Si è concluso il rilascio del Google Core update di Novembre. Cambiato qualcosa? No?
Qualche tempo fa ho postato proprio qui per rendere nota la necessità di ripensare il posizionamento organico, giacché una volta di più Google è cambiato, cosa che – dal ’98 ad oggi – non sarebbe nemmeno una novità, salvo che stavolta pare abbia fatto un triplo avvitamento carpiato con supercazzola prematurata. E non so se mi spiego.
Se vogliamo ripensarlo sul serio, dobbiamo partire dallo stato dell’arte, facendoci fondamentalmente due domande:
- Cosa si posiziona adesso e per quali ambiti di ricerca?
- Quanto ci sembrano sbagliati i risultati e perché?
Per provare a descrivere un pezzo della situazione attuale, anche a fronte di tante segnalazioni che ricevo, posso fare riferimento a:
- Blog interni collegati ad attività commerciali che scavalcano clamorosamente blog e magazine verticali sulle query informative, per le quali Google dovrebbe restituire risultati da questi ultimi;
- Magazine branded che si posizionano con contenuti che trattano un argomento particolare in modo approssimativo o proprio sbagliato;
- Social Network che prendono contenuti dai blog verticali;
- Forum e piazze di discussione orizzontali;
Potere al popolo (forse anche troppo)
Quello che mi par di vedere è proprio uno spostamento di attenzione importante sulle preferenze di navigazione, talvolta al di là della qualità del contenuto, come dire che Google sta usando ancor più di prima – e più che mai in passato – i segnali comportamentali per l’attribuzione di ranking. Tra questi, a giocare un ruolo molto importante è proprio il click sul risultato.
Ok, piccola parentesi: credo che c’entri anche il bug su Discover, perché se Google dà molto peso ai click e ai comportamenti di navigazione proprio nel momento in cui tanti magazine verticali vengono buttati furi da Discover in malo modo, allora rischiamo di confondere ancora di più le acque. Se poi il bug su discover è completamente slegato da tutti gli update di Google di questi ultimi mesi, allora c’è proprio una congiuntura astrale diabolica.
Considerazioni e ipotesi
Da quello che mi sembra di vedere, i magazine hanno il grosso problema di essersi concentrati troppo sui soli aspetti editoriali, spesso investendo proprio sulla qualità dei contenuti e sull’approfondimento… che non sarebbe una cattiva cosa. Questi publishers oggi si vedono spesso bannati da Discover e in grossa perdita anche su Google Web Search. Se invece guardiamo ai nuovi winner nelle serp, troviamo spesso risultati di siti web su cui probabilmente è più immediato fare click da una serp. Sembrerebbe dunque che i ban su Discover abbiano prodotto una perdita di rilevanza sulla ricerca web per i medi editori, tale da favorire i siti web più apparentemente utili, quindi spesso quelli già affermati per avere un brand solido o quelli facenti riferimento ad attività commerciali. Quindi sì, se hai un e-commerce, questo è il momento di puntare sul piano editoriale per il blog interno.
E i backlink?
Da quel che vedo, valgono anch’essi solo nella misura in cui favoriscono i segnali comportamentali, quindi se stavi pensando di risollevarti comprando link – messi bene, per carità – ti suggerisco di tracciare le visite che provengono da questi e farci sapere se sono appunto le visite referral a produrre eventuali miglioramenti o il semplice fatto che i backlink esistano. E ho i miei dubbi su questa seconda ipotesi.
Sposta l’attenzione sul brand
E veniamo al vero nodo. Per me il posizionamento va ripensato a partire da un lavoro sul brand. Con tutto il rispetto per chi finora ha profuso sforzi importanti nella produzione di contenuti di qualità, mi corre dire che Google non è sempre in grado di capire se un contenuto sia giusto o sbagliato, bello o brutto, utile o inutile. Quando non ci riesce, è costretto a ricorrere ai segnali esterni, che non sono i backlink, ma i comportamenti degli utenti.
La partita dunque va giocata in equilibrio tra la qualità dei contenuti e un lavoro sulla loro percezione di qualità. E come si fa? Investendo nella pubblicità in televisione? Ommioddio, non ci sono i soldi, manca il budget!
Tranquilli (relativamente), il suggerimento è spostare parte delle risorse sullo sviluppo di una community come strumento per aumentare il traffico diretto, i click sui nuovi contenuti – quando vengono pubblicati – e/o la conversione diretta quando occorre. E badate che sviluppare una community non vuol dire aprire un gruppo su facebook, ma
far convergere il proprio pubblico verso tematiche di volta in volta utili a risolvere problemi attraverso azioni studiate.
Qui c’è un grosso problema. Enorme: quando parlo di questi aspetti strategici, con tutte le strade che di volta in volta vado a proporre, dall’altra parte mi sento spesso dire che mancano il tempo e le risorse per fare un lavoro del tipo che descrivo. Ora, non sarà per caso questo il motivo per cui gli utenti alla lunga preferiscono sempre gli stessi siti web ignorando quelli che magari hanno contenuti più validi, ma che sono privi di un brand riconoscibile? Chi ha voglia di farsi un esame di coscienza?
Quali attività avete portato avanti quest’anno per accrescere la vostra base di utenti al di là della newsletter e della condivisione di blog post fatti benissimo? Quanti indirizzi email avete messo da parte e come? Quanti utenti dovete ancora perdere prima di capire che il problema non è quello che state facendo, ma quello che NON state facendo?
Ne vogliamo parlare?