Il digital marketing nel settore food

Anna Bruno

Anna Bruno

Anna Bruno è una consulente esperta nel digital marketing legato agli ambiti del food, soprattutto nel contesto turistico.

In un momento così particolare ho pensato di farle alcune domande sull’aria che tira nei segmenti di cui si occupa e ne ho approfittato per chiederle di parlarci del suo libro sul marketing nel food.

 

Ciao Anna, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi?

Sono una digital travel e food specialist. Mi occupo di strategie di digital marketing negli ambiti del turismo e del cibo, per questo motivo ho realizzato due libri per Flaccovio Editore. Sono una giornalista professionista ma nel 1998 ho aperto una boutique agency che si occupa di due settori: uno, più tradizionale legato al marketing e alle media relations (in diversi settori ma principalmente nel  travel e nel food); l’altro legato al digital marketing e digital PR sempre nei miei due settori di specializzazione ma  abbiamo anche clienti provenienti da altri ambiti. La mia agenzia si chiama FullPress Agency  ed ha anche un network editoriale  composto da testate specializzate del settore food, travel, business e tecnologie, spettacoli.  Sono il direttore responsabile di tutte le testate. 

 

Quali sono i cambiamenti più importanti portati dal digital nel settore food?

Il Covid ha indubbiamente accelerato la corsa al digitale, soprattutto nel comparto legato al cibo. Molti gestori sono ricorsi alle App per il delivery, altri si basano soprattutto sulla presenza nei social, Instagram in primis. Trovo molta frammentazione e poche strategie digitali tra i player. Molti si copiano e si limitano a seguire non tanto la domanda quanto la “moda” del momento. Il delivery, per esempio, che con il digitale ben si sposa, è perseguibile come modello di business anche nei piccoli centri di provincia (manca la massa critica) o di montagna (i rider fanno fatica nelle consegne)? Eppure viene promosso come la soluzione ai tutti i mali.

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Dei vari modelli di business ne parlo proprio nell’ultima parte del mio libro “Digital Food” scritto per Flaccovio Editore. Ma non solo. Nel libro mi soffermo sulle strategie digitali per il food, fondamentali se l’obiettivo è la crescita ed il successo.

 

Quali tipologie di aziende nel food che traggono i maggiori benefici dal digitale?

Penso che tutte le aziende possono trarre dei benefici dal digitale, magari con un utilizzo diverso. È indubbio che un ristorante può e deve utilizzare maggiormente le “local search” rispetto ad un produttore o ad un’attività di e-commerce. Non esiste una ricetta che possa andare bene per tutto e per tutti. Credo fortemente nelle competenze, professionalità e nei “progetti sartoriali”. Non ci si inventa nel digitale, sebbene apparentemente sembra alla portata di tutti. E, forse, è proprio questo il grande equivoco.

 

Quali sono i primi passi per spostarsi dal dominio analogico a quello digital?

Il digitale ha bisogno di strategie che tengano conto dei mezzi utilizzati. Uno dei più grandi errori che osservo è il voler trasportare il modello di business offline in quello digitale. E’ come voler parlare l’inglese traducendo dalla lingua italiana. Chi studia lingue sa che deve pensare in inglese quando parla nella lingua anglosassone. La stessa cosa accade per il digitale. Le strategie vanno pensato per l’online, senza nessuno “trasloco dal mondo tradizionale”. 

 

Conosci casi in questo settore in cui il Covid si è rivelato essere un’opportunità per crescere?

Sono diversi i settori che hanno beneficiato della pandemia seppure sono in maggioranza quelli danneggiati, forse perché più rappresentativi del Prodotto Interno Lordo (PIL) dei vari Paesi.  In campo farmaceutico e dei laboratori diagnostici c’è qualcuno che ha visto crescere il business in forma esponenziale, per esempio. Durante il lockdown della prima ondata la GDO del comparto alimentare ha fatto segnare numero importanti. Player dell’e-commerce come Amazon ha avuto incrementi del fatturato esponenziali. In parte anche i rivenditori di elettronica hanno beneficiato del maggiore utilizzo degli strumenti per lo smart working. 

 

Infine, è meglio fare da sé o rivolgersi ad altri per curare la propria comunicazione sul web?

Questa domanda ha già la risposta in sé. Il business non è un’attività che si fa tra le mura domestiche. La comunicazione sul web ha bisogno di competenze, consulenze e sani consigli.  

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