Statistica POP, di Giovanni Prattichizzo

Giovanni Prattichizzo, dottore di ricerca in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Pubbliche presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, Sapienza Università di Roma. Ha esperienza più che ventennale nei settori della comunicazione corporate; nel social media management, nelle relazioni pubbliche/digital PR e nella organizzazione di eventi complessi. Ha scritto Statistica POP, edito da Flaccovio nel 2024. Di seguito le risposte alle mie domande.

Ciao Giovanni, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi?

Come social media manager e Digital Pr dell’Istituto Nazionale di Statistica mi sto focalizzando su due aspetti centrali oggi della comunicazione pubblica, in particolare quella dei dati: da un lato, l’umanizzazione, dall’altra il linguaggio

Umanizzare i dati non significa edulcorarli, ma restituirli alla vita reale delle persone, dare loro un contesto, una voce, una storia. Perché un numero, da solo, non convince. Ma un numero raccontato bene, e narrato secondo le grammatiche contemporanee della comunicazione iperconnessa, può cambiare il modo in cui una società si guarda, si legge e si comprende. 

Al tempo stesso siamo sempre più immersi nella datademia. Di fianco al fenomeno oramai conosciuto della infodemia, si deve segnalare la pioggia inesauribile e incontrollata di dati, statistiche, sondaggi; tutta una serie di informazioni quantitative che riempiono le narrazioni quotidiane, singole e collettive, digital e social e sono anche ricercate da pubblici più diversi. Per questo motivo diventa ancora più urgente che la comunicazione pubblica dei dati diffonda, con format, linguaggi e grammatiche corrette e contemporanee, contenuti statistici sui social network per accorciare le distanze e avvicinarsi ai cittadini distanti. Cosa che provo e ci sforziamo a fare tutti giorni grazie al lavoro straordinario con il mio Social Media Team e in accordo il mio capo servizio Giulia Mottura e la direttrice della comunicazione Serenella Ravioli. 

Come hai strutturato il tuo “statistica pop” e a chi si rivolge?

Il libro parte da un paradosso. Anzi due. 

La statistica può essere seducente perché ha la possibilità di aumentare la conoscenza. 

La statistica può essere coinvolgente se la rendi leggera, ma non superficiale, con la comunicazione e i social media. Attraverso la storia e il racconto della presenza dell’Istituto Nazionale di Statistica sui social network (con un interessante confronto internazionale con gli altri Istituti Nazionali di Statistica) si mostrano casi, episodi, campagne e strategie di comunicazione messe in atto di recente per costruire e portare avanti un rapporto realmente dialogico, autentico e relazionale con i pubblici in grado sia di contrastare disinformazione e cattiva comunicazione ma anche di “parlare a tutti” realizzando, per la strategia di comunicazione digitale, contenuti convergenti e conversazionali. 

Il target? Chi lavora nella comunicazione istituzionale, chi fa divulgazione, ma anche insegnanti, giornalisti, studenti universitari…

È un manuale d’uso di buone pratiche di comunicazione pubblica per addetti ai lavori, ma può interessare curiosi, appassionati ed esperti per estrarne esempi da portare nelle attività di promozione della statistical literacy nelle scuole e sui territori.

Nel libro si parla di rendere la statistica “pop” e “sexy”: quali sono stati i maggiori ostacoli culturali incontrati nel cercare di cambiare la percezione pubblica dei dati e della statistica?

Più che di ostacoli vorrei suggerire due parole chiave utili per offrire leggerezza e semplicità al discorso statistico, per dirla con Calvino, senza diventare superficiali e necessarie oggi per chi fa comunicazione pubblica: ascolto e collaborazione. 

La diffusione di notizie false avviene in tempo reale e con una viralità spesso superiore a quella delle informazioni verificate. È essenziale rafforzare i sistemi di monitoraggio per intercettare la disinformazione e intervenire rapidamente con contenuti chiari e verificabili. Ciò significa che se comunichi in modo corretto e leggero la complessità puoi arrivare ai cosiddetti “cittadini distanti”. La fiducia nelle istituzioni si costruisce attraverso prima l’ascolto e poi il dialogo. Il passaggio dalla comunicazione unidirezionale alla conversazione è cruciale per migliorare il rapporto con i cittadini.

La collaborazione riguarda diversi aspetti. Il primo di questi è relativo alla necessità oggi, di fronte alla scomparsa e/o fine del fact-checking, per le istituzioni come Istat di tornare a farsi media, ossia autorevoli intermediari nella diffusione delle informazioni statistiche con l’attivazione di strategie di comunicazione proattiva in rete.

