vende le mutande al mercato che l’internet è la nuova El Dorado.

Per me è abbastanza facile capire se ho davanti un imprenditore che può affrontare le sfide del web. Mi basta girargli un mio preventivo e aspettare la reazione. Se non sviene allora c’è la possibilità di fare qualcosa, ma comunque a patto di non pretendere di vendere il ghiaccio agli esquimesi. Mi spiego meglio: per quanto budget si possa avere, gettarsi in questo momento storico DA ZERO su segmenti di mercato completamente saturi, rischia di essere un vero bagno di sangue, per cui il gioco può non valere la candela. E un consulente con un minimo di spina dorsale, queste cose le dovrebbe dire!

In definitiva, se vuoi fare e-commerce e vuoi farlo bene, devi farlo dove c’è spazio, quindi devi essere specifico, devi farlo con le forze e nei tempi che servono, quindi serve budget, perché sarai in perdita per anni e devi avere una faccia – oltre che lo stomaco – perché il brand andrà consolidato ogni giorno, quali che siano le dimensioni del tuo business.

Ché poi, a vendere le mutande al mercato, pure lo devi saper fare.

Mica son buoni tutti.

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