Ogni volta che Google rilascia un major update del proprio core, servono settimane, talvolta mesi per capire cosa è successo. Ma per farci un’idea di cosa succede nel corso di un update, pensa a quando qualche tempo fa ci fu la fuga di notizie che comportò la pubblicazione di circa 200 fattori di ranking di Yandex. Un leak davvero clamoroso che fece saltare tutti sulla sedia.
Nella lista trafugata dal motore di ricerca russo si leggevano i diversi fattori con le relative metriche valoriali, vale a dire l’incidenza sul ranking. Ora sappiamo bene che Google e Yandex sono motori di ricerca molto diversi, tuttavia poter scorrere un documento del genere fu un’esperienza molto educativa per tante persone che fino a quel momento si chiedevano come mai il loro sito web non ottenesse grandi risultati di visibilità nonostante avessero fatto “tutto bene”.
Cosa succede durante un update
Semplicemente, si introducono nuovi fattori, oppure se ne escludono altri e/o si effettuano variazioni nel peso sul ranking di alcuni di essi. Ora finché esistono fattori di ranking molto “potenti”, come ad esempio quelli legati ai backlink, o all’ottimizzazione di titoli e intestazioni, variare l’importanza degli altri, può produrre scossoni, ma niente di apocalittico. Il problema è quando i fattori classici perdono via via rilevanza lasciando il posto a (tanti) altri tra cui spiccano quelli comportamentali, finché non si raggiunge uno stato di cose in cui esistono moltissimi fattori di ranking tutti più o meno con lo stesso peso e non ci sono più quei due o venti fattori forti a tenere la situazione comunque stabile.
Google rompe e riaggiusta
Se ci fai caso, negli ultimi anni gli update maggiori sono sempre divisi in due tranche che vengono rilasciate a distanza di poco tempo l’una dall’altra. Evidentemente, fanno prime ipotesi su quale nuovo equilibrio dovrebbe esserci tra i fattori di ranking per garantire una maggior qualità della ricerca – testando meglio che possono tali ipotesi su gruppi di risultati isolati – dopodiché lanciano l’aggiornamento e stanno a vedere cosa succede. Ma un conto è fare test isolati, altra cosa è spostare gli equilibri di attribuzione di ranking globalmente. L’equilibrio più raffinato che si possa concepire in regime di complessità sociale produrrà disastri più o meno isolati da qualche parte. È inevitabile.
Come risultato avremo che tantissimi siti web miglioreranno o peggioreranno meritatamente, mentre per tantissimi altri accadrà la stessa cosa senza un motivo. Se ti fermi un momento a pensarci non è per niente strano. Piuttosto, anni fa era tutto più semplice, perché se i backlink valevano 100 e gli altri segnali 10, quali che fossero i cambiamenti del core di Google, non capitavano proprio le cose senza senso che vediamo ultimamente. Se governano tutti, non governa nessuno e se non governa nessuno è il caos. D’altra parte all’epoca le serp erano molto più manipolabili, quindi se fai SEO e cerchi un responsabile per il marasma che accade in serp dopo gli update degli ultimi anni, probabilmente devi solo guardarti allo specchio.
Il secondo update
Come scrivevo, c’è un primo update in cui viene lanciato l’aggiornamento per come è stato concepito, poi a distanza di circa un mese, avviene un secondo rilascio che interviene sulle storture che saranno riusciti a rilevare lungo tutto il primo rollout.
Non di rado, chi perde terreno col primo rilascio, lo recupera con secondo.
Alla fine della fiera, Google funzionerà un po’ meglio, ma saremo prima dovuti passare per una situazione kafkiana, in cui vedremo siti web senza arte né parte sopravanzarci senza un perché, oppure perderemo visitatori su pagine che fino al giorno prima generavano segnali positivissimi.
Quindi, se è vero che il 16 marzo 2023 si sono visti i primi effetti dell’ultimo update di Google, occorrerà aspettare almeno fino alla metà di aprile per valutare riaggiustamenti di ordine strutturale o quantomeno finché Google non annuncerà un secondo rilascio.
E se non lo annuncerà può voler dire che gli eventuali accorgimenti verranno praticati un po’ per volta nell’ombra, senza proclami. Intanto perderai traffico e denaro, ma soprattutto te la prenderai col tuo SEO che non riuscirà a darti tante spiegazioni a meno di non inventarsele.
Perché le cose stanno così. Forse.