Ogni tanto in call su Skype mi ritrovo a citare Merton o Durkheim, rivelando implicitamente il mio percorso di studi. Sì, talvolta le skypecall con me prendono pieghe insolite, ma non è di questo che parliamo oggi, piuttosto di quanta discrepanza possa esserci tra titolo di studio e occupazione svolta. E ti accorgi di cose curiose, tutto sommato.
Qualche giorno fa è arrivata puntuale come su per giù ogni anno, la domanda nel gruppo dei fatti di SEO. A volte è più strettamente legata ai motori di ricerca, altre volte più genericamente riferita alle occupazioni nel marketing digitale: che percorso di studi avete fatto? E come puoi immaginare le risposte sono varie, talvolta avariate.
L’università della vita
No, a lavorare nel marketing online non sono solo gli scappati di casa, ma ci sono fior di laureati con due master e specializzazioni fantastiche. Il problema semmai è che talvolta ti sorprendi di come un tipo di diploma o ancor di più una laurea possano essere irrilevanti rispetto alle mansioni svolte o al successo personale raggiunto come professionista. Ed è su questo punto che vorrei lanciare una provocazione: dal momento che quando esprimo dubbi sull’importanza reale della laurea nel nostro settore vengo subissato da critiche (per carità legittime), vorrei che i difensori del pezzo di carta mi dicessero com’è possibile che tra i maggiori esperti nel digital troviamo persone che non solo hanno dimenticato di laurearsi, ma che in alcuni casi non hanno nemmeno il diploma delle scuole superiori. Non farò nomi per delicatezza, ma esistono casi limite: qui in Italia ad esempio, uno dei più noti esperti di strategie di marketing e divulgatore attraverso libri e social network, ha solo la terza media.
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Molti altri affermatissimi professionisti non si sono mai accostati a studi accademici, poi ce ne sono tanti altri che invece hanno la laurea, ma in discipline slegate dalle attività che curano. A veder bene (e sono casi reali) abbiamo web developer laureati in filosofia, SEO laureati al DAMS, Esperti di paid advertising laureati in chimica, e parlo di autentiche cinture nere nel loro campo, non di operatori improvvisati.
Le teste di serie e il titolo di studio
In quanto sociologo mi sono fatto un’idea che ti lancio come ipotesi: non è vero che la laurea è ininfluente, è vero piuttosto che esistono i fuoriclasse, che in senso letterale significa proprio “fuori dalla classe”. Ci sono insomma persone che emergono indipendentemente dal contesto culturale (capitale sociale) di provenienza e dal fatto di aver studiato (e cosa) o meno.
Emergono perché hanno una marcia in più, o magari perché il gioco di incastri della vita gli fa andare le cose per il verso giusto, ma quali che siano i motivi che portano certi soggetti ad avere successo malgrado circostanze avverse e nonostante un’insipienza di fondo, la loro esistenza è un dato di fatto col quale dobbiamo confrontarci, perché le persone NON sono tutte uguali.
E se stai pensando che queste stesse persone sarebbero andate ancora meglio studiando le cose giuste, mi corre dirti che ragioni del sesso degli angeli, cioè di cose che non possono essere dimostrate, quindi non so cosa risponderti.
E se stai pensando che invece la laurea serve a prescindere perché ti forma il pensiero, ti insegna ad imparare e ti eleva rispetto alla capacità di ragionamento, ancora una volta devo dirti che ragioni di cose indimostrabili: come fai a dire che la stessa persona con o senza laurea otterrebbe risultati diversi in ambito digital? Probabilmente è così, ma come lo dimostri?
La laurea… e i suoi derivati
So che qui scatterà la crocifissione in sala mensa, ma in fondo lo sai che un po’ ci faccio: se spostiamo lo sguardo dai fuoriclasse agli operatori di settore “normodotati”, cioè a chi lavora nel digital pur senza emergere rispetto alla massa, notiamo tra questi la più alta concentrazione di lauree in economia, marketing, scienze della comunicazione e informatica. Non solo, giacché potresti non esserti ancora abbastanza adirato nei miei confronti, posso rincarare la dose scrivendo che tra i “livelli intermedi” troviamo anche la più alta concentrazione di master ottenuti mediante l’iscrizione a corsi di specializzazione privati o la frequentazione di corsi erogati da aziende italiane specializzate nel digital marketing.
In sostanza, se lavori nel digital con una laurea in scienze della comunicazione e hai le pareti di casa tempestate di attestati di partecipazione a corsi vari e diplomi di master privati, con buona probabilità fai parte di quella massa (neanche troppo) silenziosa che sostiene a spada tratta il valore del titolo di studio sempre e comunque. Guadagni tra i 1.000 e i 2.000 euro netti al mese e col tempo ti sei costruito una serie di sicurezze cosmiche inattaccabili dall’esterno.
Puoi stare tranquillo, non sarò io a scardinarle. Nemmeno ci provo.
Era così, per dire.