Oggi vorrei fare una considerazione breve e che forse farà storcere il naso a più di una persona. Sono davvero anni che penso a questa cosa e ogni volta mi chiedo se sono il solo a far caso a quello che sto per scrivere qui, o se magari se n’è accorto anche qualcun altro.
Qualche tempo fa ero in webinar Live insieme a Chiara, Fabio e Massimo, moderati da Andrea Mattioli sui temi delle smart skills. A un certo punto si parlava del fatto che a livello giornalistico, un articolo valga più di un altro a seconda della “firma”, quindi del volto che c’è dietro. Il brand personale del giornalista offre un connotato – se preferisci un sotto testo – tale da infondere un significato e un valore più alto al contenuto. È il punto di vista che fa la differenza tra un articolo d’autore e un altro del tutto trasparente, magari scritto da un’intelligenza artificiale o al limite da un coprywater.
Il brand personale, oggettivato in un volto, una voce, un modo di fare, riscalda qualunque tipo di business. Che tu abbia un’auto officina, che tu sia un idraulico o un consulente SEO, metterci la faccia nel modo giusto ti permetterà di costruire un tuo pubblico, fatto di persone che saranno ben disposte a darti fiducia, permettendoti di stabilizzare e far crescere gradualmente le entrate, evitandoti di giocare al ribasso sui prezzi per mantenerti competitivo. E sappiamo bene che quando la partita si gioca su chi chiede un euro in meno, sei spacciato.
E infatti, il web è pieno zeppo di esempi virtuosi, di persone che hanno saputo mettere la faccia nella propria comunicazione. Si tratta per lo più di professionisti o di amministratori di realtà medio piccole nel campo dei servizi di ogni genere.
Hai mai visto un e-commerce con la faccia?
Ebbene, in questo grosso calderone di volti che trasmettono più o meno fiducia, dai grandi nomi ai “vorrei, ma non posso”, mancano praticamente sempre i progetti e-commerce. È infatti rarissimo che il titolare di uno shop online, o chi per egli, faccia comunicazione intorno ai prodotti venduti online mostrandosi direttamente o comunque portando avanti azioni di comunicazioni che prevedano il mostrarsi in pubblico.
Due esempi virtuosi(ssimi), anzi tre.
La prima è l’estetista Cinica di Veralab, che sta cambiando il modo di fare shopping online di prodotti cosmetici, introducendo un modello comunicativo molto ammiccante e spontaneo – talvolta direi ruspante – decisamente apprezzato da un certo pubblico di riferimento. Ci mette la faccia in senso proprio letterale, talvolta cospargendola delle creme che trovi in vendita sul sito web. Funziona? Decisamente sì.
Il secondo esempio è più vicino al mio mondo e riguarda il modo in cui Strumentimusicali.net utilizza i chitarristi YouTuber per farsi pubblicità. Ad esempio, Alessandro Barbetti, titolare del canale The GASTube (su YouTube) riceve in prova la strumentazione dal negozio online e la testa per i suoi followers, facendo passare l’informazione che c’è un bel rapporto di collaborazione tra un chitarrista di cui mi posso fidare e un’azienda – evidentemente molto seria – che lo rifornisce di strumenti. È certamente un modo per rendere più solido il brand dello shop online.
Ci sarebbe anche un terzo esempio (meraviglioso) che utilizza i social ed è molto più orizzontale: le televendite su facebook. Senza nemmeno abbandonare il mondo della musica suonata, mi viene subito in mente il mitico Leopoldo di Acustica – storico negozio partenopeo di strumenti musicali – che periodicamente organizza dirette in cui propone le sue mega offerte sulle batterie acustiche ed elettroniche. Io le seguo anche senza comprare niente, perché mi tiene compagnia.
Eppure sono ancora in pochi
Tutto questo genera un forte senso di appartenenza e trasmette un’idea di solidità, insomma, sai di poterti fidare, perché quella non è gente che tira pacchi o che sparisce dall’oggi al domani. Ma a conti fatti sono ancora in pochissimi a muoversi così. Già come vedi, ti ho portato tre esempi del tutto diversi tra loro, di come si possa mettere la faccia nell’e-commerce traendone grossi benefici. Mi sorprende che là fuori sia pieno (zeppo) di progetti e-commerce MERAVIGLIOSI, che ancora non hanno colto quest’opportunità e che per tanto viaggiano rallentati dal fatto di non avere ancora una riconducibilità forte a un volto, né un processo di costruzione identitaria basato su logiche di community.
Il futuro dell’e-commerce passa certamente di là.