Se in questo periodo ti avvicini al web come opportunità di reddito incrementale potresti facilmente pensare che l’internet sia ormai un calderone ormai saturo di informazioni d’ogni sorta, distribuite in ogni salsa, accessibili da chiunque in ogni dove. Se questa consapevolezza tende a farti desistere dall’idea di sviluppare un blog per monetizzarlo con pubblicità e affiliazioni, sappi che il tuo pensiero disfattista mi è appartenuto identico, più o meno 15 anni fa.
Ebbene sì, nei primi anni 2.000 sentivo parlare di un uomo che aveva avuto l’idea geniale di fare un sito web e metterci dentro le pubblicità. Quell’uomo era arrivato a guadagnare (tanti) soldi in modo costante senza dover lavorare. Il sogno di tutti, no? Ebbene quell’uomo era Robin Good. All’epoca non lo sapevo, ma anni dopo saremmo diventati amici. Robin aveva raggiunto quel Nirvana in cui è tutto facile. Google gli offriva visibilità per qualunque cosa pubblicasse, così doveva semplicemente star lì a ragionare su contenuti utili… e contare i soldi. D’improvviso per lui le cose cambiarono il giorno in cui Google decise che il suo sito web non meritava più tutta la visibilità che aveva e lo tagliò fuori per la maggior parte dei posizionamenti e dei ricavi pubblicitari. Fu un grosso colpo per Robin che da quel momento decise di spostare la propria attenzione su ciò che in seguito lo avrebbe fatto diventare popolare in ogni angolo del web: la divulgazione delle pratiche per sopravvivere alla tentazione di fregare il motore di ricerca.
Perché NON vale la pena aprire un blog adesso?
È un fatto di mentalità. Se pensi di aprire un blog per (sostanzialmente) riciclare contenuti già proposti da Google, il tempo dei soldi facili è sicuramente finito. Non è dando Google in pasto a se stesso che riuscirai a tirar fuori denari dal web. In questo senso un grosso equivoco che gira intorno alla SEO è che serva ad aggirare ed ingannare i meccanismi di attribuzione di rilevanza del motore di ricerca, quando in realtà chi si occupa di SEO in questo momento è sempre più “costretto” a fare ragionamenti vicini a quelli esposti da Robin nelle sue ultime conferenze.
All’epoca del primo Robin Good pensavo fosse già tardi per seguire la strada della monetizzazione affiliata, ma oggi il web è un posto talmente diverso da quella roba là. Un tempo era orizzontale per quanto riguarda i contenuti e verticale rispetto alle modalità di comunicazione, oggi al contrario è verticale rispetto all’offerta di contenuti e orizzonale per gli aspetti legati alla diffusione delle informazioni. Significa che siamo passati da un internet in cui pochi contenitori generalisti parlavano a tutti di tutto senza intermediazione (web 1.0) ad un internet in cui tanti contenitori piccoli e iperspecialistici si rivolgono ad un ristretto numero di utenti costantemente interconnessi mediante i social network e accomunati da un interesse preciso.
Dunque, se hai in mente di sviluppare un contenitore generico con l’intenzione di parlare a tutti pure in un ambito che ti sembra circoscritto, probabilmente non ha senso aprire un blog, perché verresti spazzato via dalla concorrenza. Significa a grandi linee che non è il momento giusto per aprire un foodblog il cui piano editoriale riguardi:
- Primi piatti
- Secondi
- Contorni
- Dolci
- Ricette tipiche italiane
- Ricette per le festività
- etc…
Perché oggi vale la pena aprire un blog (più che mai)
Una volta capito che non puoi più scopiazzare cose prese altrove e che non puoi sognarti di lanciare un progetto troppo generico, il web diventa un giardino pronto ad abbracciare i tuoi interessi personali e in particolare ciò che più ti piace, a patto che tu gli sappia dare la forma giusta e che tali interessi incidentalmente risolvano un problema specifico di alcune persone.
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Il web è saturo di grandi foodblog che parlano di tutto, ma quanti ce ne sono che trattano esclusivamente ricette lucane? Allo stesso modo il web è pieno zeppo di travel blog, ma quanti affrontano una singola località nel dettaglio, con fotografie e video originali e con informazioni di prima mano? Molti foodblog non sono altro che il diario disordinato della casalinga di Voghera, come allo stesso modo molti travel blog altro non sono che un album fotografico mal messo e mal gestito da vacanzieri della domenica. Dobbiamo intanto levarci dalla testa che esistano guadagni automatici e concentrarci a livello strategico per rispondere meglio degli altri a poche domande di conoscenza, estremamente mirate.
Monetizzare il sito fuori dal sito
La strategia editoriale e l’aspetto che dai al tuo blog – o al tuo network di blog – contano tanto, ma anche la tua rete di relazioni nutrita dalle conversazioni sulle piazze digitali a tema incide molto sul successo del progetto, perché tali pratiche di scambio incidono direttamente sulla penetrazione (e sul posizionamento) di mercato.
Se dunque in passato i siti web erano contenitori generalisti e autoreferenziali, oggi il successo si muove dentro gli interstizi che inevitabilmente vengono lasciati aperti dai grossi progetti editoriali, per carità ancora floridi e validissimi, ma per forza di cose incapaci di spaccare il capello in quattro come invece puoi fare proprio tu… a patto di fermarti un momento e farti le domande opportune.