Oggi vorrei parlarti di alcuni aspetti che potrebbero riguardarti molto da vicino, soprattutto della faccia che hai ogni giorno sul posto di lavoro, quella che non vedi perché sei concentrato sulle cose da fare, senza sapere perché.
Quando parti con un nuovo lavoro sei pieno di entusiasmo, poi a un certo punto cominci a sentirne sempre di meno finché non ti ritrovi frustrato a mettere da parte i soldi per quelle due settimane l’anno da passare sulla spiaggia a bere mojito, guai farne a meno. Passiamo 75.000 ore al lavoro, forse dovremmo farci qualche domanda, tipo “perché il lavoro è stressante?” Posso fare qualcosa per migliorare la mia vita lavorativa e magari il mio successo personale?
Ritualismo e regole
Alla base di tutto c’è il senso di quello che fai. Le persone più tristi ed esaurite sono quelle che non riescono ad avere percezione di quanto il loro impegno incida sul risultato finale. Se non hai un feedback sulla qualità del tuo lavoro e su quanto questo conti nel complesso, tendi a essere confuso e disorientato. Una delle paure più grandi delle persone è rimanere ferme, perché tutti sappiamo intimamente che ci si evolve o si muore. Finisci lì per decenni a far cose senza sapere altro che vorresti essere sotto una palma con i piedi nudi sulla sabbia armato di mojito e buone intenzioni. Quello che cerchi è una vacanza, ma da cosa?
Alcuni ormai vanno in vacanza per paura di morire. Possibile?
La trance agonistica
C’è un momento molto interessante quando ci si misura con se stessi e in genere quando si gioca. Sei là, concentrato davanti alla playstation e non sei “allegro” perché stai lottando per sopravvivere (virtualmente parlando) allo sparatutto più terrificante del pianeta. Conosco persone che riescono a passare nottate intere davanti alla console e al mattino seguente sono fresche come se avessero dormito per 10 ore. Le stesse persone, quando arrivano sul posto di lavoro, esauriscono le energie in due ore.
Secondo me succede perché quando giochi sai esattamente a che punto sei, cosa stai facendo, COME e con quali finalità. In mancanza di questi elementi verrebbe meno l’interesse e con esso la capacità di star lì a giocare per ore, come in trance, senza risentirne a livello fisico.
Perché non spostare questo modello sul lavoro?
Per migliorare le tue performance lavorative non c’è bisogno di staccare la spina cioè sì, ma non è quella l’ancora di salvezza, semplicemente prova a cambiare le regole. Introduci un nuovo modello organizzativo in cui tu e/o chi lavora con te gode di maggiore chiarezza rispetto ai seguenti punti:
– Cosa devo fare oggi
– Perché devo farlo (come si colloca nel progetto complessivo)
– Come sto funzionando rispetto al progetto
– Come sto funzionando in generale
Sono esattamente le informazioni che ha un tennista durante una partita o un giocatore di playstation mentre partecipa virtualmente allo sbarco in Normandia. A partire da qui puoi confrontarti con te stesso, altrimenti è un casino.
Per quanto possa sembrare stressante l’idea di un controllo continuo sulle performance di chi lavora, considera che sul versante opposto c’è l’anomia totale, la noia esistenziale, quella sensazione di vuoto che ti brucia le energie e ti svuota dall’interno.
Conclusioni: cambiare è un errore!
Nel senso che l’errore è il primo segno del cambiamento. Non serve avere un master di 2° livello in business management. Parti dal darti (o dal dare) compiti chiari con scadenze definite e accertati che non siano né troppo facili, né troppo difficili. Valuta tutto ogni giorno cercando di capire come cambiare quello che può essere cambiato. Questo passaggio è cruciale perché ti espone al rischio di commettere errori, ma allo stesso tempo ti salva dal rischio più grande… quello di non farne mai.
Capito cosa intendo?