Se un giorno decidessi di strutturarmi come agenzia e assumere personale verrei colto da quel terrore tipico dell’imprenditore veneto: fatturare ad ogni costo. E io li capisco, perché quando hai una ventina di stipendi “lordi” da pagare ogni mese, non sei così felice di fare il ponte del primo maggio, la festa della Liberazione e la Pasquetta.
Diciamola tutta, in quella posizione (ad arrivarci) guadagni abbastanza da poterti permettere diversi lussi e per altro senza nemmeno sporcarti le mani operativamente, tuttavia per altri versi finisci con l’essere completamente schiavo del tuo lavoro, correndo il rischio di farti soggiogare dalla vita che ti sei scelto. Una gabbia dorata dalla quale dominare il mondo.
Scegliere le persone giuste
Un imprenditore deve dedicare con profitto un’enorme quantità di tempo alla selezione del personale. Parlo di un piccolo imprenditore ovviamente, perché nelle imprese con oltre 150 dipendenti si innescano giocoforza dinamiche differenti. Sbagliare vuol dire perdere soldi – spesso tanti – e per quanto col tempo si maturi un certo sesto senso, nessuno ha la sfera di cristallo. Le conoscenze tecniche, le “hard skills” contano tanto, ma ciò che viene valutato con maggiore attenzione sono le “soft skills”, le attitudini, lo spirito, l’esperienza umana e con essa tutte quelle capacità che su facebook rientrano nelle informazioni personali sotto la voce: “laureato all’università della vita”.
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Una delle considerazioni più importanti (e amare) è che la risorsa selezionata con tanta fatica, a cui è stato dato modo di crescere in team e formarsi spesso a caro prezzo, un giorno andrà via per un motivo qualsiasi e in mancanza di un’attenzione al ricambio e alla trasmissione delle opportune modalità operative, occorrerà ricominciare da capo con tutto quello che comporta in termini di costi. Ogni imprenditore sa che le persone sotto di lui non sono veramente “sotto” di lui. Le persone sono IL valore dell’impresa in cui lavorano. Se è vero che tutti sono utili e nessuno è indispensabile, un imprenditore sa che questa frase non va usata come lo spauracchio per vessare i dipendenti, ma come monito per se stesso, affinché si faccia tesoro delle esperienze di ciascuno.
Capire come accrescere il parco clienti
Uno dei motivi per i quali mi viene difficile pensare come un imprenditore della comunicazione è che in quanto ditta “individuale”, la maggior parte delle prestazioni che offro sono per forza di cose una tantum. Certo, a me va bene così perché come professionista sono molto richiesto, ma il modo migliore per fare impresa nel mio settore è sicuramente fornire ai clienti un’esperienza che potrei definire ironicamente “totalitaria”. Un buon modello in questo senso è sicuramente “agganciare” le aziende mentre si affacciano sul web e accompagnarle lungo tutto il processo di comunicazione. Se dunque un libero professionista DEVE puntare sulla verticalità estremizzata del servizio che offre, un’agenzia “larga” deve poter offrire un ventaglio di professionalità ampio e circostanziato a tutte le necessità della comunicazione digital.
Muoversi in questo modo è certamente rischioso perché quando sai fare tutto e vendi ogni genere di attività, rischi difficoltà di posizionamento sul mercato dei servizi web, presidiato per ciascun “mestiere” da figure popolari e autorevoli. Questo l’imprenditore lo sa bene… e spesso non ci dorme la notte.
Ora un’agenzia può decidere di seguire grosse aziende per poco tempo facendosi pagare tanto, oppure piccole aziende per tanto tempo, facendosi pagare meno. Qui il discorso si complica quindi concludo che ciascuno ha la propria storia, le proprie idee e la propria sorte.
Avere un cuore, grande.
È qui che emerge tutta la mia stima per gli imprenditori. Spesso penso che la classe dei lavoratori dipendenti pubblici o privati sia ingiusta nelle valutazioni che fa dell’imprenditoria, intanto perché “l’imprenditoria” non esiste, esistono gli imprenditori, poi perché non credo ci si renda conto di una roba che si chiama cuneo fiscale. A volte mi piacerebbe che ai dipendenti fosse corrisposto lo stipendio lordo e una volta l’anno gli fosse chiesto di PAGARE LE TASSE SUL LAVORO.
Anche i liberi professionisti come gli imprenditori sono sostituti d’imposta, ma a differenza di questi ultimi trovo abbiano spesso un carattere più spocchioso e ruvido. Chi fa impresa riesce spesso ad avere uno sguardo più ampio sulle cose e una maturità che gli concede il privilegio di NON tirarsela come invece fanno molti miei colleghi.
E dunque la formula “imprenditore di te stesso” è certamente suggestiva, ma forse un po’ semplicistica rispetto all’utilizzo del termine imprenditore, fosse solo perché le altezze da cui è possibile cadere sono diverse. È più facile fare l’equilibrista sul filo quando ti trovi a un metro da terra, ma per farlo da 20 metri occorre una buona rete sotto di te.
Ancora una volta si tratta dunque di saper fare rete. Lo avresti mai detto?