Vuoi cambiare motore di ricerca?

Questo post è necessario, perché sempre più di frequente arrivano dichiarazioni da parte di colleghi che proclamano la volontà di abbandonare la ricerca web di Google per abbracciare le alternative di qualità sempre più elevata che oggi vengono copiosamente offerte dal “mercato” della Search.

Qualche giorno fa mi è capitato sotto gli occhi il post di Alessio Fabrizi, che nel gruppo dei Fatti scrive:

«Oggi ho appena fatto una scelta che cambierà la mia vita, sia in peggio che in meglio. Ho scelto DuckDuckGo.

Devo dire che i risultati che restituisce sono molto attendibili, una Serp in linea con le query senza siti spam o big del settore che si improvvisano nella qualunque. Esistono ancora i siti di nicchia!

E attenzione, ove il mio sito su Google non si trovava nemmeno in 40 esima pagina, su DuckDuckGo comando a bestia. Prime posizioni. Top 3. Come tutto era prima del fatidico blip di Mr.G.

Vi sfido a fare un gioco, fate un check di tutte le serp che avete perso su Google, controllare su DuckDuckGo e chiedetevi ancora se vi meritate questa fine indegna».

Così scrive Alessio (che saluto), invitandoci tutti a “provare per credere”, evidentemente fiducioso del fatto che a partire da questa sua pur giusta osservazione, si innescherà una meccanismo a catena che trovando il favore crescente delle folle, porrà fine all’ingiusto dominio di Google sul nostro pianeta.

Certo Alessio e perché non parlare di Bing che integra magnificamente ChatGpt nel suo Copilot, o di Perplexity che di fatto offre il massimo dello sviluppo AI applicato alla ricerca web. Solo questi due antagonisti offrono già uno spettro di possibilità e approcci nuovi e rivoluzionari rispetto alle attuali serp di Google che (ricordiamocelo), seguono l’antico principio dell’indice che risale agli anni ’90 e che potremmo riassumere più o meno così:

Dal momento che non possiamo rispondere direttamente agli utenti data l’enorme mole di documenti presenti nel web – enorme negli anni ’90 eh – organizziamoli tutti in un indice, di modo tale che a fronte di una ricerca, gli utenti possano decidere autonomamente quale risultato consultare. Bell’idea, pratica!

La grande rivoluzione è che di base oggi – nonostante l’enorme quantità di documenti presenti in rete – potremmo effettivamente avere un motore di ricerca capace di rispondere direttamente alle nostre domande. Uso il condizionale (potremmo), perché poi risponde male, fa il cafone, ma ci siamo capiti.

“Potremmo”, ma continuiamo tutti a usare motori di ricerca basati sull’ormai vecchio concetto di indice, per almeno tre motivi:

  1. Puoi presentare i dati come ti pare, ma di base li devi catalogare e classificare, quindi semmai ci libereremo delle serp coi risultati in colonna, ma non dell’indice.
  2. Ma nemmeno per idea ci libereremo delle serp coi risultati in colonna a meno che Google o chi per egli non trovi il modo di monetizzare le pubblicità sui siti senza fargli arrivare traffico di ricerca. Certo ci sarebbe Discover, ma funziona talmente male che stanno per toglierlo di mezzo. Insomma, la partita è aperta e almeno per adesso, senza risposte che valgano per tutti.
  3. In ultimo ci sarebbe da dire che Google è il cavaliere nero, nel senso che almeno per ora, se compri uno smartphone Android devi usare Google e se ne compri uno Apple… devi lo stesso usare Google.

Quindi Alessio, con buona pace per le tue osservazioni nel merito dell’utilizzo di Duck Duck Go – che certamente condivido – non si tratta nemmeno di convincere MILIARDI di utenti a non usare Google, ma di convincerli semmai a usare smartphone con sistemi operativi terzi, su cui gira di default un browser terzo, collegato a un motore di ricerca terzo… o anche quarto, per dire.

Soprattutto, bisognerebbe convincere miliardi di utenti a fruire contenuti video su una piattaforma terza che non sia YouTube – dunque dovrebbe esserci un repository di pari valore – nonché a utilizzare un servizio di posta diverso da Gmail, un navigatore diverso da Maps, un calendario diverso da Calendar, un repository di foto, video e documenti (accumulati già da anni) diverso da Google Drive.

La verità è che siamo talmente invischiati nell’ecosistema Google, che per quanto le leggi internazionali potranno provare ad arginare il monopolio di un solo player e per quanto i competitor potranno essere in grado di proporre alternative validissime, l’esperienza di Google risulterà sempre totalizzante, per non dire “totalitaria” e tale da tenerci tutti lì, con buona pace dell’amico Alessio, che ci ricorda a ragione l’esistenza di un mondo diverso e migliore.

Vuoi usare un motore di ricerca diverso? Accomodati…

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