Sai perché il telelavoro non è Smart?

Lo smart working e il telelavoro sono forme di lavoro quasi sempre subordinato, che prevedono lo svolgimento delle attività lavorative in ambienti diversi dalle sedi operative o in tempi diversi rispetto a quelli d’ufficio. Vediamone caratteristiche e differenze.

telelavoro e smart working

telelavoro e smart working

Cominciamo con la mera traduzione. Lo smart working è il lavoro intelligente, il remote working o telelavoro è il lavoro a distanza (remoto). Se le cose non coincidono come di fatto è, il lavoro “smart” può avvenire anche nella sede lavorativa aziendale, mentre quello remoto può essere poco smart per non dire stupido. Ma andiamo con ordine.

 

Cos’è il telelavoro

Di concezione più antica – poiché abbiamo imparato prima a distanziarci e poi ad essere intelligenti – il telelavoro è semplicemente l’attività di chi presta la propria opera a distanza. È una forma di lavoro praticamente sempre subordinato (a meno che un libero professionista non abbia un pessimo rapporto con se stesso) e non prescinde da un contratto lavorativo in tutto uguale a quello sottoscritto dai comuni lavoratori dipendenti. Significa che se in virtù di tale modalità ti propongono un’assunzione non contrattualizzata secondo gli accordi nazionali vigenti, stanno cercando di truffarti. Il telelavoro prevede che le normali mansioni lavorative vengano svolte negli stessi orari lavorativi, ma in una sede diversa da quella aziendale, tipicamente da casa, ma non necessariamente. Insomma, devi fare le stesse cose negli stessi tempi, ma fuori di qui!

 

Cos’è lo smart working

Lo smart working è una cosa completamente diversa. L’intelligenza non sta nel far rimanere i lavoratori a casa, ma nel consentirgli di gestire i task lavorativi nei tempi che ritengono opportuni. La rivoluzione del lavoro smart non è dunque legata al fatto che si possa lavorare da casa, anzi ciò è soltanto un’opzione per gli smart workers. Questi possono lavorare da casa come dall’ufficio oppure da un coworking o su un prato nel sud della Francia, mentre i ciclisti scorrono veloci sullo sfondo di una mattina d’autunno. Maledetti ciclisti. La vera rivoluzione non è il dove, ma il quando e di conseguenza il come.

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Eh sì, una roba simile il vecchio Carl Marx non l’avrebbe proprio capita, ma sarebbe stato in ottima compagnia, perché anche oggi si stenta a capire la differenza tra telelavoro e smart working, probabilmente perché si cede all’euristica che lavorare da casa sia in sé una cosa smart, ma non è detto che sia così.

 

Perché il telelavoro non è intelligente

È dimostrato che lavorare da casa aumenta la produttività a parità di ore impiegate e per altro decongestiona il traffico, riduce i costi sociali, fa bene all’ambiente e soprattutto ti permette di crogiolarti nella misantropia dilagante, vero trend del 2020. Ma un cavallo con i paraocchi non diventa più intelligente, è solo meno distratto dal paesaggio circostante, più chiuso nella sua unica mansione, cioè portare il carro a destinazione. Il telelavoro si sta rivelando molto proficuo per le aziende che grazie ad esso sostengono meno costi per le sedi operative e si ritrovano dipendenti più produttivi. Per me è comunque positivo il fatto che nella tragedia del Covid-19, le aziende italiane si stiano uniformando a quelle nord europee, che invece utilizzano queste modalità da decenni. Ma detto ciò, il vero scoglio è superare anche le logiche del telelavoro per arrivare allo smart working, cioè al lavoro senza orari, ben coordinato, interdipendente. E come si fa?

 

Verso un’ecologia del lavoro

Occorrono principalmente due cose, una è la fiducia da parte delle aziende, l’altra è la consapevolezza di sé, direi l’equilibrio. La vita di ciascuno di noi è spesso sbilanciata sul troppo o sul troppo poco lavoro. Nel primo caso proviamo oppressione e sfinimento, nel secondo ansia e depressione. Gli smart workers sono chiamati a gestire l’equilibrio tra vita privata e professionale gestendo i tempi in cui svolgere il proprio lavoro. Se non sei in equilibrio tenderai a lavorare 14 ore al giorno oppure a star fermo davanti a facebook per giornate intere senza far nulla. In entrambi i casi starai male.

Ora sembra banale, ma farlo è tutt’altra cosa: dovresti semplicemente fare quello che hai da fare quando serve e impiegare il resto del tempo per stare con la tua famiglia, riordinare casa, fare la spesa, curare i tuoi interessi, fare quattro passi, insomma vivere. L’equilibrio è fare la propria vita dedicando il giusto tempo alle cose. In questo modo puoi evitare le apnee da superlavoro o i buchi neri da nullafacente.

È molto facile quando sai che devi iniziare alle 9:00 e staccare alle 18:00. Ma ora che ne hai la possibilità, sei pronto per lo step successivo? Pensi di essere in grado di metterci un po’ di intelligenza?

 

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