La SEO predittiva non esiste

Qualche settimana fa ho pubblicato un video in cui esprimevo un commento personale sull’opinione di chi sostiene la necessità di dare risposte sempre concrete e puntuali durante i SEO audit. In pratica si è cercato di scardinare un’assunzione ormai abbastanza condivisa nella comunità SEO e su cui pure facciamo ironia: il fatto che rispondiamo spesso “dipende” alle domande che ci vengono poste.

Discover e SEO
SEO predittiva

Secondo alcuni, questo “dipende” mette in crisi i nostri clienti, alimentando il clima di generale diffidenza nei confronti della SEO. Insomma, la SEO si fa in un certo modo sempre o dipende?

Dipende, certo che dipende!

Il problema piuttosto è nascondersi dietro al dipende per coprire la propria ignoranza sulle basi della SEO. Se parliamo di questo, ha certamente ragione chi sostiene che non possiamo mostrarci titubanti, ma un conto è dire che scegliere una certa attività al posto di un’altra dipende da questo o da quell’aspetto, cosa diversa è mostrare incertezza sul da farsi. E c’è una differenza enorme!

Perché la SEO dipende?

Semplicemente, perché la SEO non è una scienza predittiva. In realtà la SEO non è neanche una scienza, ma un sapere condiviso da una comunità di pratiche che si confronta finché non si arriva ad asserire che a certe condizioni, due più due fa quattro. È un sapere induttivo che procede per osservazione diretta dei comportamenti di google ed è tutt’al più una scienza sociale, nel senso che deve tenere sempre in maggior conto le variazioni nel tempo dei comportamenti e delle aspettative sociali circa un problema conoscitivo come prenotare una vacanza o comprare un paio di scarpe.

È tutto sommato ovvio parlare di SEO predittiva in termini di stagionalità, infatti è nell’ordine delle cose che tra maggio e metà agosto i portali di booking turistico vedano generalmente crescere le visite. Non serve un mago, né tantomeno un esperto SEO per fare questa “previsione” e per osservare i trend e le variazioni nei volumi di ricerca nei periodi caldi, basta usare software gratuiti come Google Trends o a pagamento come Semrush o Sistrix.

Più intelligente e meno banale è ragionare in termini predittivi facendo ipotesi sui nuovi trends di ricerca per sviluppare nuovi progetti in affiliazione. Di questo parla Emanuele Tolomei quando insegna come guardare oltreoceano per intercettare chiavi di prodotto che in America stanno iniziando a performare, ma che in Italia ancora non esistono. Vattelo a cercare.

Ma in ogni caso staremmo facendo predizioni sui comportamenti degli utenti, non sulla SEO. Mi spiego meglio: un conto è fare inferenza sui trends per stabilire in anticipo quali contenuti produrre per un blog o quali prodotti far risaltare nelle pagine di categoria di uno shop (me ne occupo di continuo), cosa diversa è prevedere come si comporterà Google se mettiamo il noindex al posto del canonical sui filtri nelle categorie di un ecommerce. Dipende, perché non tutti i siti web risponderanno allo stesso modo a fronte di una modifica di questo tipo. In questi casi non facciamo predizioni, ma ipotesi e test.

Si dice che il team IT di Booking.com abbia mediamente sempre 50 A/B test attivi sulla piattaforma. Non so se sia vero oppure no, ma è certamente vero che bisogna imparare a guardare le cose ogni giorno, perché Google è una macchina fuori controllo, programmata per decidere quale sito web sia più rilevante su un certo tema a seconda dei comportamenti degli utenti che sono a loro volta fuori controllo.

Come dico sempre, la SEO è uno degli sforzi più belli mai compiuti dall’essere umano per conoscere se stesso. Non per predire cosa succederà.

Accontentiamoci di conoscere.

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