Confondiamo il mezzo con il fine. Quando Marshall McLuhan scriveva che il medium è il messaggio non poteva immaginare, pur nella sua mente visionaria e illuminata, che saremmo finiti a fare le scimmie ammaestrate su facebook, mettendo cuori su post di gattini o indignandoci per gli altrui errori di ortografia e grammatica. L’homo habilis ha sfruttato i pollici opponibili per conquistare questo mondo, oggi i pollici servono per fare click su mi piace e selezionare faccine con espressioni che ormai non abbiamo quasi più.
Allo stesso modo, quando Andy Warhol diceva che nel futuro tutti avrebbero avuto i propri quindici minuti di celebrità, non poteva immaginare cosa sarebbe successo alla direttrice della filiale di Banca Intesa di Castiglione delle Stiviere.
Questa nuova socialità, lasciamelo dire, non ha proprio niente di social. Somiglia agli esperimenti di Ivan Pavlov, il fisiologo Russo che studiava i cani provocandone la salivazione con stimoli semplici. Ti mette in contatto con gli altri chiudendoti dentro una prigione senza sbarre. Vedi uno screenshot sbiadito e sintetizzi idee sui come e sui perché, riducendo la verità a brandelli di informazione farciti di LIKE, WOW e SIGH, mentre il tuo corpo si affanna per raggiungere un posto di lavoro inutilmente lontano da casa tua. Abbiamo idee di plastica, ridondanti, prodotte dentro un simulacro, dal simulacro stesso. In questo senso il medium è certamente il messaggio (quindi il vecchio Marshall aveva ragione), ma una volta capito che il villaggio globale somiglia più a una casa di cura per anziani che al Club Méditerranée, ti va di ragionare un momento sul significato della parola social?
Il social media (community) manager
Io ho un rispetto enorme per chi lavora sui social media creando valore, intanto perché queste persone hanno la consapevolezza che postare cose su facebook e twitter NON significa essere social. Quando faccio consulenza, ogni tanto mi si domanda come sia meglio agire rispetto ai social media. Premettendo che non sono specialista di questa materia, almeno una cosa da dire ce l’ho: Essere social significa creare e sviluppare relazioni con altre persone, non postare foto gradevoli. I social network sono l’amplificatore che deve aumentare la portata delle nostre azioni, ma quali sono queste azioni?
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Quando imposto le strategie di acquisizione link e menzioni, che sono funzionali al posizionamento nei motori di ricerca, estraggo da Semrush una lista di siti web a tema da cui ricavo segmenti diversi dello stesso scenario di riferimento. Ciascun segmento ha le proprie caratteristiche e i suoi punti di riferimento. Il “piano” è raggiungere il maggior numero possibile di punti di riferimento e stabilirci una relazione dialogica, metterli insieme. Banalmente, alzo il telefono e li contatto dopo aver capito in che misura e a quale livello coinvolgerli rispetto alla comunicazione del mio progetto web.
Opportunismo? Sì dannazione, i rapporti sociali hanno quasi sempre un’origine opportunistica, ma non per questo dobbiamo sentirci disumani. Le persone funzionano così, apprendono così, evolvono così.
Come essere social “per lavoro”
È sempre solo il mio punto di vista, ma lo ritengo abbastanza condivisibile, quindi stavolta non temo troppe critiche. Se utilizzi facebook per svagarti, leggere post divertenti o per provare quel sottile piacere nell’indignarti di una tra le tante “brutture” che scorrono a fiume sulle bacheche di tutti (tipo gli errori di ortografia), sei una persona assolutamente normale. Se invece utilizzi facebook per promuovere te stesso o la tua azienda, l’attività di posting è solo la punta dell’iceberg. Non ho fatto crescere il gruppo dei Fatti di SEO semplicemente postandoci articoli dal mio blog. È ciò che non si vede immediatamente a fare la differenza tra l’essere persone che postano sui social ed essere social.
Quel che non si vede immediatamente è il lavoro alla base per costruire le relazioni giuste. Sono state queste relazioni a produrre i segnali che hanno fatto crescere il gruppo, così come gli stessi segnali hanno consolidato il posizionamento del mio blog su Google. Non lo vedi subito, ma è tutto collegato.
Ti devono piacere le persone, devi essere curioso di sapere cosa “altro” gli passa per la testa e devi avere la caparbietà di muoverti per scoprirlo.
Per essere social devi prima di tutto ascoltare te stesso. Parte tutto da lì.
Il punto è proprio questo: molti di quelli che usano i social per lavoro non hanno ben chiaro che questi mezzo devono servir loro per creare e aumentare le relazioni con le persone. Tanti invece postano i loro prodotti, o le loro pagine di catalogo. Altri mettono post a caso…
Ancora pochi lo capiscono… Tutto questo potrebbe portare ad una svalutazione di questi strumenti. Speriamo di no…