Scrivere, scrivere, scrivere. I blogger, quelli veri, sanno benissimo che tra le tante possibilità previste nell’attività che svolgono, una delle poche non contemplate è fermarsi. Professionisti come Riccardo Esposito sanno benissimo che il blogger è affetto da una malattia strana, che potremmo definire “blogorrea”, cioè la necessità compulsiva di buttare giù (sul web) pensieri e riflessioni su quello che si studia, su quello che succede o che potrebbe succedere.
Quest’attività che costa al blogger sangue sudore e lacrime, crea nel tempo ammirazione in alcuni e invidia in altri. Dipende da chi ti legge, ma tutto sommato è abbastanza facile capire come funziona questo meccanismo che potremmo grossomodo riassumere così:
Cominci a scrivere di quello che fai, magari cercando a modo tuo di trasferire risorse all’esterno per migliorare la vita delle persone. All’inizio non sei neanche un granché, perché o scrivi cose troppo semplici e già viste altrove (si deve pur cominciare) o al contrario scrivi cose troppo complicate nel tentativo di farti riconoscere subito in quanto “esperto”. In entrambi i casi noterai spero senza perdere l’entusiasmo, che non succede niente o quasi per un tempo lunghissimo, nel quale la maggior parte degli aspiranti blogger mollano la presa, si arrendono.
Repetition, Repetition, Repetition
Il senso è continuare anche se non accade niente. Succede che a un certo punto, alcuni utenti cominciano a seguire le cose che pubblichi per come le scrivi. Che tu racconti banalità o che tu sia il detentore della vera conoscenza (poi un giorno scopri che le due cose coincidono), potresti accorgerti che a questo mondo non viviamo tutti isolati nella nostra visione, ma che al contrario la vita è un gioco di vasi comunicanti e che là fuori c’è un sacco di gente sulla tua lunghezza d’onda.
Ammiratori e detrattori
E quindi Krishnamurti non diceva solo cavolate… succede che chi sente un’affinità con te comincerà a seguirti, addirittura ad aspettarti, come la volpe nel piccolo principe, mentre chi sta da un’altra parte, nella migliore delle ipotesi si limiterà ad ignorarti, nella peggiore comincerà a criticarti, perché è assurdo che si passi il proprio tempo a fare gli scribacchini postando in giro tuffa fuffosa e fuffogena!
Ma cos’è la fuffa? Sento amici criticare Rudy Bandiera, sostenendo che scriva solo ovvietà, cose scontatissime e di nessuna importanza, «tanto qualunque cosa pubblica prende consensi a non finire, quindi perché sforzarsi anche di scrivere cose intelligenti?». Ecco, questa si chiama invidia, ed è molto più banale dei post di Rudy che invece vengono letti con interesse da tantissime persone che gli somigliano. La differenza tra un ottimo divulgatore e un ottimo blogger come Rudy Bandiera è che mentre il primo si limita a dirti come si fa una cosa, Rudy traspone se stesso, e se per caso gli somigli, finisce che leggi un articolo che in fondo parla di te. Continui a pensare che sia banale? Ok, prova tu.
Tante persone parlano di fuffa e si pongono come giudici capaci di valutare ciò che viene pubblicato e discernere il buono dal cattivo. A queste persone ricordo che in psicologia sociale si studia la figura dell’osservatore ingenuo (egoico) che osserva il mondo solo in base alla propria percezione, senza considerare altro che il proprio vissuto. Ebbene, cosa vuoi che conti il parere di una persona sola, per quanto autorevole, rispetto a quello di una massa di altre persone pronte ad affermare l’utilità dello stesso post e il successo del blogger? E se questa “massa” di persone non fosse composta da capre? In ogni caso chi lo decide? Tu? 🙂
Conclusioni
Il blogger scrive sempre, all’inizio perché una voce dentro gli dice di continuare a farlo anche se non succede niente, poi perché il rapporto con i propri lettori diventa una droga, una di quelle che un po’ logorano, ma non fanno male, anzi.
Il blogger, quello vero, non cerca il consenso, cerca il rapporto, quello che include.
Soprattutto, il blogger cerca ciò che “quelli bravi” per loro natura tendono a perdere di vista, la comunicazione.
Ciao, sono d’accordo con quanto scrivi, il successo di un blogger certamente è dato dall’attività dello scrivere e dal produrre contenuti in maniera personale, dall’incidere in qualche modo un tocco distintivo che contribuisca a generare l’apprezzamento del proprio pubblico.
Probabilmente noi blogger il più delle volte non scriviamo gli articoli più intelligenti o utili o approfonditi del mondo, ma se i nostri lettori si prendono la briga di impegnare parte del loro tempo per commentarli o condividerli vuol dire che abbiamo offerto loro qualcosa di prezioso o perlomeno apprezzabile per le loro esigenze.
A presto!