Da un paio di settimane Semrush ha aggiunto l’intent alle parole chiave, implementando una nuova feature davvero molto utile per fare stime di traffico più precise. Vediamo insieme perché è così utile questa nuova funzione e giacché siam qui prendiamo quanto accaduto come pretesto per descrivere una volta per tutte cosa sono gli intenti di ricerca, quanti tipi ne esistono e quali confini esistono tra questi.
L’intento di ricerca è il motivo per il quale hai digitato una query nella barra di ricerca su Google. Come puoi immaginare non tutte le ricerche sono uguali, quindi partiamo subito da alcune definizioni utili:
Intento Navigazionale
L’intento di ricerca “navigazionale” è quello che contraddistingue quasi sempre le chiavi di brand. L’obiettivo di queste ricerche è navigare verso un sito web o un’area precisa del sito web. L’utente sa già dove vuole arrivare e molto probabilmente ha già visitato il sito web, dunque sta cercando informazioni particolari.
Intento informazionale (informativo)
È probabilmente il tipo di search intent più diffuso sul web ed è legato alla pura ricerca di informazioni su come fare qualcosa. L’obiettivo di una ricerca di tipo “informational” è cercare Fatti o scoprire alcune informazioni per arricchire le proprie conoscenze o semplicemente per curiosità. L’utente sta dunque cercando una risposta alla sua domanda: lezioni, consigli, ricette, rientrano abbastanza spesso in questa tipologia di intento di ricerca. Esempi: come accendere il computer, meteo Roma, ricetta della torta di mele.
Intento Commerciale
L’obiettivo di una ricerca con intent “commercial” è prendere una decisione relativa allo shopping. È necessario acquistare qualcosa e colui che ha effettuato la ricerca sta osservando e confrontando diverse opzioni. Non ha ancora preso una decisione in merito a marca, taglia, colore o modello del prodotto. L’acquisto potrebbe avvenire in un prossimo futuro, in un futuro lontano o addirittura mai. Questo ricercatore si trova da qualche parte nel mezzo della canalizzazione di acquisto. È nel funnel di vendita, o se preferisci nel mezzo del Customer Journey.
Intento transazionale
L’obiettivo di una ricerca “transactional” è eseguire un’azione specifica con un prodotto specifico. L’utente ha già preso una decisione su ciò di cui ha bisogno e su quale modello in particolare vuole acquistare. Ora sta cercando il posto più affidabile, veloce, vicino ed economico per soddisfare le proprie esigenze. Non necessariamente tutte queste cose insieme però. 🙂
Le parole chiave con intento transazionale non riguardano solo l’acquisto, ma le azioni in generale. Queste azioni potrebbero essere leggere un libro, guardare un film, trovare un meme, scaricare un’applicazione sul telefono. L’utente si trova alla fine del funnel, quindi i risultati che si posizioneranno in SERP porteranno alla pagina in cui la CTA principale è “acquista”, “ottieni” o “scarica”.
Difficoltà e sfumature
Magari fosse sempre immediato dire che una chiave è commercial e non transactional e viceversa. Qualunque software – così come qualunque essere umano – voglia attribuire sempre un solo intento di ricerca a ciascuna parola chiave osservata, finirà inesorabilmente per fare attribuzioni su cui altri non saranno d’accordo. Nemmeno 15 minuti dopo l’annuncio della nuova feature di Semrush, già mi contattavano per dirmi che certe chiavi date per “commercial” in realtà sono “transactional”.
Ma lo sai che per alcuni colleghi, le chiavi con intento commercial non dovrebbero neppure esistere? Dico questo perché come ho descritto prima, le chiavi con intento commercial riguardano ricerche che si pongono in un’area mediana del cosiddetto Customer Journey, ma quest’area vastissima è fatta di ricerche informative pure e di ricerche navigazionali come se piovesse. Ci sono certamente casi in cui è più facile che in altri dire “ah beh, questa è certamente una chiave con intento commerciale”, ma in moltissimi altri casi, una informativa e una commerciale sono indistinguibili, in altri varrà lo stesso tra una commerciale e una transazionale e in altri ancora ci saranno dubbi sull’affermare che una chiave sia commerciale piuttosto che navigazionale. Cosa voglio dire? Semplicemente che il filtro umano rimane indispensabile!
A cosa serve conoscere gli intenti di ricerca?
Serve intanto per capire quale tipo di contenuto sviluppare per competere su una serp in particolare. Non ha quasi mai senso infatti scrivere uno “spiegone” per posizionarti su una chiave transazionale, dunque è meglio saperlo prima di sprecare fiumi di inchiostro (digitale).
Se poi vuoi sapere perché sono proprio felice di questa integrazione su Semrush, ti rispondo con un esempio: prima di oggi, se il mio sito web finiva in prima pagina per “Google” o per “Wikipedia”, il software calcolava che statisticamente avrei fatto migliaia di visite in più che però di fatto non arrivavano, perché nessun utente che cerca “wikipedia” cliccherà sul risultato che porta l mio sito web. Ora invece è possibile riconoscere le chiavi branded ed escluderle dal computo, restituendo stime molto più attendibili. Il risultato è che adesso possiamo fare valutazioni molto più precise della concorrenza.
E scusate se è poco.
🙂