Vincenzo Iaia, studioso e avvocato, si è concentrato sulle problematiche legali che emergono nei mercati creativi e tecnologici, in particolare attraverso le lenti del diritto della proprietà intellettuale, del diritto societario e del diritto antitrust. Ha scritto “La proprietà intellettuale nell’era dell’intelligenza artificiale, edito da Giuffrè nel 2025. Di seguito le mie domande e soprattutto le sue risposte.
Ciao Vincenzo, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi?
Lavoro attualmente nella Divisione “Affari giuridici, legislativi e legali” dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, agenzia governativa che, secondo l’attuale disegno di legge (Atto Camera n. 2316), è anche Autorità nazionale per l’intelligenza artificiale. Ho la fortuna di poter continuare a coltivare le materie che più mi appassionano sin dai miei primi studi universitari: il diritto commerciale, il diritto della proprietà intellettuale e, più ampiamente, il diritto delle nuove tecnologie. A latere, proseguo nell’attività accademica attraverso pubblicazioni, sia scientifiche che divulgative, e la partecipazione ad iniziative convegnistiche.
Come hai strutturato il tuo “La proprietà intellettuale nell’era dell’intelligenza artificiale” e a chi si rivolge?
Il libro è suddiviso in quattro capitoli, dedicati per l’appunto ai quattro diritti di proprietà intellettuale che ritengo maggiormente impattati dall’affermazione tentacolare dell’intelligenza artificiale. L’ordine di trattazione è il seguente: 1) diritto d’autore; 2) diritto dei brevetti; 3) diritto dei marchi; 4) diritto dei disegni e modelli.
Il libro si rivolge tanto ai professionisti quanto agli studiosi della materia, avendo una natura volutamente ibrida, che è riflessa anche nella scelta degli autori della Prefazione (un ex Magistrato di Corte di Cassazione, attualmente Presidente di una delle sezioni della Commissione di ricorso avverso i provvedimenti dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi) e della Postfazione (un Professore universitario, peraltro Direttore di una delle Riviste scientifiche più autorevoli nel campo del diritto industriale).
Il libro può costituire un utile ausilio anche per gli studenti che scelgono di scrivere una tesi di laurea su una delle tante liaison dangereuses tra intelligenza artificiale e diritto della proprietà intellettuale.
Nel libro si parla della “progressiva deumanizzazione” dei processi creativi: in che misura ritieni che questa tendenza possa influire sulla stessa definizione giuridica di autore?
Credo che la nozione giuridica di autore sia inapplicabile a tutti quei casi in cui l’essere umano si limiti a fornire delle istruzioni (i cd. prompt) elementari all’algoritmo riguardo all’output da ottenere. Diversa è l’ipotesi in cui il sistema di intelligenza artificiale venga invece impiegato per esaltare le potenzialità creative umane, alla stregua di un qualsiasi altro strumento “tradizionale”, come, ad esempio, un pennello o una macchina fotografica. Distinguere le due fattispecie è tutt’altro che esercizio agevole, dipendendo da una valutazione casistica dell’interprete, sia esso un consulente legale, un ufficio amministrativo (come negli USA), oppure un magistrato. Di certo, però, l’antropocentrismo che permea la nozione di autore esige un legame (rectius un nesso causale) con l’opera che non può essere reciso in toto dall’intervento algoritmico.
A tuo avviso, quali tra le attuali forme di tutela – brevetto, diritto d’autore, segreto commerciale – risulta più vulnerabile all’impatto trasformativo dell’AI, e perché?
Senza dubbio il diritto d’autore, per una serie di motivazioni, a partire dalla constatazione che una fetta significativa dei contenuti algoritmici condivide lo stesso mercato di quelli riferibili ad esseri umani. Non è soltanto una questione cd. di output, ovvero, come già accennato, dell’eventuale regime di tutela applicabile ai prodotti ottenuti mediante l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, bensì anche una questione di input, dal momento che i sistemi di intelligenza artificiale, per essere competitivi, sono addestrati anche su opere dell’ingegno protette dal diritto d’autore. Decine di corti in tutto il mondo sono oggi chiamate a pronunciarsi sulla legittimità del training algoritmico basato su contenuti autoriali. La potenziale eterogeneità degli esiti giurisprudenziali, anche recettivi dei diversi tentativi regolatori in fieri, potrebbe agevolare fenomeni di forum (o training) shopping, rischiando di marginalizzare il patrimonio culturale europeo a causa delle difficoltà applicative dell’AI Act. A tali questioni si affianca quella della responsabilità (diretta o vicaria) dei fornitori di servizi di intelligenza artificiale generativa per la generazione di output lesivi dei diritti d’autore.
Il carattere giocoforza transnazionale di queste problematiche dovrebbe spingere per la ricerca di soluzioni condivise a livello globale sotto la regia di organizzazioni internazionali munite del know how adeguato, come la World Intellectual Property Organization.
In ambito disegni e modelli, l’AI può contribuire alla progettazione ma anche alla violazione dei diritti. Come dovrebbe evolversi, secondo te, il sistema di sorveglianza e enforcement online?
L’AI rende possibile un controllo della rete senza sosta (24/7), assicurando in teoria un maggior rispetto della privativa industriale. Nella pratica, questo risultato sarà raggiungibile qualora si riuscirà ad addestrare gli algoritmi in modo tale da poter separare gli usi commerciali da quelli privati, distinzione decisamente complessa da tradurre in codice binario. È quindi inevitabile una supervisione umana degli esiti algoritmici, i quali assolveranno alla funzione (indiscutibilmente importante) di filtro preliminare delle condotte potenzialmente lesive dei titolari dei diritti sui disegni e modelli. Non è quindi ravvisabile un pieno effetto sostitutivo, ponendosi l’AI in rapporto di complementarità rispetto al lavoro umano anche per l’intercettazione di attività contraffattorie.
In ultimo, ti va di lasciarci qualche link per approfondire l’argomento?
Rinvio anzitutto ai link per accedere all’indice (chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://shopdata.giuffre.it/media/Indice/INDICE_024223375.pdf) e all’estratto del libro (chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://shopdata.giuffre.it/media/estratti/ESTRATTO_024223375.pdf).
Per chi volesse scavare più a fondo condivido il link della mia pagina SSRN (https://papers.ssrn.com/sol3/cf_dev/AbsByAuth.cfm?per_id=3311301) sulla quale è possibile reperire gratuitamente degli articoli scientifici in formato preprint relativi a svariate tematiche di diritto dell’innovazione, tra cui anche alcune toccate nel libro.