Sperando sempre di non apparire troppo polemico, oggi mi fa piacere riprendere un post arrivato qualche giorno fa da parte di un utente del gruppo dei Fatti di SEO.
Ecco cosa scrive:
Un nuovo potenziale cliente internazionale (sono consulente SEO) mi ha chiesto di fare un business case per un lavoro freelance. Il bc non è retribuito, dovrei usare i miei software, e mi danno una settimana di tempo per fare:
- Un’analisi dello stato attuale del SEO per la loro main KW.
- Un piano di ottimizzazione tecnica con raccomandazioni per miglioramenti.
- Una proposta di strategia di backlink, comprese potenziali fonti di backlink di qualità.
- Una strategia dei contenuti che delinea il tipo di contenuto da creare e un calendario dei contenuti.
- Un piano di misurazione che dettagli le metriche che utilizzerei per monitorare i progressi SEO.
- Fornire consigli sulla SEO locale, se pertinenti.
Voi cosa ne pensate? È un business case genuino, o una consulenza gratuita?
E cosa ne pensiamo… fondamentalmente che se tutte queste analisi sono da intendersi a titolo gratuito, non resta chiaro per cosa dovresti poi farti pagare in seguito, ma procediamo con ordine a partire da cos’è un business case in realtà e dal motivo per cui in questo caso ci sarebbero richieste che vanno oltre i confini di questo strumento.
Cos’è un business case
Allora, diciamo subito che un business case, quando non viene sviluppato internamente, è uno strumento usato con finalità commerciali da chi offre servizi per proporre a un’azienda di portare avanti alcune attività con la prospettiva di crescere. Il documento fornisce una valutazione completa dei costi, benefici, rischi e opzioni legate a un progetto proposto. Il business case serve dunque a dimostrare il valore e la fattibilità di un progetto, aiutando chi deve decidere a determinare se l’investimento è giustificato.
Fatta questa premessa, proviamo a vedere se quanto richiesto all’utente del post può rientrare – almeno per come la vedo io – nelle caratteristiche tipiche di un business case. Vediamo un po’.
- Un’analisi dello stato attuale del SEO per la loro main KW
Direi che ci sta. Se ho capito bene, questo punto riguarda una valutazione della pagina che ottiene i risultati migliori per la keyword a volume di ricerca maggiore.
- Un piano di ottimizzazione tecnica con raccomandazioni per miglioramenti
Questo punto descrive una SEO audit. In base al sito web e alle necessità, può costare migliaia di euro. Volendola abbozzare fornendo riscontri superficiali, può costare una cifra nell’ordine delle centinaia di euro. Richiederla gratis mi pare tutto sommato fuori luogo, ma puoi sempre dire a caso che ci sono meta descrizioni o h1 duplicati e te la cavi sempre.
- Una proposta di strategia di backlink, comprese potenziali fonti di backlink di qualità
Una proposta a titolo gratuito si può certamente fare. Basta segnalare magazine e giornali importanti a caso, tipo, Vogue, Corriere, Amica, Wired. A volerla far passare come una strategia di backlink è da farsi prendere a schiaffi, ma che vuoi, è gratis. Porta a casa!
- Una strategia dei contenuti che delinea il tipo di contenuto da creare e un calendario dei contenuti
Anche questa si può senz’altro proporre senza richiedere un compenso: dunque, direi di sviluppare articoli di blog a tema per intercettare traffico di utenti in target. Ne farei uscire due alla settimana, il martedì e il giovedì. Scritti bene mi raccomando.
- Un piano di misurazione che dettagli le metriche che utilizzerei per monitorare i progressi SEO
Qui si tratta di definire quali tools verranno utilizzati e quali indicatori in particolare verranno presi in considerazione. Direi che ci sta, stavolta al di là degli scherzi.
- Fornire consigli sulla SEO locale, se pertinenti
Ah, mi raccomando le recensioni. Quelle sono importantissime!
In conclusione
Sotto quel post nel gruppo sono arrivati tanti commenti inviperiti da parte di utenti che pareva stessero lì lì per lanciare un sindacato dei SEO, ma a veder bene esistono agenzie blasonate che vanno proprio alla ricerca di aziende da contattare e a cui proporre business case preconfezionati, sviluppati in modo generico, quindi tutti molto simili tra loro con la differenza che dentro ci trovi due screenshot del sito in questione. Ed è proprio per questo sistema di pesca a strascico che le aziende finiscono spesso nella fase esplorativa del fornitore a richiedere business case che sono veri e propri audit.
Prendendo in esame le richieste punto per punto, ho evidenziato come alcune abbiano assolutamente senso, mentre altre richiedono un lavoro di cui probabilmente le aziende – abituate male da certi interlocutori – non si rendono nemmeno conto.
Allora penso valga la pena parlarne, perché è facile dire che esistono i buoni e i cattivi, in un mondo così dannatamente complesso e guidato dal principio “molto” soggettivo di opportunità.