In secondo luogo, le istituzioni devono collaborare con media tradizionali, testate native digitali e fact-checkers per garantire una corretta diffusione dei dati. Le collaborazioni (pensiamo a quelle sempre più diffuse su Instagram), mettono in campo autenticità, realismo e impegno valoriale, permettendo di raggiungere importanti risultati in termini di engagement e reach in ottica win to win.

Puoi raccontarci un episodio o una campagna che ha funzionato particolarmente bene nel “parlare a tutti” attraverso i dati, e perché secondo te ha avuto successo?

Ne menziono due. Da gennaio 2024 è stata avviata la realizzazione del progetto #IstatBook. Questa campagna, come emerso dal piano di comunicazione 2024-2026, ha l’obiettivo di valorizzare prodotti editoriali di divulgazione statistica, nuovi e già esistenti (collane editoriali Istat, flaghship, pubblicazioni scientifiche, ecc…) amplificandone il valore e la portata verso un pubblico di interessati e appassionati ed anche un’audience potenziale di nuovi lettori. I contenuti video, che vedono il curatore o i curatori del volume raccontare gli aspetti più interessanti del lavoro editoriale, vengono postati sulla pagina istituzionale LinkedIn. Durante lo scorso anno sono stati realizzati 6 video che hanno ottenuto un totale di 7.275 visualizzazioni.

L’altra campagna è partita da qualche mese con il nome di “Statistiche in video” ed ha come obiettivo quello della scrittura e realizzazione di reel/video relativi alle principali diffusioni dei comunicati stampa che poi diffondiamo sui social Istat (in particolare Instagram, LinkedIn e Facebook). I video trasformano i dati provenienti da report, approfondimenti e volumi, offrendo una narrazione diretta da parte dei responsabili delle indagini.

Se potessi cambiare un solo aspetto dell’educazione scolastica in Italia per favorire una vera “cultura statistica”, quale sarebbe la tua priorità?

Penso che esperienze e contesti di comunicazione sempre più onlife e phigital possano fare la differenza oggi anche nella diffusione di una cultura statistica. Istat svolge da anni numerose attività di promozione della cultura statistica nelle scuole di ogni ordine e grado: dalle Olimpiadi di Statistica al Censimento Permanente sui banchi di scuola, dal progetto “A Scuola di Open Coesione” (Asoc) al Concorso internazionale per poster statistici ISLP.

Segnalo, poi, che Istat, con la Società Statistica Italiana e la Società Italiana Corrado Gini, realizza da 11 edizioni “StatisticAll. Festival della Statistica e della Demografia” a Treviso. Questa iniziativa evidenzia l’importanza di costruire un approccio integrato ed “umano” alla comunicazione scientifica. In un contesto caratterizzato dalla proliferazione di disinformazione, eventi come questo offrono un modello efficace per promuovere la fiducia nei dati, realizzare attività di promozione della cultura statistica, combattere le fake news e raccontate di “come la statistica sia dentro la vita quotidiana delle persone”.  

StatisticAll, inoltre, dimostra che i festival possono essere strumenti potenti per costruire una ecologia della fiducia, per dirla con Postman, tra scienza e società, creando uno spazio per il dialogo autentico e la comprensione reciproca.

In ultimo, ti va di lasciarci qualche link per rimanere aggiornati sull’argomento?

Volentieri!

Il sito ufficiale dell’Istat, www.istat.it, è una miniera di dati e approfondimenti, anche con diverse sezioni per “non addetti ai lavori”. 

Su tutti i nostri social (X, LinkedIn, Instagram, Facebook, WhatsApp e Threads) trovate i nostri numerosi format di comunicazione dei dati.

Chi vuole approfondire Statistica Pop può avere maggiori informazioni qui: https://www.darioflaccovio.it/web-marketing/2251-statistica-pop-i-social-network-per-umanizzare-e-comunicare-i-dati.html?srsltid=AfmBOoo2s8JrBQJ1BOGUhvJ2LOn72IfzZ0SmU1zSmAY6Yb0zD2TaYCo1 

Infine consiglio di seguire StatisticAll, il Festival della Statistica e della Demografia: ogni anno a Treviso portiamo i dati in piazza, tra le persone di ogni età per raccontarli con un linguaggio chiaro e diretto. Ed è lì che diventano davvero pop: www.festivalstatistica.it 

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