Mi sono accorto che l’argomento Guest Post divide ancora molto chi studia la SEO. Sono penalizzanti? Vanno bene? Necessitano di accortezze? Se sì, quali?
È scoppiata una pandemia. Tutto è cominciato nel momento in cui da Google sono arrivate indicazioni sul fatto che si sarebbero inaspriti i controlli per i link ottenuti in modo innaturale. Da quel momento i guest post sono diventati “il male” e ogni volta che se ne pronuncia il nome, un giovane SEO muore.
Cosa sono i guest post
Si tratta di articoli “ospitati” su altri siti web. In pratica scrivi un post contenente uno o più link verso il tuo sito web o quello di un tuo cliente e lo pubblichi sopra una terzo sito, che quindi si troverà nella condizione di spingere verso l’alto il ranking del tuo sito web di interesse per una o più parole chiave legate ad un area specifica.
Come fa Google a riconoscere un guest post e penalizzarlo?
Il “software” Google non è in grado di riconoscere la differenza tra un link proveniente da un articolo che parla spontaneamente di te ed uno che invece è stato prodotto con la sola intenzione di migliorare il tuo posizionamento sui motori di ricerca. I link che vengono da contenuti di qualità vanno sempre bene e non producono penalizzazioni, a meno che non si verifichino certe condizioni che ora proveremo ad osservare insieme.
1) Il sito web è troppo evidentemente basato sulla pubblicazione di guest post
È il caso in cui sia subito evidente, a partire dalla homepage, che chi pubblica articoli sul sito ha lo scopo di migliorare il posizionamento del proprio progetto. Parliamo di siti web che:
- parlano di qualunque cosa (ma proprio qualunque) senza un filo conduttore;
- consentono di pubblicare due link dofollow con anchor text di tipo keyword rich per ogni articolo;
- già dal nome del dominio del tipo “articoli gratis”, oppure “guest post super” rivelano la loro natura.
Sebbene i link provenienti da lì non siano immediatamente pericolosi, è possibile che un domani vengano penalizzati a seguito di un controllo manuale. I vari team antispam di Google dislocati sul pianeta, sono costantemente al lavoro per individuare e punire questi siti. Sono tanti, ci vuole tempo, ma la fine quella è. Mentre aspetti che facciano il loro lavoro, impara subito come liberarti dello spam.
2) I guest post sono sospetti
Pur evitando di pubblicare articoli su siti web come quelli descritti sopra, rischi di beccarti una penalizzazione al passaggio di Penguin, soprattutto in caso la tua SEO sia completamente artificiale e il progetto a cui lavori non aggiunga il minimo valore alla vita degli utenti. Se infatti un progetto web che ottiene tanti link da articoli, non riceve un corrispettivo di menzioni (senza link) su blog e forum pertinenti con l’argomento di interesse, Google potrebbe capire che i link sono frutto di azioni spam e quindi penalizzarli. Va da sé che questo principio è valido per gli ambiti in cui c’è conversazione e confronto online, non sempre.
Conclusioni
Noto da tempo una spinta minore dai link provenienti da siti web di medio/bassa caratura a parità di concorrenza, mentre i link dai siti trust spingono ancora molto bene, solo che quelli non sono facilmente ottenibili (altrimenti non parleremmo di fonti trust).
Il mio suggerimento è diversificare le attività che producono segnali esterni. Non basarti dunque sulla sola produzione di link in ingresso, ma ricorda che il semplice testo è il primo segnale utilizzato da Google per capire e scegliere chi merita e chi no.
Google scansiona tutto di un documento web. Le parole sono importanti e sono al centro di una SEO forte, fatta di segnali deboli.
Ciao Francesco, grazie per il tuo articolo. Ne approfitto per chiederti un parere. Tra i segnali deboli c’è il comment, che va fatto seguendo quali accortezze? per esempio, l’utilizzo di proxy differenti è una cosa che è realmente utile?
Quello che scrivi nel commento è realmente utile. Il testo è il primo segnale.
Grazie 😉