Gli studi sui giorni e gli orari migliori per condividere un post su facebook o instagram, mi hanno sempre affascinato, non perché fossero giusti o sbagliati, ma perché hanno sempre tentato di approfondire un’abitudine al consumo di informazione. In quali giorni e a che ora un appassionato di cucina interagisce più spesso con i post pertinenti condivisi da foodblog su facebook? E su Pinterest?
Sebbene gli esperti di social media marketing restino concordi nel dire che non esistono un giorno e un orario ideali per via del fatto che ogni segmento di mercato è interessante per utenti con abitudini sostanzialmente diverse, si considerano generalmente più utili per la condivisione di contenuti i classici tempi morti, quelli cioè in cui le persone hanno meno cose da fare e possono dunque dedicarsi a scorrere il proprio feed sui social network.
Secondo un’analisi di BuzzSumo, l’orario migliore per condividere contenuti è dalle 22:00 alle 24:00, perché in quella fascia oraria il numero generale di condivisioni è molto basso e il numero di utenti collegati è altissimo, quindi ci sarà più probabilità di ottenere visibilità al di là di una sponsorizzazione. In sostanza si tratta di prendere le persone quando sono a letto, mentre la TV racconta storie in sottofondo e si scivola tutti dolcemente tra le braccia di Morfeo.
Sociologia del filamento catramoso
Quando andavo all’università, scrissi una tesina sulla percezione del tempo, in cui sostenevo che la sigaretta fosse fondamentalmente un “alibi per l’esistenza”, un dispositivo per dimostrare che la vita ha un senso anche quando aspetti per un’ora qualcuno che non si presenta, o affronti qualunque tempo morto in generale. Dal 2007 la sigaretta viene progressivamente sostituita con lo smartphone e si dice che quest’ultimo faccia molto meno male, cosa di cui non sono convinto, ma è un’altra storia.
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I tempi morti, quelli in cui DOBBIAMO dimostrare a noi stessi di esistere, quelli in cui scorriamo il feed di facebook alla ricerca di noi stessi, sono spesso anche quelli in cui siamo meno portati a impegnarci nella consultazione. Una cosa è creare un alibi per l’esistenza, un’altra è darle un senso. Se dunque la ricerca di BuzzSumo esprime un dato di engagement reale, tale dato andrà comunque contestualizzato al tipo di contenuto condiviso? Magari potremmo accorgerci che il maggior tasso di interazione riguarda solo certi tipi di contenuti, quindi torniamo inesorabilmente al punto di partenza.
A che ora condividere?
Posso dire la mia? Non fa più differenza. Nemmeno il giorno. Conta la piazza, conta la qualità del contenuto, conta la cadenza di pubblicazione. La settimana scorsa Rudy Bandiera ha scritto che l’interazione pubblica su facebook sta diminuendo, perché le persone si stanno rompendo le scatole della comunicazione urlata al mondo e preferiscono chiudersi nelle community frequentate da persone che condividono gli stessi interessi, come i gruppi facebook. Se di fatto il numero delle persone mediamente coinvolte pare diminuire, l’attività nei gruppi sembra rimanere stabile. Le persone non vogliono perdere tempo appresso al flusso dei contenuti che ormai somiglia forse più a uno tsunami che ad altro.
I buoni contenuti nelle piazze giuste, possono essere condivisi a qualunque ora del giorno e della notte, proprio per lo stesso motivo che porta genericamente gli utenti a interagire di meno coi post: le notifiche sono inesorabili!
La minore interazione non significa che le persone non vogliono fruire contenuti, anzi, li desiderano più che mai, ma solo a patto che siano quelli giusti, espressi nei contesti appropriati. Non pensare dunque a giorno e orario, perché non è più questo il punto.
Una buona abitudine
La costanza fa la differenza, non l’orario, non il giorno. La costanza. Abitua le persone al tuo tono di voce e trasmetti valore, magari in modo equilibrato, etico ed ecologico. Il segreto dei grandi comunicatori è l’aver capito che il VERO contenuto non è un post pubblicato su facebook e non è un articolo di blog, quello è solo il riverbero del contenuto.
Il contenuto sei tu.
Dai sempre da pensare, grazie 😉