Qualche giorno fa mi è capitato di vedere un post ironico su cosa sia opportuno dire e cosa no attraverso i social network per un professionista del mondo digital. Quando sei seguito o aspiri a farti seguire dovresti tenere una condotta di un certo tipo, evitare certe affermazioni e comunicare solo e sempre in positivo. E invece no, e ora ti spiego la differenza tra un profilo vero e uno di cartone.
Sarebbero da evitare i post sulla politica, sulla fede calcistica, sulla religione, sul cibo e in generale su tutto ciò che può far indignare le persone. Di contro, per trasmettere un’immagine positiva di te dovresti postare sempre immagini o frasi in cui mostri di goderti la vita, abbastanza, non troppo. Ecco, se trovi un profilo così non dico che devi emularlo in tutto, ma nemmeno cancellarlo dai contatti. Osservalo con attenzione, perché eccetto rari casi, hai davanti un bel profilo di cartone… che funziona per carità, in un web di cartone.
Facebook è un bar, più grande
Il nodo della questione si scioglie al bar del paese, come sempre. Nei bar i manuali di sociologia prendono corpo e finalmente puoi intravedere il senso di 5 anni di formazione accademica. Al banco c’è sempre chi discute degli stessi argomenti di cui ho scritto sopra, quelli di cui sui social non dovresti mai parlare: politica, fede calcistica sfrenata, religione, cibo eccetera. Si discute anche animatamente, ma il problema non è parlarne in sé, semmai sono le persone che ogni santo giorno entrano nel bar con il chiodo fisso su uno di questi argomenti, sempre lo stesso. Magari questi irriducibili hanno anche un caratteraccio, la cui conseguenza naturale è l’isolamento da parte dei frequentatori del bar. Ecco, pensa a facebook come a un bar più grande.
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Il problema non è prendere una posizione anche risoluta su di un argomento, ma trasformarsi in un moralizzatore rompipalle insistendo sempre e comunque. È quando certi comportamenti si cronicizzano, quando cominci a invadere le home altrui con le tue idee, quando mostri di essere un irriducibile invasato. Essere appassionati va bene, perché le passioni sono una cosa sana, rinchiudersi dentro un ideale e fare continuamente il pistolotto a chi ti si ritrova davanti è rischioso, perché (non lo sai) le persone, tutte le persone, hanno i loro problemi e i tuoi post illuminati non riusciranno a risolverli.
Proselitismo di cartone
Dall’altra parte, le menti geniali del web hanno partorito la teoria del “volemose bene” a tutti i costi, ma un conto è avere l’indole garbata e non cercare la polemica facile, altra cosa è industriarsi per trasmettere di essere un vincente su tutti i fronti. I primi restano persone normali, con cui al limite può anche venirti in mente di avere a che fare, i secondi sono nient’altro che la rappresentazione plastica di un ideale sintetico a cui puoi aderire anche tu, a patto di riconoscerne il valore. Ma anche no.
In sostanza si spara oltre il bersaglio, forse per la paura di perdere la faccia di fronte ai potenziali clienti. Ma per lo più questa paura deriva dal fatto che in Italia – ne scrivo per quanto ne so – c’è una forte concentrazione di professionisti molto stimati senza che se ne conosca bene il motivo. Abili comunicatori, spesso saliti alla ribalta del panorama digital offrendo consigli banali mediante sponsorizzazioni su facebook. Ma se la tua presenza nei social si basa unicamente sui soldi che metti ogni giorno nel salvadanaio di Zuckerberg, è normale che ti preoccupi di postare in modo da osservare il massimo equilibrio all’insegna del politically correct.
Parla come mangi, se mangi bene
Se invece presenzi davvero le piazze digitali, se aiuti le persone, se ti fai conoscere nel tempo perché con il tuo supporto riesci concretamente a migliorare un pochino la vita degli altri, allora non aver paura di postare le tue idee personali sull’immigrazione, sulla juventus e sui vaccini. Certo se da un lato offri supporto nei gruppi di settore e dall’altro dichiari di essere felice quando i barconi affondano con le persone dentro, in effetti c’è a monte un problemino di schizofrenia (e/o di stronzaggine acuta), ma va da sé che esiste una bella differenza tra essere presenti al proprio settore dicendo la propria su quel che succede, e sputare sentenze alla cieca senza offrire alcun valore aggiunto agli altri… e magari sbattendo i piedi come fanno i bambini.
Facebook non è un semplice sito web, è il più grande esperimento sociale di tutti i tempi. A saper leggere tra le righe, senza fretta, ci mette a nudo uno per uno… e ci offre al mondo per quello che siamo, davvero.