Cosa fare al posto della link building

Quando si parla di link building come strumento che ormai non viene più preso in considerazione da Google, tanti colleghi si risentono, affermando che sostanzialmente non è così, perché una campagna di link building “fatta bene”, in concerto con una buona SEO onsite produrrebbe effetti positivi per il ranking. Ok, allora oggi farò due cose, la prima è spiegarvi perché Google non può più usare certi backlinks per assegnare valore posizionante ai siti web, in seconda battuta, proverò a spiegare cos’è una campagna di link building fatta bene. Vediamo un po’.

Perché Google non può più usare (tanti) backlinks

Non tirerò fuori filosofie morali o scienze predittive, ma resterò sul pragmatico. È sotto gli occhi di tutti che nell’ultimo anno il numero complessivo dei backlinks sia aumentato a dismisura. Qualunque scappato di casa può vederlo utilizzando un tool come Semrush e facendo attenzione alla curva di crescita dei backlinks a partire dall’ultimo quarto del 2022. La maggior parte dei siti web che ho studiato nel 2023 aveva una crescita in valore assoluto dei backlinks mai vista prima. Come si spiega e cosa è successo?

Si spiega, perché l’aumento indiscriminato dei siti web automatizzati ha permesso a tanti di pompare backlinks come mai prima, mettendo Google nella posizione di dover smettere quasi del tutto l’utilizzo di quei segnali come metrica per attribuire valore positivo o negativo. Se dunque ti stai chiedendo cosa è successo ai siti web beneficiari di cotali attenzioni, la risposta è “un bel niente”. Chi era in crescita ha continuato a crescere, mentre chi stava perdendo visibilità ha continuato a perderne.

Ora, se ci pensi, il fatto che Google non possa più utilizzare i backlinks in quanto tali per assegnare valore, si sta traducendo nelle nuove forme di posizionamento a “furor di popolo”, che in molti casi sembrano decisioni prese a caso, poiché il “furor di popolo” è spesso cosa diversa dalla scelta consapevole di un contenuto qualitativamente meritevole. Quindi in assoluto no, non sono felice che i backlinks abbiano perso così tanta rilevanza.

Leggo di colleghi che ancora si prodigano per spiegare sui loro blog come difendersi dai backlinks spam, come se avesse senso farlo. Allo stesso modo sento colleghi parlare di link building fatta bene. Ma “fatta bene” in che senso? Se un’agenzia web blasonata e costosa, prende mille euro per garantire costantemente 3, 5 o 10 backlinks al mese, significa – ed è del tutto evidente – che sa già dove andarli a prendere. E per quanto possano essere rilevanti quei siti, stiamo sempre parlando di LISTE a cui attingeranno anche altri clienti paganti. E sarebbe questa la link building fatta bene? Ma sul serio?

Mi si dice che una corretta SEO onsite, insieme a una “buona” campagna di link building, produce effettivamente risultati. Ma non sarà che i risultati arrivano solo dalla corretta SEO onsite? Non sarà che la link building – per come l’ho descritta prima – è solo l’ennesimo servizio in più che ormai serve solo a gonfiare il preventivo e i compensi dell’agenzia?

In conclusione

L’ho scritto e detto tante volte, per cui non mi dilungo. Il backlink posizionante è quello che produce traffico in target da utenti che (magari) interagiscono più volte sul tuo sito. In questo periodo i SEO sono costretti a rivedere tutto, proprio perché ciò che prima funzionava, adesso non va più bene, intanto le aziende che sanno come usare i reels per aumentare la reach organica dei post contenenti link al proprio sito, vedono aumentare il proprio traffico e solidificarsi i posizionamenti.

E stiamo a parlare delle LISTE…

One Response

  1. María José 27/02/2024

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