Il core update di Google rilasciato in data 5 ottobre e durato (come sempre) poco più di due settimane, ha prodotto grossi e inattesi cambiamenti su Google Discover. Troppo grossi e troppo inattesi.
Le “ingiustizie” percepite hanno riguardato siti web che sono finiti a zero click su Discover. Non è che gli è stata ridotta la visibilità, hanno proprio chiuso i rubinetti. Un BAN!
A dire il vero, per molti la batosta è stata preceduta da emorragie di visibilità generatesi a partire da aprile e che si sono protratte fino appunto al 5 ottobre, data a partire dalla quale tutto è precipitato.
Chi ha guadagnato e chi ha perso?
Allora, voglio essere molto chiaro e riportare solo la mia esperienza senza fare complottismo, né insinuare alcunché. Per quel poco che ho potuto vedere – e che ripeto, non è indicativo di alcuna condotta da parte di Google – i siti web che hanno perso visibilità su Discover usano circuiti pubblicitari diversi da Google Ads, mentre quelli che hanno guadagnato visibilità anche fuori da Discover sono i siti web che usano il circuito pubblicitario di Google. Attenzione, magari i circuiti diversi da Google ADS sono quelli che spesso aggiungono i video ADS. Magari il problema è semplicemente legato al peso.
Tra quelli che guadagnano visibilità troviamo anche siti web privi di pubblicità – perché magari stanno investendo – e i grandi brand che a quanto pare verrebbero favoriti a prescindere.
Perché i grandi brand vincerebbero a prescindere?
È una bella domanda che richiede alcune riflessioni anche sulla nuova SGE di Google, che a quanto pare ci farà finire tutti quanti a gambe per aria. Tranquilli, non è vero niente.
I contenuti che mettiamo fuori non rispondono a TUTTE le domande che gli utenti fanno a Google. Per questo motivo il core update del 5 ottobre – che per me va già nella direzione della SGE – sembra privilegiare in molti casi i contenuti brevi che sviluppano al massimo una sola domanda, senza svicolare e senza sviluppare correlazioni testuali, semmai puntando link interni verso altri articoli che rispondono ad altre domande correlate. Se ci pensi è un po’ quello che fa Aranzulla, da sempre.
A vincere sarebbero dunque quei siti web che finalizzano subito ed esclusivamente l’attenzione su un solo problema conoscitivo alla volta, producendo solo il testo che serve e destinando gli approfondimenti su altre pagine similmente brevi, laddove “breve” non vuol dire per forza “corto”. Dobbiamo capirci.
Ora, con tutto il bene, voglio anche capire la necessità di far convergere gli editori verso un modo di sviluppare contenuti più vicino al nuovo Google “senza serp”, ma non è possibile tagliare del tutto progetti seri che fanno un lavoro della madonna. Per questo motivo mi aspetto che al termine del rilascio dell’update lanciato il 2 novembre scorso si verifichi un rollback sostanziale.
Sì, me l’aspetto. Ci sta.
Spero vivamente di sbagliare, ma credo stia arrivando la fine dei blog-magazine specialmente per chi vuole avventurarsi in un progetto di questo genere con l’avvento della AI. Felice di essere smentito.