Tenere o no i commenti sul blog?

Ogni blog è un sito web su cui si può consentire o meno agli utenti di esprimere un opinione o magari fare una domanda mediante l’inserimento di un commento. La sezione “commenti” si trova solitamente prima del footer, spesso immediatamente dopo la fine del testo di un articolo, oppure dopo l’area che riporta i link ai contenuti correlati dello stesso.

commenti nativi o embedded

commenti nativi o embedded

 

Oggi in particolare ci chiediamo se sia opportuno averli, se sia il caso di averli nativi, “chi” deve averli e quali vantaggi possono portare al blogger che li inserisce (o ad altri). Spero che questo tentativo di rispondere a certe domande abbia senso e soprattutto che possa far riflettere tante persone su una scelta che pare banale, ma che spesso viene fatta in base a valutazioni ingenue.

 

Commenti nativi o embedded?

L’area dei commenti nativa è quella prevista di base su molti CMS come Joomla, WordPress, Blogspot etc. I commenti vengono inseriti come testo all’interno del sito web e rimangono archiviati nel database dello stesso. Sono comodi perché ti permettono di tenere tutto “dentro” al sito, cosicché una migrazione ad esempio da un dominio all’altro, oppure la modifica della struttura URL  non ti faccia correre il rischio di perdere tutto. Esistono plugin per WordPress che permettono di commentare un articolo in punti precisi o con visualizzazioni particolari, ma si basano appunto sui commenti nativi. Lo svantaggio è che gli spammer trovano sempre il modo di farti arrivare commenti spam, costringendoti a moderarne decine al giorno. Quando imposti bene i filtri antispam riduci un po’ il problema, però non te ne liberi mai del tutto. Allo stesso modo, qualunque campo sul tuo sito web in cui sia possibile scrivere qualcosa è una potenziale porta d’accesso per malintenzionati che abbiano in mente di “entrare” mediante query strings ed SQL injections. Cose così.

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I commenti embedded invece sono visualizzabili nella stessa posizione di quelli nativi, però non vengono ospitati sul tuo sito web, bensì su piattaforme terze come ad esempio facebook o disqus. Sono social, nella misura in cui entrano in un flusso condiviso che mette in relazione gli utenti iscritti alla piattaforma mediante notifiche via email. Questa tecnologia prende il nome di social comment e favorisce lo scambio su logiche di community tra persone che condividono interessi. Lo svantaggio di questa tecnologia è che se cambi CMS o anche solo struttura URL rischi di perdere tutti i commenti assegnati univocamente a quell’articolo, però sei molto più al sicuro dallo spam, va detto.

Al netto dei vantaggi e degli svantaggi che ho riportato, il commento nativo è genericamente più adatto all’utente medio e a quello non già utente di servizi diversi. Per capirci, un blog su argomenti tecnici come la SEO può tranquillamente utilizzare i commenti Disqus, mentre un blog di cucina troverà probabilmente più facilità di accesso con i con i commenti nativi (ma non è una legge sacra). Per quanto riguarda i giornali, suggerisco spesso i commenti con embed da facebook, perché è quella la piattaforma che almeno in Italia vede girare il maggior numero di interazioni sulle notizie. Del resto il commento embedded da facebook dovrebbe mettere il titolare del sito web al riparo da eventuali cause per diffamazione o calunnia a seguito di testo presente nei commenti. Dico dovrebbe perché in Italia la sentenza dipende spesso da quello che decide il giudice. Tant’è.

 

Chi deve avere i commenti sul blog?

Per me tutti i professionisti e le aziende DEVONO utilizzare il sistema dei commenti per mantenere un rapporto pubblico con gli utenti. Un blog senza commenti comunica distacco ed esclusività, in un mondo che ci porta a stare sempre più insieme. Chi sceglie di non tenere i commenti sul blog comunica di avere qualcosa da nascondere, di temere le critiche, oppure (ancora peggio) di essere troppo impegnato per avere un rapporto diretto con i propri follower, o ancora   – in ultimo –  di essere un cretino.

Per altro dal numero dei commenti possiamo far emergere un’euristica su quanto il blog venga seguito e ritenuto di valore. Questo fa emergere un primo grosso problema: molto spesso i commenti non vengono attivati per evitare di far capire agli utenti che il blog è nuovo o comunque poco seguito. Sì, hai capito bene, è un cane che si morde la coda, una mossa da cretini.

Di contro, il problema opposto è averne troppi. Si tratta di un problema vero, perché il CMS può attivare paginazioni sui commenti che rischiano di pesare sulla scansione delle pagine e nuocere alla SEO del progetto. In questi casi occorre prendere le pagine a rischio e dare una bella sfrondata. Sarà certamente utile anche perché quando i commenti sono tanti è molto frequente che parecchi siano ridondanti se non perfettamente sovrapponibili. Non dimenticare mai che Google legge tutto il testo che trova in pagina, quindi anche quello dei commenti che nel loro complesso possono annacquare il valore espresso nel contenuto dell’articolo.

 

Quali vantaggi portano i commenti

Non dimenticare in fine che i commenti sono un viatico per la conversione, un modo per renderti più reale e raggiungibile dal tuo pubblico, un modo per stringere relazioni con partner e concorrenti e anche un modo per “rubare” lettori a questi ultimi. Ci sono intere strategie di comunicazione basate sul comment marketing che servono a individuare interlocutori, ma anche più semplicemente a diffondere menzioni di un brand, “segnali deboli” che aiuteranno Google a consolidare il valore di quelli forti – i link – che si lavorerà per ottenere.

Oppure puoi chiudere i commenti, ma solo se sei troppo bravo.

 

2 Comments

  1. fabio antichi 21/01/2020
  2. Daniele Besana 09/02/2020

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